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Perché alcune sigarette a tabacco riscaldato puzzano di “scoreggia”? La possibile spiegazione chimica

La sostanza che potrebbe essere responsabile dello sgradevole odore di flatulenze nel fumo delle sigarette a tabacco riscaldato è il 3-metilindolo, chiamato anche scatolo. Vediamo quindi come si forma e cosa potremmo fare per evitare di sviluppare questa puzza.

8 Febbraio 2024
7:00
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Perché alcune sigarette a tabacco riscaldato puzzano di “scoreggia”? La possibile spiegazione chimica
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Sicuramente a qualcuno di voi è capitato di sentire uno sgradevole odore di flatulenza dopo che una persona affianco a noi ha acceso una sigaretta elettronica. Per intenderci stiamo parlando di quelle sigarette contenenti tabacco che si inseriscono all'interno di un dispositivo elettronico, le cosiddette sigarette a tabacco riscaldato o HTP (Heated Tobacco Products). Questa tipologia di sigarette elettroniche non sono da confondere con lo "svapo": quest'ultime infatti non utilizzano sigarette di tabacco ma un liquido aromatizzato. Ma perché succede questo? Perché si sviluppa così tanto odore di flatulenza da alcune sigarette a tabacco riscaldato?

Partiamo col dire che queste specifiche sigarette elettroniche non bruciano il tabacco, quindi non avviene la combustione. Infatti di solito è presente una resistenza che scalda il tabacco ad una temperatura compresa tra i 250 °C e i 350 °C, senza bruciarlo. A queste temperature, tantissime sostanze organiche passano dallo stato solido a quello gassoso, inclusa la nicotina, senza bruciare.

Ora, una delle molecole che si potrebbe sviluppare e che potrebbe essere responsabile del caratteristico odore di flatulenza è il 3-metilindolo, comunemente chiamato scatolo. Questa sostanza organica puzzolente è tipica delle feci umane e, in generale, viene prodotta dai batteri nell'intestino dei mammiferi. Nello specifico, i batteri decompongono il triptofano (un amminoacido presente sia nelle proteine vegetali che animali) e lo trasformano in scatolo, appunto una sostanza organica dal caratteristico odore.

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Nel nostro caso, questa trasformazione chimica potrebbe avvenire anche all'interno della sigaretta elettronica: quando tocchiamo la sigaretta elettronica, inevitabilmente stiamo trasferendo sul dispositivo i batteri presenti sulle nostre mani. Questi batteri, poi, possono attaccare i piccoli residui di tabacco presenti nella "camera" dove si inserisce la sigaretta: ecco quindi che il triptofano delle proteine del tabacco viene piano piano trasformato in scatolo.

Non appena si accenderà il dispositivo elettronico, lo scatolo prodotto comincerà ad evaporare (senza bruciare) grazie alle alte temperature (la temperatura di ebollizione dello scatolo è di 265266 °C) e, raggiungendo i nostri nasi, ci faranno percepire un terribile odore di feci e flatulenza. Non appena tutto lo scatolo sarà evaporato, l'odore non sarà più percepibile: infatti sono in tanti a dire che l'odore si sente solo all'inizio della sigaretta e che dopo 2 o 3 tiri sparisce e viene sostituito da quello del tabacco riscaldato.

Quindi, le sigarette elettroniche a tabacco riscaldato potrebbero puzzare di scoreggia a causa dei batteri delle nostre mani e dei residui di tabacco. Ma come si potrebbe fare per evitare che le sigarette elettroniche puzzino di flatulenze? Con l’igiene: pulendo bene la sigaretta elettronica dopo ogni utilizzo e assicurandosi che non rimangano residui di tabacco all'interno.

Ecco, questa è una possibile spiegazione del perché alcune tipologie di prodotti a tabacco riscaldato possono puzzare di flatulenze. È doveroso, però, sottolineare che ancora non ci sono studi scientifici a supporto di questa ipotesi: non ci sono scienziati che hanno analizzato il fumo di queste sigarette elettroniche con specifiche strumentazioni per determinarne la composizione chimica. Infatti, oltre allo scatolo, si potrebbero sviluppare tante altre sostanze, incluse molecole contenenti zolfo. Ad ogni modo, se dovessero uscire degli articoli su riviste scientifiche, saremo contenti di divulgarne il contenuto.

Sono un appassionato del mondo microscopico, a partire dalle molecole fino agli artropodi. La laurea magistrale in chimica mi ha permesso di avere gli strumenti necessari per comprendere il funzionamento del mondo, ma soprattutto ha saziato la mia fame di risposte. Curioso, creativo e con idee folli: date una videocamera, un drone o una chitarra al DeNa e lo renderete felice.
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