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L’inizio dell’anno scolastico porta spesso con sé un aumento delle infestazioni da pidocchi (pediculosi), perché i bambini tornano a frequentare luoghi chiusi con contatti molto ravvicinati: in questo modo i pidocchi del capo (Pediculus humanus capitis) trovano le condizioni favorevoli per proliferare e diffondersi, passando dalla testa di un bambino a quella di un altro. E’ proprio il caso di dire che si tratta di un vero “gratta capo” per genitori e insegnanti, perché il sintomo più caratteristico è un intenso prurito. Innanzitutto, sfatiamo un mito: l'infestazione da pidocchi non dipende dalle condizioni igieniche e sociali di chi ne è colpito e può considerarsi un problema pediatrico cosmopolita. La trasmissione avviene solo per contatto diretto: il parassita, infatti, non è in grado di saltare o volare, ma si muove da un individuo all’altro solo in caso di stretta vicinanza delle teste o di oggetti appena contaminati come cappellini, cuscini o asciugamani. Inoltre, non è possibile il contagio da altri animali perché il pidocchio è specie-specifico. Colpisce principalmente bambini da 3 a 11 anni, è mediamente più frequente nelle bambine che nei bambini ed è meno comune nelle persone di colore. L'infestazione va trattata con appositi prodotti antiparassitari, ma le armi migliori sono la prevenzione e la collaborazione di genitori, insegnanti e sistema sanitario: la ritrosia dei genitori nel comunicare tempestivamente alla scuola che il proprio figlio è stato contagiato è spesso una delle cause di diffusione dell'infestazione.
Chi è e com'è fatto il pidocchio del capo
I pidocchi sono insetti ematofagi, cioè si nutrono di sangue, appartenenti all’Ordine Anopluri che conta ben 490 specie, tutte parassite. Sono animali specie-specifici, quindi ogni specie di pidocchio è adattata a un ben determinato ospite. Addirittura, per i pidocchi umani esistono tre specie associate a zone diverse del corpo: i pidocchi della testa (Pediculus humanus capitis) che infestano i capelli e il cuoio capelluto, quelli del pube (Pthirus pubis) comunemente noti come piattole per la forma del corpo appiattita, che vivono ancorati ai peli pubici e i pidocchi del corpo (Pediculus humanus corporis) che si muovono e attaccano le proprie uova alle fibre dei vestiti. La specializzazione è tale che ogni specie si è adattata a deporre le uova su un pelo con un determinato diametro. Delle tre specie, la più temibile, ma per fortuna la meno diffusa, è quella del corpo che può essere vettore di malattie epidemiche come il tifo esantematico, la febbre ricorrente o la febbre delle trincee; al contrario, il pidocchio del capo, non determina condizioni preoccupanti.

I pidocchi del capo sono di colore bianco-grigiastro, di dimensioni ridotte (da 1 a 3 millimetri) e per svilupparsi hanno bisogno di sangue umano. Lontano dall’uomo, gli adulti possono sopravvivere solo 1 – 2 giorni, mentre le uova possono resistere più a lungo, fino anche a 10 giorni. Non sono in grado di volare o saltare, ma solo di muoversi velocemente sui capelli e sul cuoio capelluto.
Per deporre le uova sono in grado di ancorarsi ai capelli grazie a robusti uncini posti sulle zampe. La femmina depone ogni giorno circa 8-10 uova, dette lendini, fino a un totale di circa 300 uova per ciclo vitale. Le lendini vengono posizionate in un punto specifico del fusto del capello, più o meno a 1 cm dal cuoio capelluto, in modo da mantenerle ben ancorate al capello e a una temperatura ottimale di sviluppo di 37 °C. Per questo, misurando la posizione della lendine rispetto alla cute si può calcolare approssimativamente il momento del contagio rispetto al tempo di allungamento dei capelli. Dopo 7-10 giorni, le uova si schiudono e nascono le ninfe che iniziano a nutrirsi del sangue dell’ospite, pungendo il cuoio capelluto e iniettando una saliva irritante, causa di intenso prurito, per poi diventare adulte nel giro di una settimana.
Sintomi e primi segnali di un’infestazione di pidocchi
L’ ispezione del cuoio capelluto, magari con l’aiuto di una lente d’ingrandimento, consente di individuare facilmente le lendini che all’apparenza somigliano a particelle di forfora, ma sono ben ancorate sul singolo capello. Si trovano concentrate prevalentemente a livello della nuca e vicino alle orecchie.

