0 risultati
video suggerito
video suggerito
14 Settembre 2025
13:00

Come si trasmettono i pidocchi del capo e come eliminarli

Con la riapertura delle scuole aumentano le infestazioni da pidocchi del capo (pediculosi). È un fenomeno molto comune, non associato a scarsa igiene, ma dovuto a contatti ravvicinati fra persone che consentono al parassita di passare di testa in testa.

48 condivisioni
Come si trasmettono i pidocchi del capo e come eliminarli
pidocchi

L’inizio dell’anno scolastico porta spesso con sé un aumento delle infestazioni da pidocchi (pediculosi), perché i bambini tornano a frequentare luoghi chiusi con contatti molto ravvicinati: in questo modo i pidocchi del capo (Pediculus humanus capitis) trovano le condizioni favorevoli per proliferare e diffondersi, passando dalla testa di un bambino a quella di un altro. E’ proprio il caso di dire che si tratta di un vero “gratta capo” per genitori e insegnanti, perché il sintomo più caratteristico è un intenso prurito. Innanzitutto, sfatiamo un mito: l'infestazione da pidocchi non dipende dalle condizioni igieniche e sociali di chi ne è colpito e può considerarsi un problema pediatrico cosmopolita. La trasmissione avviene solo per contatto diretto: il parassita, infatti, non è in grado di saltare o volare, ma si muove da un individuo all’altro solo in caso di stretta vicinanza delle teste o di oggetti appena contaminati come cappellini, cuscini o asciugamani. Inoltre, non è possibile il contagio da altri animali perché il pidocchio è specie-specifico. Colpisce principalmente bambini da 3 a 11 anni, è mediamente più frequente nelle bambine che nei bambini ed è meno comune nelle persone di colore. L'infestazione va trattata con appositi prodotti antiparassitari, ma le armi migliori sono la prevenzione e la collaborazione di genitori, insegnanti e sistema sanitario: la ritrosia dei genitori nel comunicare tempestivamente alla scuola che il proprio figlio è stato contagiato è spesso una delle cause di diffusione dell'infestazione.

Chi è e com'è fatto il pidocchio del capo

I pidocchi sono insetti ematofagi, cioè si nutrono di sangue, appartenenti all’Ordine Anopluri che conta ben 490 specie, tutte parassite. Sono animali specie-specifici, quindi ogni specie di pidocchio è adattata a un ben determinato ospite. Addirittura, per i pidocchi umani esistono tre specie associate a zone diverse del corpo: i pidocchi della testa (Pediculus humanus capitis) che infestano i capelli e il cuoio capelluto, quelli del pube (Pthirus pubis) comunemente noti come piattole per la forma del corpo appiattita, che vivono ancorati ai peli pubici e i pidocchi del corpo (Pediculus humanus corporis) che si muovono e attaccano le proprie uova alle fibre dei vestiti. La specializzazione è tale che ogni specie si è adattata a deporre le uova su un pelo con un determinato diametro. Delle tre specie, la più temibile, ma per fortuna la meno diffusa, è quella del corpo che può essere vettore di malattie epidemiche come il tifo esantematico, la febbre ricorrente o la febbre delle trincee; al contrario, il pidocchio del capo, non determina condizioni preoccupanti.

ciclo vitale pidocchi
Il ciclo vitale dei pidocchi, da uova a esemplare adulto

I pidocchi del capo sono di colore bianco-grigiastro, di dimensioni ridotte (da 1 a 3 millimetri) e per svilupparsi hanno bisogno di sangue umano. Lontano dall’uomo, gli adulti possono sopravvivere solo 1 – 2 giorni, mentre le uova possono resistere più a lungo, fino anche a 10 giorni. Non sono in grado di volare o saltare, ma solo di muoversi velocemente sui capelli e sul cuoio capelluto.

Per deporre le uova sono in grado di ancorarsi ai capelli grazie a robusti uncini posti sulle zampe. La femmina depone ogni giorno circa 8-10 uova, dette lendini, fino a un totale di circa 300 uova per ciclo vitale. Le lendini vengono posizionate in un punto specifico del fusto del capello, più o meno a 1 cm dal cuoio capelluto, in modo da mantenerle ben ancorate al capello e a una temperatura ottimale di sviluppo di  37 °C. Per questo, misurando la posizione della lendine rispetto alla cute si può calcolare approssimativamente il momento del contagio rispetto al tempo di allungamento dei capelli. Dopo 7-10 giorni, le uova si schiudono e nascono le ninfe che iniziano a nutrirsi del sangue dell’ospite, pungendo il cuoio capelluto e iniettando una saliva irritante, causa di intenso prurito, per poi diventare adulte nel giro di una settimana.

