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28 Settembre 2023
16:15

L’aumento dei fenomeni meteorologici estremi dipende dal riscaldamento globale

Uno degli effetti del cambiamento climatico è l'aumento della frequenza e dell'intensità di uragani, cicloni e altri fenomeni meteorologici estremi. Vediamo perché.

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L’aumento dei fenomeni meteorologici estremi dipende dal riscaldamento globale
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C'è un motivo se negli ultimi decenni stiamo leggendo con sempre maggior frequenza di alluvioni, siccità, uragani, cicloni e altri eventi meteorologici estremi che provocano danni e vittime in tutto il mondo. L'aumento della frequenza e dell'intensità di questi fenomeni è una conseguenza del riscaldamento globale, il riscaldamento globale attualmente in corso. I fenomeni atmosferici si basano infatti su delicatissimi equilibri che noi esseri umani stiamo alterando attraverso il cambiamento climatico. Scopriamo come e perché il progressivo riscaldamento dell'atmosfera incide su questi eventi meteorologici, rendendoli più frequenti e violenti.

Il calore è il motore dei fenomeni meteorologici

Quando si parla di riscaldamento globale si intende l'aumento della temperatura media superficiale della Terra. Questo aumento è conclamato, poiché è confermato da una mole immensa di dati. Si tratta di un aumento deciso in atto da circa 150 anni, ovvero dall'epoca industriale, a un ritmo mai visto nella storia, neppure nel lontano Medioevo. Lasciamo per un attimo da parte il quanto, il come e il perché, ma concentriamoci sul significato di “riscaldamento” globale.

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Andamento della temperatura media superficiale globale dal 1880 a oggi. Credits: NOAA.

Riscaldare significa trasmettere calore, che sostanzialmente è una forma di energia. Se la temperatura media annuale terrestre aumenta, di conseguenza aumenta l'energia in circolazione nell’atmosfera e dunque anche l’energia termica che l’atmosfera stessa avrà a disposizione. Questa energia viene utilizzata, tra le altre cose, per dare origine ai fenomeni meteorologici i quali, come tutti gli altri fenomeni, per generarsi hanno bisogno di energia.

È il calore infatti il “carburante” per lo sviluppo della maggior parte dei fenomeni del tempo, dai più noti temporali ai più violenti uragani più violenti passando per i cicloni simil-tropicali (TLC, Tropical-Like Cyclones) nel Mediterraneo. Solo con l’aria fredda non si va molto lontano; ci vuole la giusta dose di aria calda. Ma se si esagera con questa dose, il risultato finale potrebbe essere qualcosa di alquanto inaspettato.

Con il riscaldamento globale stiamo “dopando” l’atmosfera

Un po’ quello che succede quando uno sportivo ricorre all’uso di sostanze dopanti per ottenere risultati immediati eccezionali. In meteorologia e di riflesso in climatologia succede la stessa cosa: stiamo “dopando” l’atmosfera, con le conseguenze catastrofiche che osserviamo oggi. Se immetto più calore del normale in atmosfera, prima a poi questa restituirà il surplus energetico attraverso manifestazioni meteorologiche più intense e frequenti.

Per capirlo, pensiamo al ciclo dell’acqua: evaporazione, condensazione, precipitazione, scorrimento e infiltrazione, attraverso i diversi passaggi di stato dell’acqua. Più elevate sono le temperature delle acque superficiali di mari e oceani, più accelerato e intenso sarà il processo di evaporazione, che immetterà nell’atmosfera quantità molto maggiori del consueto di vapore acqueo. Più l'aria è calda, infatti, più vapore acqueo può contenere e più la sua densità è minore. Dunque, quest'aria può salire più facilmente e di conseguenza andare incontro a pressioni e a temperature più basse, dunque espandersi, saturare e poi condensare il suo elevato contenuto di acqua. All’atto della condensazione, le nubi che si formeranno saranno molto più imponenti e con una quantità notevolmente maggiore di minutissime goccioline d’acqua al loro interno, pronte a cadere da un momento all’altro al suolo.

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Credits: fir0002 flagstaffotos [at] gmail.com Canon 20D + Canon 17–40mm f/4 L, GFDL 1.2, da Wikimedia Commons.

Fenomeni sempre più estremi

È chiaro dunque che, in fenomeni meteorologici come uragani, cicloni tropicali o simil-tropicali, l’eccesso di energia termica accumulata sopra i mari e gli oceani fa la differenza: maggiore sarà tale eccesso e più grande sarà la quantità di energia cinetica in cui quella termica si trasformerà, che a sua volta si tradurrà un intenso moto convettivo dell’aria, in rotazione vorticosa, da cui trarranno origine le imponenti muraglie di nubi destinate ad avvitarsi di lì a breve attorno all’occhio di un ciclone. È fondamentale il continuo rifornimento di vapore e la persistenza di condizioni che favoriscano l’ascesa dell’aria, la quale inizierà a ruotare: a questo punto il vortice funziona come una pompa aspirante, che continua a risucchiare vapore e calore dal mare, autoalimentandosi e divenendo sempre più potente.

In conclusione, il riscaldamento globale rende per sua natura sempre più probabile il verificarsi di quelle condizioni che danno origine a precipitazioni estreme in alcuni luoghi e, allo stesso tempo, una riduzione delle precipitazioni in altri luoghi. Ecco quindi che il cambiamento climatico si traduce in una “estremizzazione” dei fenomeni meteorologici, ovvero un aumento della frequenza e dell'intensità degli eventi estremi.

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Un ciclone simil–tropicale nel Mar Mediterraneo.
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