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15 Dicembre 2025
12:30

Quanto costa organizzare le Olimpiadi? Da Parigi a Milano Cortina 2026 ecco chi paga per tutto

Organizzare le Olimpiadi costa miliardi di euro, ma perché così tanto? Finanziare i Giochi Olimpici è un lavoro molto complesso che coinvolge risorse pubbliche e private, in un equilibrio spesso fragile. Dai casi più virtuosi a quelli disastrosi, passando per Milano Cortina 2026, vediamo come si finanzia un'Olimpiade.

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Quanto costa organizzare le Olimpiadi? Da Parigi a Milano Cortina 2026 ecco chi paga per tutto
Un momento della Cerimonia di Apertura delle ultime Olimpiadi invernali, a Pechino nel 2022
Un momento della Cerimonia di Apertura delle ultime Olimpiadi invernali, a Pechino nel 2022 – via Wikimedia Commons

Quando un Paese e una (o più) città vengono scelti per ospitare i Giochi Olimpici, quello che inizia già dal giorno seguente all’assegnazione è un lungo e complicatissimo percorso organizzativo che coinvolge molti enti diversi chiamati a gestire diversi miliardi di dollari (o di euro, come nel caso di Milano Cortina 2026). Ci sono organizzazioni sportive, governi, amministrazioni locali e regionali, sponsor che in un arco di tempo relativamente breve devono far funzionare moltissime cose, gestire enormi budget pubblici e privati, senza poter arrivare in ritardo all’appuntamento e con il grande e complicato compito di capire cosa ne sarà, di tutto questo enorme lavoro, una volta terminati i Giochi. Definire con precisione il costo delle Olimpiadi è molto complicato, per i giochi invernali italiani del 2026 si stima un costo attorno ai 6 miliardi di euro. Ma come vengono distribuiti i costi, di che cifre stiamo parlando, e chi paga per tutto?

Chi organizza le Olimpiadi e quali sono i ruoli di ciascun ente

Quando si parla di Olimpiadi si sente spesso menzionare la sigla “CIO”: il Comitato Olimpico Internazionale (Comité International Olympique) è formalmente il proprietario dei Giochi Olimpici e detiene tutti i diritti relativi all’evento. Non è però il diretto organizzatore dei Giochi, ma incarica la città designata ad organizzarli tramite un accordo ufficiale denominato “Host City Contract”, in cui determina una serie di regole che dovranno essere seguite per “meritarsi” la possibilità di ospitare i Giochi. A questo punto la host city istituisce un comitato specifico che si occuperà dell’organizzazione vera e propria (nel caso delle prossime Olimpiadi la Fondazione Milano Cortina 2026), istituito appositamente per gestire tutto ciò che riguarda l’evento, dalla comunicazione alla vendita dei biglietti, passando per sicurezza, ospitalità, logistica, accreditamento di atleti e spettatori.

Non è però la Fondazione a gestire tutto ciò che riguarda le infrastrutture, perché solitamente la costruzione degli impianti, del villaggio olimpico e di altre strutture implica la gestione di fondi pubblici e di investimenti che resteranno poi al territorio anche dopo i Giochi, come per esempio strade o palazzetti. Nel caso delle prossime Olimpiadi Invernali è stata costituita la Società Infrastrutture Milano Cortina (Simico S.p.A.), partecipata dai Ministeri dell’Economia e dei Trasporti, dalle Regioni Lombardia e Veneto, dalle Province autonome di Trento e Bolzano. Lo stesso schema si era ripetuto anche ai Giochi di Parigi e nella maggior parte degli eventi olimpici precedenti, affiancando al Comitato organizzatore una società che si occupi delle infrastrutture. Il Comitato della host city si ritrova quindi in brevissimo tempo a dover assumere uno staff enorme, nell’ordine delle migliaia di persone, per poi cessare di esistere una volta terminati i Giochi.

Chi paga cosa e come vengono ripartiti i costi

Il finanziamento di un evento così grande e complesso coinvolge risorse pubbliche e private, in un equilibrio spesso fragile. Una buona parte di questi finanziamenti arriva direttamente dal CIO, che re-investe nell’organizzazione dei Giochi i suoi cospicui ricavi, derivanti da due fonti principali: la vendita dei diritti televisivi (61% dei ricavi) e gli accordi di sponsorizzazione con le grandi aziende che figurano come sponsor ufficiali dei Giochi Olimpici a livello globale (30% dei ricavi).

Il Comitato organizzatore può poi raccogliere ulteriori finanziamenti attraverso accordi con sponsor locali, vendita di biglietti per assistere agli eventi e merchandising. Le infrastrutture necessarie (arene, palazzetti, alloggi per gli atleti, strade, ferrovie) sono quasi sempre a carico pubblico e resteranno come “eredità olimpica” al territorio. Proprio la spesa pubblica è storicamente al centro di polemiche, poiché va ad impattare direttamente sul bilancio dello Stato. Un caso su tutti è la grande polemica nata attorno alla realizzazione della nuova pista di bob, skeleton e slittino a Cortina, con un costo previsto tra i 100 e i 120 milioni di euro.

Il CIO negli ultimi anni ha fatto grandi sforzi per promuovere Olimpiadi sempre più sostenibili e che vadano a ridurre l’impatto di spesa pubblica sull’organizzazione, e i prossimi Giochi ne sono un grande esempio: un evento diffuso su tutto l’arco alpino che sfrutta moltissime strutture già esistenti. D’altro canto però lo stesso CIO richiede garanzie riguardanti la modernità delle infrastrutture, rendendo in ogni caso necessari grandi investimenti di ristrutturazione e riqualificazione.