Sintomi e primi segnali di un’infestazione di pidocchi

L’ ispezione del cuoio capelluto, magari con l’aiuto di una lente d’ingrandimento, consente di individuare facilmente le lendini che all’apparenza somigliano a particelle di forfora, ma sono ben ancorate sul singolo capello. Si trovano concentrate prevalentemente a livello della nuca e vicino alle orecchie.

uova pidocchi capelli
Le uova dei pidocchi sono maggiormente concentrate nella parte del fusto più vicina al cuoio capelluto

Sono poi molto utili per una diagnosi immediata una serie ulteriore di indizi quali:

  • prurito intenso alla testa, soprattutto al livello della nuca e delle orecchie;
  • polverina nerastra su lenzuola e cuscini dovuta alle feci dei pidocchi.

Come anticipato, i pidocchi del capo non sono pericolosi in termini di trasmissione di malattie (come invece quelli del corpo), ma possono generare irritazioni e intenso prurito e può essere causa di dermatiti fastidiose, ma assolutamente curabili.

Come si trasmette e come prevenirla

La trasmissione dei pidocchi avviene per contatto diretto con capelli o oggetti contaminati: letti, cuscini, cappellini, asciugamani o pettini. Per questo è' un fenomeno molto frequente all’interno di comunità e in particolare nelle scuole materne e  primarie, dove i bambini giocano molto vicini e spesso si toccano i capelli o scambiano cappellini e pettini, favorendo l’eventuale contagio.

La prevenzione è l'arma più potente contro le infestazioni da pidocchi: è utile controllare di frequente il capo dei bambini, raccomandare loro di non scambiare con gli altri pettini e indumenti e soprattutto, avvisare tempestivamente la scuola o altri luoghi comunitari (come piscine o centri sportivi) per ridurre la diffusione.

Non sono invece utili, prodotti repellenti preventivi, perché le sostanze repellenti non sono efficaci se non in modo decisamente blando ed è poco utile tagliare i capelli molto corti. 

Come trattare la pediculosi

Se la pediculosi è confermata, è bene controllare tutti i componenti della famiglia ed è necessario seguire i consigli del pediatra e, in ogni modo, come indicato anche dall’Istituto Superiore di Sanità, si deve ricorrere a prodotti insetticidi specifici. In farmacia c’è una gamma di shampoo, lozioni o spray che vanno applicati seguendo accuratamente le indicazioni riportate sull’etichetta. I principi attivi più utilizzati sono l'estratto di piretro, i piretroidi di sintesi, la permetrina o il malation.

Ecco come fare il trattamento e i consigli dell'Istituto Superiore di Sanità:

  • effettuare il trattamento con prodotti specifici antiparassitari;
  • utilizzare un pettine a denti fitti, specifico per le infestazioni di pidocchi ed essenziale per eliminare le uova. Questa operazione va eseguita con pazienza e in modo accurato;
  • dopo 7-10 giorni dalla prima applicazione, ripetere il trattamento. Gli shampoo medicati sono efficaci nell’eliminare gli adulti, ma non le uova, per questo  per eliminare anche i nuovi pidocchi nati. Va poi ripetuto anche il passaggio con il pettine a denti fitti;
  • lavare e trattare indumenti e lenzuola a temperature superiori a 70° C

Un lavaggio con acqua e aceto è invece utile a rimuovere uova e pidocchi morti.

pettine a denti fitti pidocchi
Il pettine a denti fitti permette di eliminare accuratamente le uova di pidocchi, spesso resistenti ai trattamenti e ancorate al capello

Pediculosi in aumento: gli obblighi dei genitori

Contrariamente a quanto si pensa, i casi di pediculosi nella nostra penisola sono aumentati negli ultimi 30 anni, per lo più bambini tra i 3 e gli 11 anni, con una maggiore frequenza nelle bambine! È per questo fondamentale seguire i consigli e le direttive delle autorità sanitarie per ridurne la diffusione. Una Circolare del Ministero della Sanità, la n° 4 del 13 marzo 1998, fornisce indicazioni di comportamento in caso si verifichino casi di pediculosi.

I genitori dei ragazzi contagiati hanno l'obbligo di informare gli insegnanti in modo riservato e poi iniziare un trattamento dietro prescrizione medica. Gli studenti possono rientrare a scuola dopo aver effettuato il primo trattamento certificato dal medico curante. A oggi, non è sempre richiesto il certificato del medico curante, ma i genitori possono compilare un'autocertificazione, come indicato dalla scuola o dagli Uffici Scolastici Regionali.

Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views