;Resize,width=638;)
Qualunque appassionato di videogiochi ricorderà che i dischi dei giochi PlayStation 1 avevano una caratteristica unica: il loro retro era di colore nero. Questa scelta non fu casuale: il lato colorato forniva a questi CD un tocco unico e distintivo e Sony dichiarò anche questo era a un sistema anti-pirateria.
Prima della PS1 infatti la maggior parte dei videogiochi era disponibile solo sotto forma di cartuccia: in questo caso, vista la complessità nel duplicare illegalmente questo supporto, il fenomeno della pirateria era sostanzialmente assente. In quegli anni però le potenzialità del CD erano sotto agli occhi di tutti e quindi anche Sony decise di utilizzare proprio questo supporto per la sua nuova console. Il problema è che questo, a differenza delle cartucce, era molto più accessibile e semplice da masterizzare, e quindi in pochissimo tempo iniziò a svilupparsi una fitta rete di prodotti contraffatti.
Come dichiarato da Sony in un video promozionale dell'epoca, per evitare che ciò accadesse anche ai propri dischi, decise di modificare il film protettivo in plastica presente nella parte inferiore del disco, aggiungendo dell'inchiostro nero (anche se in realtà non è nero ma viola/blu scuro molto intenso). Questo avrebbe reso l'oggetto esteticamente più cool e, teoricamente, più difficile da duplicare.
In realtà pare che questa modifica del colore non abbia influenzato in modo particolare le pratiche illegali, visto che in pochissimo tempo i pirati informatici trovarono il modo di replicare questi dischi senza troppi problemi – modificando anche le console per garantirne una corretta lettura. Certo, in un primo momenti i giochi fasulli erano stampati su CD qualsiasi, quindi non erano colorati di nero… ma presto le cose cambiarono. Nel corso degli anni infatti iniziarono a essere messi in commercio anche dischi vergini già di colore nero e blu, così da rendere ancora più complessa l'identificazione dei falsi.