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Perché si dice che i nobili abbiano il sangue blu? Il significato storico dell’espressione

Avete mai sentito qualcuno riferirsi ai nobili come a quelli che hanno il "sangue blu"? Questa espressione, che sembra uscita da una fiaba, ha in realtà radici storiche concrete e riguarda il lavoro e le distinzioni di classe attraverso i secoli.

14 Giugno 2024
7:00
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Perché si dice che i nobili abbiano il sangue blu? Il significato storico dell’espressione
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Avete mai sentito dire l'espressione "avere il sangue blu"? Si tratta di un modo di dire la cui origine risalirebbe alla Spagna medievale ed è usato per indicare o descrivere la nobiltà, il cui aspetto bluastro delle vene visibili sotto la pelle pallida era un tempo un segno distintivo di chi poteva permettersi di non lavorare all'aperto. Nonostante possa sembrare semplice folclore, questa frase racchiude in sé un intreccio di significati biologici, sociali ed economici che hanno marcato le distinzioni di classe attraverso i secoli.

Origini ed evoluzione dell'espressione

L'origine della locuzione "sangue blu”, secondo lo storico britannico Robert Lacey, si riconduce alla Spagna del Medioevo, un periodo in cui la distinzione di classe (nobiltà, clero, popolo di città grasso e minuto e servi della gleba) era molto evidente e visualmente accentuata dal colore della pelle.

I nobili, non lavorando sotto il sole, mantenevano una carnagione notevolmente più chiara rispetto ai contadini o ai lavoratori di ceto basso, costantemente esposti all'aria aperta (da qui anche l’espressione “pallore nobiliare”). Questa differenza si traduceva in vene più visibili e di un colore bluastro sotto la pelle traslucida, di cui si vantavano a dimostrazione del privilegio di non dover lavorare, in contrasto netto rispetto alla pelle scurita dalla fatica e dal sole della classe lavoratrice.

In aggiunta, in particolare in Spagna, si sviluppò il concetto di limpieza de sangre (purezza del sangue) che non solo indicava una genealogia priva di legami con gruppi non cristiani o considerati impuri (come i Mori o gli ebrei durante l'Inquisizione), ma anche un'assenza di connessioni con le classi sociali ritenute inferiori. In questo modo il presunto sangre azul divenne garanzia e sinonimo di “purezza” di sangue, quindi simbolo di status aristocratico.

La teoria dell'emofilia, la "malattia dei re"

Un’altra teoria, sicuramente più drammatica, riconduce questa caratteristica del sangue a una patologia, l’emofilia, nota anche come "malattia dei re”, una malattia ereditaria molto diffusa tra la nobiltà europea, aggravata ulteriormente dai frequenti incroci tra consanguinei volti a preservare la loro purezza di sangue. L'emofilia determina un difetto nella coagulazione del sangue, favorendo emorragie, provocando lividi e gonfiori bluastri. Il blu è riferito in questa ipotesi a tumefazioni.

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Espansione dell'uso

Sebbene in origine l'uso dell'espressione "sangue blu" fosse strettamente legato all'aristocrazia europea, nel tempo il termine ha assunto una connotazione più ampia e talvolta ironica. Oggi può riferirsi a chiunque si comporti in maniera elitaria o snob o che mantenga un atteggiamento distaccato dalle problematiche quotidiane della "gente comune". Questo utilizzo riflette anche un cambiamento nelle strutture sociali e nella percezione della nobiltà, che non è più vista necessariamente come ideale da emulare, ma anzi è sempre più spesso avvertita come un retaggio di un'era passata, associata a privilegi ingiustificati e a una disconnessione dalla realtà sociale moderna.

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