
Ogni inverno ritorna puntuale l'espressione: “fa un freddo cane”. L’espressione non nasce da leggende o episodi storici, ma dal ruolo che la parola cane ha avuto per secoli in italiano: un rafforzativo dal sapore negativo, lo stesso di “vita da cani” o “male cane”. Nel tempo, attorno a questo modo di dire si sono intrecciate spiegazioni popolari – i cani lasciati al gelo, la durezza delle campagne – affascinanti ma non documentate. Curioso il parallelo col francese froid de canard (freddo da anatra): segno che l’iperbole animale, quando c’è da raccontare il freddo, è un gioco linguistico europeo.
Ma quindi cosa significa davvero questa espressione e da dove viene? I maggiori repertori lessicografici concordano: freddo cane (o freddo da cani) è un “freddo rigido, molto intenso”, cioè un’espressione iperbolica.
L'origine è incerta e ci sono diverse teorie. Quando si cerca di risalire all’origine dell’espressione, la spiegazione più solida e condivisa è quella linguistica: in italiano la parola cane ha da secoli un valore di intensificatore peggiorativo, come mostrano formule cristallizzate del tipo "vita da cani" o "male cane". In questo senso, l'espressione "freddo cane" non sarebbe altro che l’ennesima iperbole nata per analogia con altri modi di dire, senza bisogno di particolari riferimenti storici o culturali.
Accanto a questa interpretazione, però, si è diffusa un’altra lettura, più narrativa che scientifica: l’idea che l’espressione rimandi alla vita dura dei cani lasciati all’aperto, costretti a sopportare gelo e intemperie. L’idea è suggestiva: nei secoli scorsi, specialmente nelle campagne e nelle abitazioni rurali, i cani non erano considerati animali affettuosi o domestici come oggi. Venivano spesso tenuti all’esterno, anche incatenati, con funzioni di guardiani del bestiame o della proprietà, a volte nutriti poco per conservarne l’aggressività, e lasciati esposti alle intemperie e al gelo.
Queste interpretazioni, pur non attestate nei dizionari storici o repertori etimologici, sono utili dal punto di vista socio-culturale poiché offrono un’immagine vivida del contesto di vita storico degli animali e delle famiglie contadine. Si tratta comunque di ipotesi narrative, plausibili ma non documentate sul piano etimologico.
Altre ipotesi circolano soprattutto in rete, prive di base linguistica solida. Di fronte a questo mosaico di spiegazioni, è utile ricordare il monito dell’Accademia della Crusca: quando si incontrano etimologie troppo pittoresche e prive di fonti autorevoli, meglio sospendere il giudizio. Vale anche per "freddo cane": al di là delle leggende, l’unica base solida rimane il ruolo storico del termine "cane" come intensificatore negativo.
La nostra espressione corrisponde al francese froid de canard, tanto che i dizionari bilingue traducono fa un freddo cane proprio con "il fait un froid de canard" (fa un freddo d'anatra). In Francia l’origine più citata lega la locuzione alla stagione di caccia alle anatre, quando il gran freddo le rende più visibili, oppure alla resistenza al freddo del palmipede (se gela anche per lui, allora fa davvero freddo). Non prova l’origine italiana, ma mostra come l’immagine animale sia paneuropea quando si tratta di gelo.