Una società di biotecnologia e ingegneria genetica, l'americana Colossal Laboratories & Sciences, tenterà l'ambizioso progetto di de-estinzione per riportare in vita il Dodo (Rhapus cucullatus), un uccello appartenente alla famiglia Columbidae (la stessa degli odierni piccioni e colombi, per intenderci), originario dell'isola di Mauritius che si è estinto 500 anni fa. Questa società è conosciuta come la "The De-Extintion Company", grazie ai suoi progetti finalizzati a far "resuscitare" i mammut e la tigre della Tasmania. Sembra quasi un nuovo capitolo di Jurassic Park, in cui gli scienziati del miliardario John Hammond erano stati in grado di riportare in vita i dinosauri. Vediamo insieme in questo articolo quando e perché il dodo si estinse e come potrebbe essere possibile riportarlo in vita, sfruttando il DNA di un surrogato di questa specie.
Attenzione: dal punto di vista etico la de-estinzione è un argomento dibattuto e controverso. Noi affronteremo l'argomento dal punto di vista prettamente scientifico e tecnico, raccontandovi dei progressi raggiunti dall'ingegneria genetica.
Come funziona la tecnologia di de-estinzione che potrebbe riportare in vita il dodo
Per riuscire a portare alla luce un essere vivente con determinate caratteristiche fisiche, è strettamente necessario avere tutte le "istruzioni" necessarie. Dove si trovano queste informazioni? Nel DNA presente all'interno delle cellule. Il DNA di dodo è in nostro possesso e le informazioni presenti al suo interno sono già state "lette": in genetica si dice che il DNA è stato sequenziato. Ecco, avendo le istruzioni a disposizione ora è tecnicamente possibile partire con il progetto di "de-estinzione".
Oltre al sequenziamento del DNA della specie che si vuole "resuscitare", è fondamentale avere una specie animale con un patrimonio genetico il più simile possibile all'animale in questione. Nel nostro caso, il piccione delle Nicobare (specie Caloenas nicobarica) è perfetto perché rappresenta la specie vivente più "vicina" ai dodo, geneticamente parlando.
Come l'ingegneria genetica utilizzerà il DNA di dodo
A questo punto entra in gioco l'ingegneria genetica. Concettualmente gli scienziati della Colossal, con i 150 milioni di dollari di finanziamento a loro disposizione, andranno a modificare il genoma del Piccione delle Nicobare, per cercare di replicare il genoma del Dodo, in modo che possa funzionare. Una volta fatte queste modifiche, il genoma modificato viene impiantato nella cellula uovo del Piccione in modo che possa svilupparsi e diventare un embrione "funzionante".
Domanda: l'animale che potrebbe nascere grazie a questa tecnologia sarà identica al dodo originale? Non al 100%, ma sarà una versione molto simile. Gli è stato attribuito quindi il nome di dodo funzionale. Inoltre, se il piccolo Dodo dovesse nascere, sarà interessante capire come fare affinché questa specie possa avere l'habitat giusto per adattarsi bene. Il punto è che creare un uccello col genoma del Dodo non significa ricreare il Dodo in tutto e per tutto, perché non ci sarà comunque nessuno ad insegnare a quell'animale come "essere un dodo".
Quando e perché il dodo si estinse
Ora che abbiamo visto quale tecnologia utilizzerà la start-up Colossal Biosciences per tentare la "de-estinzione", vediamo quanto tempo fa e come mai l'uccello della famiglia Columbidae si estinse.
L'evoluzione di questo animale lo portò all'incapacità di volare e dunque all'impossibilità di migrare da un habitat all'altro. Il dodo, infatti, si trovava solo nell'isola di Mauritius, un luogo per lui sicuro: non erano presenti predatori che potessero minacciare la sua sopravvivenza. Purtroppo però, con l'arrivo dei coloni olandesi nel XVII secolo, il dodo entrò in difficoltà con l'immissione nel suo habitat degli animali portati dall'uomo: cani, gatti, ratti e maiali. Le uova di dodo, infatti, erano diventate una preda prelibata sia per gli animali che per i coloni. Questo generò uno squilibrio devastante per i dodo, i quali non riuscirono più a riprodursi e conseguentemente si estinsero.