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4 Giugno 2023
12:30

Perché il caffè ci fa sentire più svegli? La spiegazione scientifica

La caffeina è una molecola contenuta nel caffè (e non solo) con potenti effetti stimolanti ed "energizzanti". Ma come influisce sul nostro stato psicofisico?

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Perché il caffè ci fa sentire più svegli? La spiegazione scientifica
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Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo e una delle materie prime più commercializzate a livello globale usate principalmente per "rimanere svegli". Gli italiani lo adorano: quello della moka la mattina, l'espresso del bar o quello della macchinetta. Spesso viene preso solo per piacere, ma altri lo desiderano per il suo effetto "energizzante", grazie al suo alto contenuto di caffeina. Ma perché ci fa sentire più svegli e meno stanchi? Come fa a influire sul nostro stato psicofisico? In questo articolo vediamo nel dettaglio quali alimenti contengono questa molecola, come viene metabolizzata e come fa a esplicare il suo effetto stimolante.

Quali alimenti contengono caffeina?

Prima di capire come viene metabolizzata e come interagisce con il nostro cervello, vediamo in quali alimenti è possibile trovare la caffeina.

Ovviamente è possibile trovarla nel caffè ed è per questo che prende il nome di caffeina: tra gli alimenti, ne contiene la maggiore concentrazione: si parla di 1,3 g/L per un espresso. Ma il caffè è soltanto la punta dell’iceberg: una valanga di altri alimenti d’uso praticamente quotidiano contengono caffeina, in percentuali variabili.

Una semplice bottiglia di Coca Cola, ad esempio, ne possiede una concentrazione di circa 34 mg per lattina (da 33 cl). Un altro insospettabile caffeinomane è il cioccolato fondente che ne possiede addirittura più della Coca Cola: alcune varietà ne contengono ben 500 mg/L.
E invece il ? Paradossalmente, questo alimento contiene una dose di caffeina inferiore a quelli sopracitati, pur sapendo che la teina è la stessa molecola della caffeina!

molecola caffeina
Struttura chimica della molecola di caffeina

Come viene metabolizzata la caffeina?

Come tutte le sostanze che entrano nel nostro corpo, anche la caffeina ha una sua specifica farmacologia. Innanzitutto, il caffè viene assorbito da stomaco e intestino, per poi essere immesso nel circolo sanguigno. Il caffè viene metabolizzato quasi subito, il che significa che la sostanza entra molto presto in circolo nel nostro sangue, dopo soli 45 minuti. A differenza di molte altre sostanze, poi, l’assorbimento della caffeina non dipende da sesso, genetica o malattie, ma risulta piuttosto piatto e uniforme.

Quando una sostanza entra in circolo, possiamo dire che viene letteralmente distribuita a tutti i fluidi corporei, dal plasma alla saliva, fino al latte materno: ecco perché alle donne in gravidanza non è consigliato bere caffeina. Un altro motivo valido è che, essendo particolarmente lipofilica, la molecola di caffeina penetra senza problemi tutte le membrane corporee: così, la caffeina di un caffè espresso arriverà indisturbata fino alla placenta come al cervello (attraverso la barriera ematoencefalica).

Perché la caffeina ci tiene svegli

Ecco qui arrivati al nodo focale della questione: in che modo la molecola di caffeina influisce sul nostro stato psicofisico? Com’è possibile che dopo mezz’ora da un caffè ci sentiamo inspiegabilmente più attivi ed energici, anche dopo una giornata di lavoro? E soprattutto, qual è il lato oscuro di questo psicostimolante?

Cominciamo col dire che la caffeina, a dispetto di ciò che immaginiamo, è una sostanza davvero potente. I suoi effetti si esplicano con modi e meccanismi molto particolari, che ora vedremo insieme.

Il primo ruolo della caffeina è fare da antagonista a dei recettori particolari: quelli normalmente predisposti ad accogliere l’adenosina (AR). Antagonizzare significa bloccare, prenderne il posto: la molecola di caffeina, subdola e infida, prende la forma del recettore bloccando il contatto con il legittimo proprietario, l’adenosina.

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Struttura chimica della molecola di adenosina

Normalmente, l’adenosina ha varie funzioni sul nostro sistema corporeo, sia nel cervello, sia in periferia. L’adenosina ha un effetto neuromodulatorio, ovvero regola il rilascio di neurotrasmettitori importanti per moltissime funzioni: anche, ad esempio, per regolare il senso di stanchezza e di sonno.

L’adenosina, infatti, stimola in particolar modo i neuroni a rilasciare orexina (o oressina) il neurotrasmettitore del sonno. Normalmente, il meccanismo dell’adenosina si attiva nel cervello basale proprio quando siamo stanchi, dopo una lunga giornata di lavoro: l’uso di caffè, in questi casi, ritarda il senso di addormentamento e l'effetto "palpebra calante".

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