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23 Giugno 2025
14:08

Perché Trump ha attaccato l’Iran e cosa è accaduto con l’operazione “Martello di Mezzanotte”

Nella notte di domenica del 22 giugno gli USA sono entrati nel conflitto tra Israele e Iran con un esteso blitz portato a termine da 6 bombardieri B-2 che hanno attaccato 3 siti nucleari iraniani. L’obiettivo dichiarato era neutralizzare le capacità di arricchimento nucleare dell’Iran, ma quest'azione unilaterale senza approvazione del Congresso segna l’abbandono del tradizionale approccio anti‑interventista di Trump.

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Perché Trump ha attaccato l’Iran e cosa è accaduto con l’operazione “Martello di Mezzanotte”
B2 martello mezzanotte usa iran
Un B–2 Spirit come quello coinvolto nell’operazione “Martello di mezzanotte”.

Gli Stati Uniti hanno attaccato l'Iran, nella notte di domenica del 22 giugno, con 6 bombardieri B-2 che hanno bombardato 3 siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Esfahan. Secondo alcuni analisti il presidente statunitense Donald Trump avrebbe deciso di attaccare non solo con il dichiarato obiettivo di fermare il programma nucleare iraniano, ma anche per questioni di prestigio internazionale e di pressing da parte del governo israeliano, che nei giorni scorsi ha attaccato obiettivi nucleari iraniani con l'operazione Rising Lion. L'entità dei danni ai tre impianti è ancora da calcolare, e la comunità internazionale resta in attesa dei prossimi passi degli attori coinvolti.

Cosa è successo nella notte del 22 giugno: gli Stati Uniti hanno bombardato l'Iran in supporto a Israele

A seguito dell'operazione Rising Lion, massiccio attacco aereo israeliano con l'obiettivo dichiarato di sabotare il piano nucleare iraniano, gli Stati Uniti, alleati di Israele, sono entrati a gamba tesa nella questione Israele-Iran, con la minaccia di attaccare basi nucleari e militari se l'Iran avesse continuato a rispondere agli attacchi missilistici israeliani.

I bombardieri sono decollati lo scorso sabato 21 giugno dalla base aerea di Whiteman (Missouri), e si sono diretti alla base area USA dell'isola di Guam, per poi volare silenziosamente fino ai tre impianti nucleari iraniani bombardati, ossia Fordow, Natanz e Esfahan. I velivoli citati possono sganciare un'arma di cui solo l'esercito americano è in possesso, ossia le bombe GBU-57 MOP (Motorized Bunker Penetrating Bomb), capaci di penetrare in profondità nel terreno (60 metri di calcestruzzo armato e 40 metri di terreno roccioso).

Poco dopo le due di notte  (ora locale) il portavoce del quartier generale per la gestione delle crisi della provincia di Qom, in Iran, ha confermato l'attacco all'impianto nucleare di Fordow:

Poche ore fa, dopo l'attivazione del sistema di difesa aerea di Qom e l'individuazione di obiettivi ostili, parte dell'area del sito nucleare di Fordow è stata attaccata dal nemico.

Le conseguenze dell’attacco

In seguito all'attacco, l'Iran avrebbe lanciato 30 missili verso Tel Aviv, danneggiando alcuni edifici e causando alcuni feriti lievi (si parla di 86 feriti), e poi su Haifa (città nel nord di Israele), causando diversi crolli. Poche ore dopo, secondo l'agenzia di stampa Tasnim, avrebbe attaccato anche l'aeroporto israeliano Ben Gurion, il centro per la ricerca biologica israeliana e altri basi logistiche militari, ma al momento non si sa nulla sull'entità dei danni.

Intanto, Israele ha fatto sapere di aver sganciato più di 60 bombe su decine di obiettivi militari sparsi in tutto l'Iran, colpendo anche il centro di comando missilistico Imam Hussein, dove secondo l'intelligence erano stati immagazzinati dei missili a lungo raggio. Secondo l'IDF, tra Isfahan, Bushehr e Ahvaz sarebbero stati colpiti anche lanciamissili e altri siti militari strategici.

Le prime reazioni

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha definito i bombardamenti americani «oltraggiosi, illegali e criminali», ribadendo che l'Iran ha il diritto di difendere la sua sovranità, e che quanto accaduto avrà conseguenze «eterne». Ha poi aggiunto:

In conformità con la Carta delle Nazioni Unite e le sue disposizioni che consentono una legittima risposta di autodifesa, l'Iran si riserva tutte le opzioni per difendere la propria sovranità, i propri interessi e il proprio popolo.

Il commento del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non si è fatto attendere:

Io e il presidente Trump diciamo spesso, "la pace attraverso la forza". Perché prima viene la forza, poi viene la pace. E stasera il presidente Trump e gli Stati Uniti hanno agito con molta forza. La decisione di Trump è coraggiosa e cambierà la storia.

