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L'indicatore debito pubblico/PIL è uno degli strumenti più utilizzati da analisti e investitori per valutare la sostenibilità del debito di un Paese e la sua capacità di far fronte agli obblighi finanziari. Questo rapporto consente di comprendere in che misura il debito pubblico (o sovrano) incida sull'economia nazionale e consente di paragonare il debito di un Paese rispetto ad altri. Entrare in difficoltà debitoria può essere un processo doloroso, che rischia di minacciare la stabilità macroeconomica e di compromettere lo sviluppo di un Paese per anni. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), che raccoglie 190 Paesi membri, gioca un ruolo chiave nel supportare le nazioni nella gestione dei rischi legati al debito e nella risoluzione delle difficoltà finanziarie. Rispetto all'indicatore debito/PIL, lo Stato più indebitato del mondo risulta essere il Sudan, seguito a stretto giro dal Giappone. L'Italia è al nono posto con un debito pubblico del 135%. Vista l'enorme differenza tra l'economia dei due Paesi nonché tra quella degli altri Stati nella classifica presente in questo articolo, va subito compreso che il dato va interpretato e non dà indicazioni assolute.
Cosa significa un rapporto Debito/PIL alto o basso?
Un rapporto debito/PIL elevato (ad esempio, superiore al 100% o addirittura al 200%) indica che un Paese ha un debito pubblico pari o superiore alla sua economia annuale. I Paesi con un debito elevato potrebbero affrontare difficoltà nel rifinanziare il proprio debito, soprattutto in periodi di bassa crescita economica o quando i tassi di interesse aumentano. Se questo rapporto cresce in modo insostenibile, potrebbe significare che il Paese ha difficoltà a ripagare i suoi debiti, o che il debito cresce più rapidamente del PIL.
Al contrario, un rapporto debito/PIL basso (ad esempio, inferiore al 50%) indica che un Paese ha un debito relativamente ridotto rispetto alla dimensione della sua economia. Ciò suggerisce una maggiore capacità di gestire il debito senza compromettere la crescita economica o la stabilità finanziaria.
È importante però sottolineare che un Paese con un debito elevato ma un PIL elevato (come nel caso del Giappone o degli Stati Uniti) potrebbe essere più capace di gestire il proprio debito rispetto a un Paese con un debito simile ma con un PIL più basso (come il Sudan). La capacità di generare reddito, tramite tasse, attività economiche e altre fonti, è infatti maggiore nei Paesi con economie robuste.
La classifica dei Paesi con un Debito/PIL superiore al 100% (2023)
Secondo i dati di Trading Economics, che raccoglie informazioni da fonti istituzionali autorevoli come il FMI, la Banca Mondiale, l'OCSE, Eurostat e altre agenzie governative, diversi Paesi hanno un debito pubblico che supera il valore del loro PIL annuale. Ecco una lista dei principali Paesi con un rapporto debito/PIL superiore al 100% nel 2023, ovvero quei Paesi il cui debito pubblico è maggiore del valore del PIL.
- Sudan – 256%
- Giappone – 255%
- Libano – 195%
- Singapore – 168%
- Eritrea – 164%
- Grecia – 162%
- Argentina – 155%
- Venezuela – 146%
- Italia – 135%
- Bhutan – 123%
- Stati Uniti – 122%
- Bahrein – 121%
- Cuba – 119%
- Capo Verde – 115%
- Francia – 111%
- Canada – 108%
- Spagna – 108%
- Sao Tomé e Príncipe – 105%
- Sri Lanka – 104%
- Belgio – 103%
- Mozambico – 101%
Il Sudan: Il Paese più indebitato al mondo
Nel 2023, il Sudan è il Paese con il rapporto debito/PIL più elevato al mondo, con un incredibile 256%. Questo elevato livello di indebitamento è il risultato di decenni di conflitti, instabilità politica e perdite di risorse vitali come il petrolio. Le cause principali di questa crisi debitoria sono quindi storiche, geopolitiche ed economiche, e continuano a mettere in difficoltà il Paese.
Il Giappone: Il Paese avanzato con il debito più alto
Anche tra le principali economie avanzate, troviamo tassi di indebitamento elevati. Il Giappone, ad esempio, ha un rapporto debito/PIL che supera il 255%, ovvero il debito pubblico giapponese è più di 2,5 volte il valore della sua economia annuale. Nonostante ciò, la grande dimensione dell'economia giapponese, la sua capacità di generare ricchezza e il fatto che la maggior parte del debito sia in realtà in mano a privati giapponesi (persone fisiche e aziende che hanno acquistato titoli di Stato) rendono questo debito relativamente sostenibile, anche se la situazione resta preoccupante sul lungo termine.
Il caso del debito sovrano degli Stati Uniti
Se prendessimo in considerazione il debito pubblico in termini assoluti, senza metterlo in relazione con il PIL, la classifica cambierebbe lievemente. Gli Stati Uniti, pur avendo un PIL elevatissimo (oltre 27.000 miliardi di dollari), presentano un debito pubblico di oltre 33.000 miliardi di dollari. Questo fa sì che il rapporto debito/PIL sia relativamente più basso (circa 122%), ma la cifra assoluta di debito resta comunque una delle più alte al mondo.
Il debito pubblico italiano
L'Italia si trova in una posizione delicata. Il suo debito pubblico, che supera il 135% del PIL, è il risultato di fattori storici, spesa pubblica elevata, crescita economica lenta e crisi finanziarie. Nonostante queste difficoltà, il Paese ha evitato una crisi del debito grazie al supporto della Banca Centrale Europea e a una gestione prudente delle finanze pubbliche. Tuttavia, la sostenibilità del debito italiano rimane una delle principali preoccupazioni per il futuro. Le riforme economiche messe in atto dai vari governi non sono sufficienti a garantire una riduzione significativa del debito, e la sfida per l'Italia sarà quella di trovare un equilibrio tra la riduzione del debito e la necessità di stimolare la crescita economica.
Il Brunei: il Paese con il tasso di indebitamento più basso
Infine, all'ultimo posto della classifica troviamo il Brunei, che rappresenta un caso eccezionale: con un debito/PIL di appena 2,3%, è il Paese con il tasso di indebitamento più basso al mondo nel 2023. Questo risultato è dovuto principalmente alla sua ricchezza derivante dalle risorse naturali, in particolare il petrolio e il gas. Grazie a queste risorse, il Brunei ha potuto evitare l'indebitamento per finanziare il suo bilancio e i suoi progetti. La stabilità politica e il controllo centralizzato delle risorse hanno ulteriormente contribuito a mantenere il Paese libero da grosse pressioni finanziarie.