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22 Agosto 2024
15:42

Robot abissali scoprono anfore di 2200 anni fa in un relitto tra l’Elba e Pianosa

Le antiche anfore e altri preziosi reperti di epoca romana sono state scoperte tramite due ROV abissali in un relitto a più di 600 metri di profondità tra l'isola d'Elba e l'isola di Pianosa.

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Robot abissali scoprono anfore di 2200 anni fa in un relitto tra l’Elba e Pianosa
Anfore recuperate all'Elba

In un antico relitto a oltre 600 metri di profondità nelle acque del Mar Tirreno tra l'Elba e Pianosa il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università Ca' Foscari di Venezia ha scoperto anfore e altri preziosi reperti di epoca romana grazie a robot abissali messi a disposizione dalla Fondazione Azionemare, che aveva individuato il relitto insieme ad altri due antichi relitti.

Il relitto "Dae 27", come è stato nominato dagli archeologi subacquei, situato a oltre 600 metri di profondità tra l'isola d'Elba e l'isola di Pianosa, conteneva tegole, coppi e anfore. "Dae" è un abbreviazione di "Daedalus", il nome del catamarano della fondazione usato per le ricerche dei relitti. I robot usati per il recupero di questi materiali sono stati due ROV abissali, chiamati "Multi Pluto" e "Pluto Palla", sviluppati da Guido Gay, fondatore di Azionemare e scopritore di moltissimi relitti. I ROV sono stati messi a disposizione dell'università dalla fondazione stessa. Tra i reperti recuperati ci sono una tegola, un'anfora Dressel 1 e una brocca, databili tra il II e I secolo a.C., le ultime fasi dell'epoca repubblicana di Roma.

Pluto Palla
Guido Gay con il ROV Pluto Palla a bordo del catamarano Daedalus nel 2012. Credit: Catamarano Daedalus

Il buon esito delle ricerche su Dae 27 ha spinto gli studiosi a concentrarsi su altri due antichi relitti del Tirreno, anch'essi individuati da Azionemare. Le indagini si sono concentrate sui relitti Dae 7 e Dae 39. Il primo relitto si trova a oltre 400 metri di profondità vicino all'isola di Gorgona, ed è costituito da un carico di anfore greco-italiche del IV-III secolo a.C., purtroppo parzialmente danneggiato dalla pesca a strascico. Le anfore greco-italiche erano prodotte in Italia meridionale in piena età repubblicana, per il trasporto del vino. Il secondo relitto, non molto distante, situato a quasi 600 metri di profondità, è ben conservato, ed è composto da un carico di anfore Dressel 1B del I secolo a.C. Una delle anfore, assieme a una brocca, è stata recuperata con l'ausilio del ROV.

Immagine
Calo del ROV dal catamarano, fotografato nel 2012. Credit: Catamarano Daedalus

Tutti i reperti recuperati dai robot sono attualmente in fase di studio. È stato inoltre realizzato un rilievo digitale fotogrammetrico per creare un modello tridimensionale del carico, utile agli archeologi per analizzare le imbarcazioni nel loro complesso. Il progetto di ricerca è nato dalla fruttuosa collaborazione fra l'Università di Venezia e la Fondazione Azionemare, che hanno ciascuna messo a disposizione conoscenze multidisciplinari per la tutela del patrimonio archeologico sommerso.

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