Secondo il premier, che in video ha ringraziato il presidente americano per questo triplice attacco, il programma iraniano minacciava la sopravvivenza di Israele ed era «un rischio per la pace dell'intero mondo», anche se non esistono prove effettive che possano attestare che gli iraniani potessero avere i dispositivi adatti per iniziare a realizzare una bomba atomica. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha comunque affermato che gli attacchi non finiranno qui.

D'altro canto, il presidente USA ha affermato che che le capacità nucleari iraniane siano state «completamente e totalmente annientate», e ha fatto sapere che se l'Iran dovesse rispondere a questo attacco verranno attaccati altri obiettivi con precisione, velocità e abilità. Intanto, Trump ha anche dato ordine di rafforzare la sicurezza in tutti gli States, con il dipartimento di polizia di Washington che ha inviato nuovi agenti in siti strategici, chiese e altre istituzioni religiose.

Si è dimostrato invece molto preoccupato il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, contrario a questa pericolosa escalation, che per riprendere le sue parole avviene in una regione "già sull'orlo del baratro". Per Guterres, l'unica via percorribile è quella della diplomazia, ma altri commenti UE non sono altrettanto neutrali. Ad esempio, l'alto rappresentante Unione Europea Kaja Kallas ha sì esortato tutti gli attori coinvolti a sedersi al tavolo dei negoziati, ma ha anche aggiunto che l'Iran non deve poter sviluppare armi nucleari, perché sarebbe una "minaccia per la sicurezza internazionale". La presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen, ha proseguito sulla stessa linea, chiedendo all'Iran di non contrattaccare e di impegnarsi per una soluzione diplomatica credibile. Commenti che confermano l'idea occidentale che solo l'Iran abbia in mano le redini del conflitto, sebbene sia stato Israele ad attaccare per primo e ogni Stato per legge dovrebbe avere la possibilità di difendersi.

Intanto, l'agenzia atomica di Teheran ha definito l'azione degli USA una serie di "barbari attacchi" in completa violazione del diritto internazionale, specificando poi che nonostante quanto accaduto le attività nucleari non si fermeranno.

I tre impianti nucleari sono davvero stati annientati? Perché non si rilevano radiazioni

Osservando le immagini satellitari, i crateri formati dalle bombe sganciate dagli americani sono evidenti, ma al momento non si sa con precisione quanto il programma nucleare iraniano sia stato danneggiato.

Nonostante le prime parole di trionfo di Trump, la situazione degli impianti non sarebbe così tragica. Il vicegovernatore di Qom Morteza Heidari ha affermato infatti che gli americani hanno attaccato solo una parte dell'impianto di Fordow (quello più importante), perché gli iraniani erano già preparati ed era stato attivato il sistema di difesa aerea dell'area. Tuttavia, sempre secondo le immagini satellitari, sembrerebbe che siano stati colpiti i pozzi di ventilazione, necessari per far circolare l'area ed evitare l'accumulo di sostanza pericolose in profondità.

In seguito agli attacchi, l'AIEA – l'Agenzia internazionale per l'energia atomica – ha confermato sul suo profilo X che al momento non sono stati segnalati aumenti dei livelli di radiazioni all'esterno dei tre impianti, ma che ha già disposto altre valutazioni. Ma come è possibile? Secondo vari analisti, la ragione sta nel fatto che nei giorni scorsi Teheran avrebbe ordinato lo spostamento di circa 400 kg di uranio arricchito in aree non identificate per metterlo al sicuro.

Quali sono i motivi dietro alla scelta di Trump e che cosa potrebbe accadere ora

L’obiettivo dichiarato dagli USA era quello di neutralizzare le capacità di arricchimento nucleare dell’Iran, ma l’azione è stata unilaterale, senza approvazione del Congresso, segnando l’abbandono del tradizionale approccio anti‑interventista di Trump, che per mesi ha inneggiato all'America First. Il rischio quindi di perdere il consenso degli elettori è abbastanza alto, ma il presidente ha comunque scelto di proseguire con questa scelta, forse anche per consolidare la propria posizione di "leader potente" davanti ai capi di Stato del mondo intero. Inoltre, dato il tradizionale appoggio statunitense allo Stato Ebraico, Trump potrebbe essersi sentito in dovere di aiutare Israele, ma ognuna di queste possibili motivazioni non è altro che una serie di supposizioni.

Ad ogni modo, ora resta da vedere quanto a lungo dureranno gli scambi missilistici delle ultime ore, con il rischio concreto per l'Iran di veder danneggiate altre basi strategiche. Oltre alla tanto chiacchierata possibile chiusura totale dello Stretto di Hormuz, con possibili ripercussioni sui prezzi del petrolio, un continuum del conflitto potrebbe far si che anche Arabia Saudita, Turchia e Egitto entrino nel conflitto a fianco dell'Iran.

Intanto, in Medio Oriente, palestinesi e iraniani continuano a morire sotto i bombardamenti israeliani, mentre l'attenzione dell'Occidente si è spostata su questo ultimo fronte.

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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