Sono poi molto utili per una diagnosi immediata una serie ulteriore di indizi quali:
- prurito intenso alla testa, soprattutto al livello della nuca e delle orecchie;
- polverina nerastra su lenzuola e cuscini dovuta alle feci dei pidocchi.
Come anticipato, i pidocchi del capo non sono pericolosi in termini di trasmissione di malattie (come invece quelli del corpo), ma possono generare irritazioni e intenso prurito e può essere causa di dermatiti fastidiose, ma assolutamente curabili.
Come si trasmette e come prevenirla
La trasmissione dei pidocchi avviene per contatto diretto con capelli o oggetti contaminati: letti, cuscini, cappellini, asciugamani o pettini. Per questo è' un fenomeno molto frequente all’interno di comunità e in particolare nelle scuole materne e primarie, dove i bambini giocano molto vicini e spesso si toccano i capelli o scambiano cappellini e pettini, favorendo l’eventuale contagio.
La prevenzione è l'arma più potente contro le infestazioni da pidocchi: è utile controllare di frequente il capo dei bambini, raccomandare loro di non scambiare con gli altri pettini e indumenti e soprattutto, avvisare tempestivamente la scuola o altri luoghi comunitari (come piscine o centri sportivi) per ridurre la diffusione.
Non sono invece utili, prodotti repellenti preventivi, perché le sostanze repellenti non sono efficaci se non in modo decisamente blando ed è poco utile tagliare i capelli molto corti.
Come trattare la pediculosi
Se la pediculosi è confermata, è bene controllare tutti i componenti della famiglia ed è necessario seguire i consigli del pediatra e, in ogni modo, come indicato anche dall’Istituto Superiore di Sanità, si deve ricorrere a prodotti insetticidi specifici. In farmacia c’è una gamma di shampoo, lozioni o spray che vanno applicati seguendo accuratamente le indicazioni riportate sull’etichetta. I principi attivi più utilizzati sono l'estratto di piretro, i piretroidi di sintesi, la permetrina o il malation.
Ecco come fare il trattamento e i consigli dell'Istituto Superiore di Sanità:
- effettuare il trattamento con prodotti specifici antiparassitari;
- utilizzare un pettine a denti fitti, specifico per le infestazioni di pidocchi ed essenziale per eliminare le uova. Questa operazione va eseguita con pazienza e in modo accurato;
- dopo 7-10 giorni dalla prima applicazione, ripetere il trattamento. Gli shampoo medicati sono efficaci nell’eliminare gli adulti, ma non le uova, per questo per eliminare anche i nuovi pidocchi nati. Va poi ripetuto anche il passaggio con il pettine a denti fitti;
- lavare e trattare indumenti e lenzuola a temperature superiori a 70° C
Un lavaggio con acqua e aceto è invece utile a rimuovere uova e pidocchi morti.

Pediculosi in aumento: gli obblighi dei genitori
Contrariamente a quanto si pensa, i casi di pediculosi nella nostra penisola sono aumentati negli ultimi 30 anni, per lo più bambini tra i 3 e gli 11 anni, con una maggiore frequenza nelle bambine! È per questo fondamentale seguire i consigli e le direttive delle autorità sanitarie per ridurne la diffusione. Una Circolare del Ministero della Sanità, la n° 4 del 13 marzo 1998, fornisce indicazioni di comportamento in caso si verifichino casi di pediculosi.
I genitori dei ragazzi contagiati hanno l'obbligo di informare gli insegnanti in modo riservato e poi iniziare un trattamento dietro prescrizione medica. Gli studenti possono rientrare a scuola dopo aver effettuato il primo trattamento certificato dal medico curante. A oggi, non è sempre richiesto il certificato del medico curante, ma i genitori possono compilare un'autocertificazione, come indicato dalla scuola o dagli Uffici Scolastici Regionali.