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12 Febbraio 2024
15:57

Perché vediamo volti e forme negli oggetti o nelle nuvole? Il fenomeno della pareidolia

Quando guardiamo un oggetto – spesso accade con le nuvole – vediamo volti umani o forme. Questo fenomeno psicologico, chiamato pareidolia, è il risultato di un meccanismo cerebrale naturale, che talvolta crea casi bizzarri.

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Perché vediamo volti e forme negli oggetti o nelle nuvole? Il fenomeno della pareidolia
pareidolia
Credits: Bostwickenator at English Wikipedia, CC BY–SA 3.0, via Wikimedia Commons.

La pareidolia è un’illusione subcosciente del nostro cervello, che tende a ricondurre pattern casuali a forme familiari. Questo fenomeno psicologico è comune soprattutto quando vediamo un volto umano dove ci sono solo una linea e due punti. Guardate per esempio la foto qui sopra: alzi la mano chi non vede un volto sorpreso. Eppure sono solo tre buchi in una semplice scatola di cartone.

Questa tendenza automatica e istintiva del nostro cervello a trovare facce ovunque possibile è talmente forte che la usiamo anche ogni volta che scriviamo un'emoticon: ci basta vedere il simbolo 🙂 per vedere una faccia che sorride e comunicare così allegria o ironia.

La pareidolia si verifica non solo con i volti, ma anche quando vediamo animali o oggetti di vario tipo nelle forme casuali che hanno le nuvole o delle costellazioni. Queste ultime non sono che insiemi casuali di punti luminosi, ma per noi è istintivo attribuire loro una forma riconoscibile.

Pareidolia
Le venature nel marmo della Chiesa Madre di Nereto ricordano un volto umano. Credits: Jacopo Werther, via Wikimedia Commons.

I meccanismi cerebrali della pareidolia: perché vediamo volti umani ovunque

Ma perché basta così poco per farci vedere un viso? Probabilmente perché il nostro cervello è estremamente addestrato a riconoscere volti umani, essendo una fonte primaria di informazioni sociali. Attraverso un volto infatti, siamo in grado di capire l’età, i tratti distintivi e perfino le emozioni di una persona. Fin dalla nascita siamo esposti a volti umani e decodificarne le espressioni è una delle competenze più importanti che ciascuno di noi deve apprendere fin dalla più tenera età.

Uno studio pubblicato sulla rivista di neuroscienze Neuroreport, ha sottoposto nove persone a un esperimento, rivelando una cosa interessante: quando i partecipanti venivano messi davanti a un volto reale, nel giro di 170 millisecondi si attivava l’area fusiforme facciale, ovvero la zona del cervello deputata al riconoscimento dei volti. La stessa area si attivava nel giro di 165 millisecondi, quando i partecipanti venivano messi davanti a oggetti simili a volti. Invece, oggetti comuni non provocavano un’attivazione dell’area fusiforme facciale.

In sostanza, la pareidolia sembra essere frutto di una percezione istantanea e non di un fenomeno cognitivo tardivo, cioè non si tratta di un’elaborazione che il cervello opera davanti ad un oggetto. Probabilmente, proprio dovuta al fatto che, come dicevamo, siamo esposti a visi e facce fin dalla nostra nascita.

Alcuni esempi curiosi di pareidolia

Se da una parte la pareidolia è un meccanismo celebrale completamente naturale e sicuramente funzionale, essenziale per farci riconoscere rapidamente visi e facce, dall’altra parte ha dato origine a episodi curiosi. Uno dei casi più famosi di pareidolia è nella foto qui sotto, scattata sopra la superficie di Marte nel 1976 dalla sonda Viking 1 della NASA. È impossibile non vedere un volto emergere dalla superficie rocciosa.

marte viso
Credits: Viking 1, NASA.

Questa struttura – soprannominata Volto di Cydonia – ha dato adito a una serie di teorie del complotto, secondo le quali il volto fosse stato realizzato da una qualche forma di vita marziana. Ma ovviamente niente di tutto questo è vero. Un'immagine più recente, realizzata nel 1998 dalla sonda Mars Global Surveyor con un'illuminazione differente, rivelò che non c’era nessun volto: è una semplice collina marziana. Semplicemente, il particolare gioco di ombre nella foto di Viking 1 suggeriva al nostro cervello l'immagine di un volto umano, scatenando così il fenomeno della pareidolia.

marte pareidolia 3
Credits: Malin Space Science Systems

Ci sono svariati altri episodi è quello del toast con la faccia della Madonna: nel 1994, l’americana Diana Duyser notò che sulla superficie bruciacchiata del toast al formaggio che aveva appena addentato, si vedeva il volto della Vergine Maria. La donna, dopo aver conservato la fetta di toast per anni, la vendette su Ebay per 28 mila dollari.

Ci fu poi il caso di centinaia di pellegrini che si recarono a Bangalore, in India, per prestare omaggio a una fetta di chapati, il pane tradizionale indiano, perché sulla superficie intravedevano il volto di Gesù. Pensate che a seguito di questo episodio, vennero prodotti e venduti tostapane che imprimono l’immagine di Gesù, sulla fetta di pane. Anche nel 2009 venne visto il volto di Gesù da una famiglia inglese, ma questa volta nelle tracce di salsa sul tappo di una crema spalmabile.

Solitamente tendiamo a vedere in forme e oggetti casuali, personaggi iconici, che siamo abituati a vedere in giro da sempre. È questo il caso del nugget di pollo che ricordava, nella forma, il profilo del presidente americano George Washington. Il pezzo di cibo fu messo in vendita su eBay.

La pareidolia sonora

Ma ora, passiamo all’esperimento finale. Ci può essere anche la pareidolia sonora, ovvero quando sentiamo suoni o parole con significato, in rumori casuali. Anche in questo caso, il nostro cervello si può ingannare facilmente. Per esempio questo accade ascoltando delle registrazioni al contrario, oppure può capitare di sentire tra le parole pronunciate in una lingua delle parole in un'altra lingua.

Volete un esempio? Allora vi invito ad ascoltare questo passaggio della famosa canzone degli AC/DC, Highway to Hell.

Il testo dice «Like a wheel, gonna spin it». Ora, ascoltatelo da capo, ma sforzatevi di sentire queste «le galline con le spine». Le sentite, vero? Il cervello ha ascoltato delle parole che non ci sono.

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Frida Bonatti
Autrice branded content
Dopo la laurea in Lettere, ho lavorato nel campo del restauro cinematografico per istituzioni culturali in Olanda, Svezia e Italia. Nel frattempo, ho coltivato l'interesse per la produzione di video online e podcast, che ha preso il sopravvento su quello per il cinema. Ho frequentato un corso di Content Management e Copywriting allo IED e sono entrata in Geopop, dove mi occupo della stesura di contenuti branded e editoriali. Sono una grande fan dei Beatles.
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