Guardando le distese del Campo di grano con volo di corvi o la serie dei magnifici Girasoli di Vincent van Gogh (Zundert, 1853 – Auvers-sur-Oise, 1890) salta subito all'occhio il vivido giallo cromo dei suoi dipinti, per il quale il pittore olandese – uno dei più grandi artisti dell'Ottocento, genio tormentato che morì prematuramente – sembrava avere una “ossessione”. Molti non sanno che dietro l'intensità di questa tinta potrebbe esserci un motivo medico: il pittore olandese aveva dei problemi di salute fisica e mentale (motivo per cui si tagliò anche un orecchio) e potrebbe aver assunto un estratto di digitale, in particolare di Digitalis purpurea (una pianta dai grandi fiori purpurei), come trattamento per l'epilessia. Come effetto collaterale, però, questo estratto potrebbe aver innescato il famoso “periodo giallo” di van Gogh. Questa tesi, d'altro canto, non trova pieno accordo nella comunità scientifica e vari studiosi la contestano. Capiamo meglio perché.
"Digitale" è il termine usato per indicare le piante del genere Digitalis (tra cui la Digitalis purpurea). In passato gli estratti di digitale erano utilizzati per trattare diversi disturbi e malattie. All'interno della digitale, infatti, c'è anche la digossina, un composto usato ancor oggi nel trattamento di alcune condizioni cardiache.
Da un quadro di van Gogh, Ritratto del dottor Gachet, sappiamo che uno dei medici che lo curava, il dottor Gachet per l'appunto, aveva accesso alla digitale e perciò alcuni studiosi hanno ipotizzato che il medico possa aver prescritto al pittore un estratto della pianta per provare a curare i suoi disturbi. Anche se non sappiamo se l'estratto aiutò van Gogh, soprattutto se soffriva di epilessia o di porfiria come è stato ipotizzato, è possibile che abbia contribuito alla sua produzione artistica.
La digossina, infatti, presa in dosi eccessive, è a tutti gli effetti un veleno: può portare alla cosiddetta xantopsia, che ha come esito il crearsi di un tono giallo su tutto ciò che si osserva (cosa che però può anche essere data dalla cataratta) e che più notoriamente colpì il pittore Monet. Alcuni studiosi hanno quindi ipotizzato che potrebbe essere questo il segreto dello straordinario giallo della serie dei Girasoli.
Ora, non c'è ragione di pensare che abbia dato una dose troppo forte dell'estratto a van Gogh. Inoltre, se il pittore olandese avesse preso la sostanza troppo a lungo, come gli accadde con l'assenzio, non sarebbe proprio riuscito a dipingere, né tantomeno a produrre delle opere così meravigliose.
In fondo, quindi, forse gli piaceva solo il colore giallo. Questo amore per la tinta, peraltro, potrebbe essergli derivato anche dall'influenza della pittura giapponese, in gran voga nell'Europa del tempo. In tal caso la sua intuizione pittorica non sarebbe altro che il risultato di uno straordinario talento, di una costante pratica e di un instancabile studio.