Quando costano davvero i Giochi Olimpici e cosa influenza il costo

Secondo il Comitato organizzatore, il costo totale per la realizzazione dei Giochi estivi di Tokyo 2020 è stato di 13 miliardi di dollari: 7,9 miliardi per la realizzazione delle infrastrutture, sia temporanee che permanenti, e 4,8 miliardi per tutte le spese operative. Vari enti di ricerca però stimano il costo reale di quelle Olimpiadi attorno ai 28 miliardi di dollari, cioè oltre il doppio rispetto al bilancio dichiarato ufficialmente. Questo perché dare una cifra su quanto davvero si spende per organizzare un’Olimpiade è complicatissimo e dipende da cosa si sceglie di includere nel calcolo. Secondo uno studio dell'Università di Oxford, se si considerano solo i costi relativi all’evento sportivo come impianti, organizzazione e logistica, la cifra media è di circa 5,2 miliardi di dollari per i Giochi estivi, 3,1 miliardi per quelli invernali (valori aggiustati al 2015).

Uno dei problemi più grandi però riguarda la stima iniziale del budget, che quasi mai viene rispettata, con risultati a volte disastrosi.
Il caso che viene ricordato come tra i peggiori della storia è quello dei Giochi estivi di Montreal 1976: presentati come una grande opportunità a basso costo per la città e per il Canada, superarono il budget preventivato del 720%, costringendo i cittadini a pagare tasse aggiuntive per 30 anni per poter rientrare dell’enorme debito maturato dalla città.

Ci sono però anche dei casi virtuosi: il più citato e riuscito è il modello di Los Angeles 1984, quando la città utilizzò in gran parte strutture già esistenti, riducendo drasticamente gli investimenti in infrastrutture, e chiudendo ottimi accordi riguardanti i diritti televisivi e le sponsorizzazioni: è uno dei rari casi in cui il bilancio finale dei Giochi fu positivo e non in rosso. Un altro caso studio è quello di Barcellona 1992: seppur con un budget molto elevato (poco meno di 10 miliardi di dollari rivalutati al 2015), la città sfruttò l’evento per trasformarsi completamente e passare da città industriale ad una delle mete turistiche più importanti d’Europa.

Per le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 le ultime stime parlano di costi vicini ai 6 miliardi di euro, di cui circa la metà destinati a opere pubbliche utili anche dopo il termine dei Giochi. Oltre il 70% delle opere finanziate sarà destinato a settori come mobilità, viabilità, trasporto ferroviario e rigenerazione urbana.

Definire con precisione il costo delle Olimpiadi è molto complicato ed è uno dei temi più dibattuti tra gli economisti che si occupano di grandi eventi. Quali costi sono realmente da imputare alle Olimpiadi? I dipendenti pubblici (come per esempio le forze dell’ordine) che lavorano all’evento rappresentano un costo “olimpico” o stanno solo svolgendo le loro quotidiane mansioni? I costi per la realizzazione delle infrastrutture pubbliche come strade, linee ferroviarie e metropolitane che migliorano il benessere delle città nel lungo periodo, vanno imputati nella loro totalità all'organizzazione olimpica? Un esempio pratico: l’Inalpi Arena di Torino, dove si tengono le ATP Finals di tennis oltre a numerosi concerti durante l’anno, è stata costruita in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006 (inaugurata con il nome di PalaIsozaki), con un costo di realizzazione vicino ai 90 milioni di euro. È un costo che va completamente imputato nel bilancio delle Olimpiadi torinesi o andrebbe ammortizzato negli anni? E nel caso della seconda opzione, in quanti anni? E se invece l’impianto non fosse stato utilizzato come previsto, come successe con la pista da bob di Cesana, chiusa nel 2011 pochi anni dopo i Giochi? Come andrebbe ammortizzato tale costo? Questi esempi fanno capire come non solo sia complicatissimo stabilire l’impatto economico reale delle Olimpiadi, ma come sia facile leggere i dati a proprio piacimento per ricavarne solo la parte più utile ai propri scopi.

Organizzare i Giochi: scommessa rischiosa o investimento garantito?

È evidente a questo punto che organizzare i Giochi Olimpici è una delle imprese più complesse e rischiose che un Paese o una città possa accettare. La struttura organizzativa coinvolge attori molto diversi tra loro, pubblici e privati, e richiede una combinazione di risorse e visione strategica che non permette errori o ritardi. Le edizioni che sono riuscite ad essere più “virtuose” sono quelle che hanno minimizzato la creazione di nuove infrastrutture, così come si è promessa di fare la Fondazione Milano Cortina 2026. Al contrario, quando si è cercato di fare grossi investimenti e portare cambiamenti radicali alla città, il risultato è stato spesso quello di costi e debiti fuori controllo. Fanno eccezione a questo ragionamento i Paesi che hanno organizzato i Giochi con grandi investimenti pubblici senza alcuna pretesa di “rientrare” nei costi, come nel caso di Pechino, in Cina (Giochi estivi nel 2008, invernali nel 2022) e Sochi, in Russia (Giochi invernali nel 2014).

Per sapere veramente quanto costeranno i Giochi di Milano Cortina 2026 servirà ancora molto tempo, e dovremmo prepararci a leggere e sentire cifre probabilmente molto distanti tra loro, che per assurdo potrebbero essere tutte corrette, ma nate da criteri di valutazione differenti.

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