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Ci sono piccoli gesti automatici, che a volte si tramandano per generazioni e che spesso facciamo senza ragionarci troppo su. Molti di noi, per esempio, aprono l'acqua fredda nel lavello prima di gettare l'acqua bollente della pasta, per paura che questa possa danneggiare i tubi di scarico. Ma ha davvero senso farlo? In realtà, no: se gli impianti sono in metallo non è una pratica rischiosa, questi sono in grado di sopportare temperature molto alte. Anche nei casi in cui i tubi siano in plastica (per esempio in polipropilene o polivinilcloruro), la loro temperatura di fusione è di circa 170°C, molto più alta della temperatura dell'acqua bollente. Inoltre, il tempo di contatto con i tubi è molto breve: l'acqua che scoliamo nel lavello viene velocemente indirizzata ai tubi di scarico e all'impianto idraulico nel muro. Dovremmo invece stare attenti al lavello in sé, soprattutto se è fatto di materiali come quarzo e granito che sono suscettibili agli sbalzi di temperatura (shock termici) tra temperatura ambiente e acqua bollente: potrebbero crearsi crepe che a lungo andare rovinerebbero il materiale.
L’acqua bollente è rischiosa per i tubi di scarico?
Quando gli impianti sono in metallo non c'è da temere, ma in presenza dei diffusissimi tubi in plastica possono sorgere molti dubbi. Polimeri come il Polipropilene (PP) e il Polivinilcloruro (PVC) hanno temperature di fusione intorno ai 170 °C, modificabili con l'aggiunta di stabilizzanti. A essere davvero importante è però la cosiddetta "temperatura di rammollimento di Vicat", una temperatura a cui il polimero comincia a perdere rigidità strutturale fino a essere deformato da un ago durante un test standard.
Per il PP la temperatura di rammollimento è decisamente più alta del PVC perché è di 118 °C, se puro, ma con l'aggiunta di polvere di ferro può raggiungere i 150 °C, rendendo questa plastica molto indicata per il contatto con acqua calda. Il PVC ha invece una resistenza al calore inferiore, con rammollimento intorno ai 75 °C.

In ogni caso, versando l'acqua nel lavello la maggior parte scorrerà rapidamente verso lo scarico a muro, senza creare troppi problemi per le plastiche dei tubi di scarico. Queste infatti sono normalmente a temperatura ambiente prima dello scarico dell'acqua e questa passerebbe troppo velocemente per poter scaldare e rammollire i tubi: condizioni molto diverse dai test di Vicat, durante i quali la temperatura dell'oggetto è costante e aumentata grado per grado fino al cedimento del pezzo.
Possiamo quindi continuare a versare l'acqua di cottura nel lavello, come del resto fanno da decenni molti di noi: soprattutto per l'uso domestico, i tubi in plastica sono in grado di resistere al calore delle acque scaricate.
L'acqua calda può aiutare, inoltre, a eliminare residui di grasso o organici aderenti alle tubazioni, come residui di sapone o olii derivanti dai lavaggi delle stoviglie: un vantaggio per i nostri tubi, meno per le fognature, dove questi residui possono ricondensare. Questo è anche uno dei motivi per cui in molti stati, come l'Italia o la Finlandia, gli scarichi degli impianti industriali hanno limiti massimi di temperatura tra i 40 o 45 °C: soprattutto in presenza di trappole per grassi, il passaggio di acqua ad alte temperature favorirebbe lo scarico di grassi che devono invece essere catturati e trattati come rifiuto.
I materiali dei lavelli
E per quanto riguarda i lavelli stessi? La resistenza al calore varia, ovviamente, da un materiale all'altro. I lavelli in metallo, probabilmente il genere più diffuso nelle cucine moderne, sono sicuramente in grado di resistere al calore dell'acqua: l'acciaio, come molti altri metalli e leghe, è un ottimo conduttore di calore ed è in grado di distribuire rapidamente l'energia sulla sua superficie. Le temperature di fusione sono inoltre molto distanti da quella dell'acqua bollente: l'acciaio inox fonde oltre i 1400°C.

Per quanto riguarda invece materiali compositi come il granito o il quarzo, il discorso è un po' più complicato. Questi materiali sono detti compositi proprio perché, oltre alle parti minerali (polvere di granito e polvere di quarzo), sono composti da percentuali di resine organiche, necessarie per aggregare e stabilizzare le polveri nelle forme desiderate.
Questi materiali sono mediamente resistenti al calore, al punto da poter sopportare anche brevi contatti diretti con pentole calde. Nonostante questo, però, sarebbe necessaria una maggior cautela nel versare l'acqua bollente in lavelli di quarzo o granito, soprattutto se fatti di materiale puri, magari distribuendola nell'intero lavello: sono infatti particolarmente suscettibili agli sbalzi di temperatura e in questo modo si eviterebbero shock termici eccessivi su una piccola area, per ridurre il rischio di formazione di crepe e altri danni. L'utilizzo di materiali compositi con le resine organiche permette di aumentarne la stabilità anche agli shock termici, ma sono comunque meno resistenti dell'acciaio inox.