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Nella nostra cultura, l’abito da sposa è tradizionalmente bianco per quanto non ci sia nessuna regola che lo impone – infatti le spose possono vestirsi anche di altri colori nel giorno delle nozze – il frutto della moda e di alcune scelte sociali è la tonalità immacolata simbolo di purezza e innocenza. Il colore bianco in realtà rappresenta la nobiltà: garantire la pulizia di un abito bianco implica doverlo lavare spesso, e ciò significava essere ricchi, per disporre di acqua e risorse igieniche. Inoltre, vestirsi di bianco significa non doversi sporcare per lavorare la terra e, anche questo, significava essere abbienti.
In realtà in Europa l'abito della sposa non è sempre stato bianco: la tradizione si consacra nel 1840 con il matrimonio della Regina Vittoria, vestita di bianco nelle nozze con il principe Albert. Prima, in epoca romana le spose si adornavano di un velo giallo, colore della Dea Vesta, protettrice del focolare e della casa; nel Medioevo la sposa indossava l’abito migliore del guardaroba, o comunque un abito elegante.
L'origine della tradizione dell'abito bianco: il matrimonio della Regina Vittoria
Il 10 febbraio 1840, nella cappella reale di Saint James a Londra, la ventunenne Vittoria, Regina d’Inghilterra, sposa in abito bianco suo cugino, il Principe Albert Coburgo Gotha. La foto del matrimonio reale fa letteralmente il giro del mondo: la Regina è vestita con un abito bianco in pizzo Honiton, tipico dell’epoca, dalla lavorazione finissima ed elaborata, prerogativa dei nobili, anzi dei nobilissimi.

Pare che la Regina scelse questo pizzo e il colore bianco non solo per la raffinata fattura, ma proprio perché tipicamente british.
L’abito da sposa di Vittoria fu realizzato nel 1840 a Beer, nell contea del Devon, scegliendo appunto la varietà di pizzo Honiton, realizzata con i fuselli, con cui sono decorati la gonna, il volano, la mantellina e le maniche strette fino al gomito. L’abito venne poi completato con del raso, ovviamente bianco.
La stampa era già diffusa, e le immagini del matrimonio reale fanno sognare sudditi e non, e nasce così la moda dell’abito bianco, meglio ancora se in pizzo.
Vittoria sapeva che le immagini del matrimonio sarebbero state diffuse e, secondo il parere di alcuni storici, non voleva indossare il classico mantello di ermellino per non prevaricare la figura di Albert e apparire davvero come la sua sposa, non come la sua regina.
Quella foto è l’inizio di un amore appassionato, pur non essendo nato come un colpo di fulmine: entrambi venivano da un’infanzia difficile, Vittoria era una donna sospettosa e diffidente, ma il garbo e la gentilezza di Albert la conquistano per la vita. Nasceranno 9 figli in 17 anni, e lei vestirà a lutto ogni giorno dopo la morte di lui, avvenuta nel 1861 a causa di una febbre tifoide.
Grazie anche alla felice storia dei sovrani, l’abito bianco diventa così rapidamente simbolo d’amore, di unione, e successivamente anche di romanticismo e purezza.
I colori degli abiti da sposa nelle altre culture
Quello che nella nostra cultura è il colore bianco associato all’abito da sposa, in altri paesi, come ad esempio la Cina, è il rosso, colore che simboleggia il buon auspicio e la fortuna, accompagnato da decori dorati. Il bianco, in Cina, invece è il colore del lutto.
In Giappone, invece, l’influenza occidentale è più sentita, e molte spose scelgono il bianco, anche se la tradizione prevede almeno tre cambi d’abito nel corso della cerimonia, uno dei quali è un kimono rosso.
Anche in India il colore legato al matrimonio è il rosso, a cui si aggiunge il verde, colore della natura, che simboleggia la fertilità. Il verde è il colore del matrimonio anche in Afghanistan, mentre in Ghana, così come in molte zone dell’Africa, la sposa è coloratissima, e il colore principale è il giallo. Anche la sposa peruviana è un tripudio di colori: il giorno del matrimonio si avvolge nel poncho, indumento tipico, decorato con forme geometriche dai colori accesi.