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10 Luglio 2024
11:00

Perché sentiamo il telefono vibrare quando non è vero? La psicologia della “vibrazione fantasma”

La dipendenza dal cellulare può provocare allucinazioni tattili come la “ringxiety”, ovvero quella sensazione che il proprio smartphone stia vibrando o squillando quando in realtà non lo sta facendo. Ecco perché si verifica la "sindrome da vibrazione fantasma" e come contrastare il fenomeno.

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Perché sentiamo il telefono vibrare quando non è vero? La psicologia della “vibrazione fantasma”
vibrazioni fantasma cellulare

Se vi è capitato di sentire vibrazioni “fantasma” provenire dal cellulare – ovvero quella percezione che si verifica nel momento in cui ci sembra che lo smartphone stia vibrando o squillando quando in realtà non lo sta facendo – sappiate che siete in buona compagnia. Secondo uno studio, questo fenomeno ha colpito l'80% dei partecipanti ed evidentemente questo dato non si discosta molto dalla realtà, visto che molti di noi hanno provato una simile esperienza almeno una volta nella vita. In alcuni casi, queste “vibrazioni fantasma” potrebbero essere dovute alla dipendenza da smartphone e social network, che rende ipersensibili agli stimoli gratificanti.

Cos'è la sindrome da vibrazione “fantasma”

La sindrome della vibrazione fantasma, conosciuta anche come ringxiety, fauxcellarm o phonetom, è quella particolare sensazione che fa credere a una persona che il suo cellulare stia vibrando o squillando, anche quando in realtà non lo sta facendo. Stando a quanto affermato dal dottor Michael Rothberg, questa in realtà non è una vera e propria sindrome, bensì sarebbe più appropriata definirla come allucinazione tattile. In altre parole, il cervello avverte una sensazione che in realtà non esiste.

Le cause delle vibrazioni fantasma non sono ancora chiare, anche se svariate ricerche suggeriscono che possa essere un uso eccessivo del cellulare a scatenare il fenomeno. Le vibrazioni iniziano solitamente a manifestarsi dopo uno o più mesi di utilizzo intenso del telefono. Potrebbe succedere che la corteccia cerebrale interpreti in modo del tutto errato altri stimoli sensoriali – per esempio fisiologiche contrazioni muscolari – facendo credere alla persona affetta dall'allucinazione tattile che si tratti effettivamente di vibrazioni provenienti del telefono.

Daniel Kruger, un ricercatore dell'Università del Michigan, suggerisce che le vibrazioni fantasma siano un chiaro sintomo della dipendenza da cellulare. Kruger, infatti, ha affermato:

Quando le persone hanno delle dipendenze, si verifica un fenomeno in cui sono ipersensibili agli stimoli associati a uno stimolo gratificante. Questo studio fornisce una vera intuizione e forse qualche prova che le persone possono avere una vera dipendenza dall'uso del cellulare.

Chi soffre di questa condizione prova ansia per squilli, vibrazioni o notifiche che non ci sono. Questo fenomeno è dovuto alla nostra sensibilità ai toni tra 1000 e 6000 Hz, la gamma in cui rientrano spesso le suonerie dei cellulari.

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Come contrastare la dipendenza dalla tecnologia

Se vi accorgete di essere particolarmente soggetti al fenomeno della ringxiety a causa di una possibile dipendenza dalla tecnologia, provate a mettere in atto i seguenti suggerimenti, valutando naturalmente anche la possibilità di farvi seguire da un bravo psicoterapeuta che possa supportarvi nel vostro percorso di digital detox.

  1. Disattivate le notifiche: la continua ricezione di notifiche porta inevitabilmente a usare maggiormente lo smartphone e, quindi, a incappare nel fenomeno della vibrazione fantasma. Disattivando le notifiche non necessarie (come quelle provenienti dai social network) potreste riscontrare una riduzione del fenomeno.
  2. Attivate funzioni di limitazioni d'utilizzo: su iPhone, su molti smartphone Android e su varie app di social network è possibile attivare funzioni che vanno a limitare l'uso del telefono e/o dei propri account social una volta raggiunta una certa soglia d'utilizzo.
  3. Tornate ad annoiarvi: per quanto possa risultare difficile, riscoprire il valore della noia può consentire al nostro cervello di rielaborare la grande quantità di informazioni che immagazzina ogni giorno. Per usare le parole di Cal Newport, professore associato presso la Georgetown University, «se vi esponete solo a informazioni interessanti e vi nutrite di stimoli, ma non vi prendete il tempo per pensare davvero […] probabilmente state ricavando solo una piccola parte del loro valore potenziale».
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