
Sono molti gli atleti che, nel calcio moderno, scelgono prima o durante una partita di realizzare dei fori ai propri calzettoni. Questo, come si può immaginare, ha sempre suscitato un notevole livello di curiosità tra i tifosi. Tanti giornalisti, infatti, hanno chiesto più volte ai diretti interessati i motivi alla base di questa scelta ottenendo, grossomodo, la medesima risposta. In particolare, quella di Kyle Walker, ex Milan e Manchester City tra le altre, rimane tra le più esaustive: “Perché altrimenti i calzettoni sarebbero troppo stretti per i miei polpacci e creerebbero problemi. Così, invece, rilascio la tensione”. I giocatori, quindi, sostengono di mettere in atto tale pratica allo scopo di alleviare la tensione sul polpaccio e, conseguentemente, ridurre la probabilità di problemi muscolari come i tipici crampi di fine gara. Tuttavia, sono stati ascoltati sull'argomento diversi esperti (da medici a fisioterapisti) che hanno concordato quasi all'unanimità, sul fatto che potrebbe trattarsi di una sorta di effetto placebo.
Il motivo dei buchi dei calzettoni sul polpaccio
Chiunque abbia giocato a calcio, a qualsiasi livello, sa bene quanto possano essere fastidiosi i calzettoni (soprattutto se molto alti) e quanto la loro aderenza possa ridurre il comfort dei movimenti e gesti tecnici durante un allenamento o una partita. Immaginiamo ora di avere il polpaccio molto sviluppato proprio come quello di un calciatore e indossare, durante un'intensa e prolungata attività motoria, calze alte e molto aderenti. La sensazione di costrizione potrebbe risultare sicuramente poco piacevole. Ecco, quindi, che è stata trovata una soluzione per ottemperare al problema: bucare i calzettoni, andando in qualche caso anche contro alle regole e alle imposizioni dei massimi enti calcistici. Se poi si inizia ad associare a tale pratica una sensazione di riduzione di problemi muscolari (probabilmente correlata in maniera casuale), questa abitudine assume ancora più valore e credibilità fino a diffondersi a macchia d'olio anche nel calcio dilettantistico.

Cosa dice la scienza sul tagliare i calzettoni prima di una partita di calcio
Il quotidiano spagnolo AS, ha affrontato il tema in passato, rivolgendosi a diversi medici, i quali hanno dichiarato che i benefici testimoniati dagli atleti erano, con ogni probabilità, frutto di aiuti psicologici: in altre parole un vero e proprio effetto placebo.
La letteratura è abbastanza scarna su questo tipo di tematica, ma un particolare studio, pubblicato su PubMed, che analizza gli effetti prodotti da indumenti compressivi durante attività intermittente e prolungata ad alta intensità, ci aiuta a fare un po' di chiarezza. Innanzitutto, sono doverose alcune precisazioni. Il primo punto da chiarire è in cosa consiste l'abbigliamento compressivo sportivo. Esso include tutti quegli indumenti, appunto compressivi, utilizzati spesso per favorire il recupero. Ovviamente, hanno una composizione differente rispetto alle classiche divise sportive. Nello specifico, quelli utilizzati nell'articolo a cui si fa riferimento, erano così costituiti: 74% microfibra di nylon e meryl e 24% spandex (una fibra sintetica in poliuretano molto elastica utilizzata, seppur in minori quantità, anche nei classici calzettoni da calcio). Per quanto riguarda l'attività intermittente e prolungata ad alta intensità, occorre sapere che si tratta di un tipo di esercizio caratterizzato da ripetuti periodi di attività ad alta intensità, intervallati da periodi di attività a bassa intensità ed è tipico dei giochi di squadra come il calcio.
Una volta chiarita la panoramica generale, possiamo analizzare i risultati della ricerca che, sebbene condotta con tessuti di composizione in parte differente rispetto ai semplici calzettoni in commercio, ci aiuta a comprendere eventuali conseguenze dovute a indumenti compressivi. Rispetto alla condizione di controllo (quindi senza abbigliamento compressivo), i test effettuati con gli indumenti in questione hanno registrato una maggiore distanza totale percorsa, un aumento della velocità media variabile e un più elevato livello di ossigenazione dei tessuti presi in esame. Questi benefici fisiologici, che potrebbero essere in parte dovuti a un miglior recupero, comporterebbero conseguentemente vantaggi al sistema di gioco tattico in campo.
Le evidenze scientifiche attualmente a disposizione, seppur ancora limitate, mostrerebbero quindi una totale assenza di prove a supporto dei famosi buchi. Anzi, per certi versi è stato dimostrato come un adeguato livello di costrizione sui muscoli durante l'attività può portare benefici non indifferenti. In conclusione, gli strappi sulle calze sembrerebbero essere semplicemente una condizione mentale di agio o sicurezza e, magari, anche un segno di stile.