
Quando fuori fa molto freddo, se espiriamo con la bocca vediamo comparire una sorta di nuvoletta che svanisce nel giro di qualche istante. Difficilmente succede se espiriamo con il naso, a meno che le temperature siano molto rigide. E naturalmente il nostro respiro non si vede mai quando fuori non fa molto freddo. La “nuvoletta” in cui si trasforma il nostro alito in questi casi è composta di vapore acqueo che condensa in minuscole goccioline di acqua liquida a contatto con l'aria fredda esterna.
L'aria che inspiriamo contiene già a monte una certa quantità di vapore acqueo, che aumenta parecchio nei nostri polmoni a causa della naturale umidità al loro interno. Visto che l'ambiente nei nostri polmoni è caldo, l'aria che espiriamo ha una temperatura elevata, di circa 31-35 °C. E siccome più l'aria calda più è “brava” a incamerare vapore acqueo, il nostro respiro ha un punto di saturazione di umidità molto alto. Questo limite può anche essere quasi raggiunto: l'aria che espiriamo può arrivare infatti anche al 90% di umidità relativa. Insomma, c'è un sacco di acqua sotto forma di vapore nel nostro alito.
Quando quest'aria calda e umida esce dal nostro corpo, incontra l'aria più fredda e più secca delle giornate invernali e a questo punto il vapore acqueo condensa, cioè passa dalla fase di vapore alla fase liquida: si trasforma cioè in goccioline d'acqua che – come nelle nuvole “normali” – diventano visibili anche se per poco tempo. Per intenderci, la condensazione è lo stesso processo per cui possiamo appannare uno specchio se ci alitiamo sopra.
Questo processo è guidato non solo dal rapido raffreddamento del vapore acqueo che esce dai nostri polmoni, ma anche dal fatto che l'aria del nostro alito raffredda notevolmente, e questo la rende meno capace di trattenere il l'acqua in forma di vapore. Per esempio, un'aria a 34 °C con il 90% di umidità relativa diventa satura (cioè non in grado di contenere altro vapore acqueo) quando scende a circa 32 °C, quindi con un salto di temperatura modesto che può avvenire rapidamente – cioè prima che il vapore acqueo del nostro respiro si disperda – quando la temperatura dell'aria esterna è sufficientemente bassa.
Naturalmente i dettagli di questo processo dipendono da tanti altri fattori, per esempio l'umidità dell'aria esterna. Anche espirare dal naso o dalla bocca fa la differenza: l'aria che esce dalla bocca infatti è più umida perché raccoglie anche l'umidità della cavità orale, quindi risulta più propensa a formare la “nuvoletta” quando respiriamo in una giornata fredda.