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17 Dicembre 2021
16:49

Sovrappopolazione: sull’ambiente impatta di più lo stile di vita. Lo confermano i dati

La sovrappopolazione potrebbe sembrare la causa di tutti i nostri mali: fame, povertà, epidemie, guerre, riscaldamento globale. Ma è davvero così?

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Sovrappopolazione: sull’ambiente impatta di più lo stile di vita. Lo confermano i dati
Copertina-Sovrappopolazione

Quando sentiamo parlare di sovrappopolazione, il primo pensiero che ci viene in mente è "siamo troppi sul Pianeta: è questa la causa principale di problemi come il riscaldamento globale, la povertà, la sottoalimentazione, le epidemie e le guerre". In effetti, i dati del 2021 ci mostrano che nel mondo ci sono quasi 8 miliardi di persone. Tuttavia, la sovrappolazione, cioè l'eccesso di popolazione presente in un determinato territorio (rispetto alle sue capacità di sostenerla), è solo uno dei fattori che incidono nel nostro rapporto con la Terra e non è il più impattante. Il peso principale va assegnato allo stile di vita delle società.

L'esplosione demografica da inizio ‘800 a oggi

Sulla Terra siamo ormai quasi 8 miliardi e il dato è ancora più impressionante se osservato in un grafico. Ci siamo moltiplicati, infatti, in pochissimo tempo: siamo passati da 1 miliardo di abitanti (inizio ‘800) a oltre 7,8 miliardi (2021) in poco più di due secoli, dopo millenni di sostanziale calma piatta.

Crescita-popolazione-mondiale

In termini assoluti, una simile crescita di popolazione ha sicuramente avuto e continua ad avere delle conseguenze enormi sullo sfruttamento del Pianeta e sul suo popolamento. È banale: molte più persone significa da un lato molte più risorse consumate (materie prime, fonti energetiche, spazio) e dall'altro anche molti più prodotti di scarto (rifiuti, inquinamento, emissioni di gas serra).

Sembrerebbe intuitivo, perciò, che l'aumento di popolazione sia la causa primaria di tutti i nostri mali: il riscaldamento globale, la povertà, la sottoalimentazione, le epidemie, le guerre. E quindi ecco il pensiero comune che si esprime di nuovo: "abbiamo superato la soglia di sovrappopolazione! Solo diminuendo di numero il Pianeta potrà davvero salvarsi!".

Save-the-Planet

Il miglioramento della qualità della vita

Al di là che il Pianeta si salverà a prescindere e tutt'al più sarà l'umanità a scomparire, la questione posta in questo modo è riduttiva: in passato povertà, epidemie, fame e guerre ci sono sempre state. Anzi, in proporzione, i principali indicatori di benessere, ad esempio l'aspettativa di vita alla nascita, la mortalità infantile, il grado di analfabetismo e la quantità di persone sotto la soglia di povertà (vedi il grafico sottostante) erano molto peggio un tempo rispetto ad adesso, quasi sempre anche nei continenti e nei Paesi più poveri. Il miglioramento della qualità della vita, perciò, non solo ha contribuito a determinare l'esplosione demografica, ma continua a espandersi proporzionalmente verso quote sempre maggiori di popolazione.

Grafico-poverta-estrema

L'impatto dell'uomo sulla Terra

D'altro canto l'impatto dell'umanità su alcuni equilibri del Pianeta è cresciuto. È aumentato il consumo di acqua, suolo, minerali ed energia, ad esempio. Lo stesso si può dire rispetto alla produzione di rifiuti e alle emissioni di gas serra in atmosfera, in particolare di CO2, che hanno determinato e stanno determinando un aumento della temperatura media terrestre e quindi il cosiddetto riscaldamento globale.
Ma davvero è colpa della sovrappopolazione? Anche in questo caso la risposta è: non solo.
Per capirlo, possiamo fare ricorso a una famosa formula che in maniera molto semplificata può descrivere l'impatto dell'umanità sulla Terra:

I = P x A x T

  • "I" sta per impatto delle attività umane sull'ambiente
  • "P" corrisponde al numero di persone
  • "A" rappresenta i consumi medi di risorse, energia e spazio del singolo individuo
  • "T" è la tecnologia: quanto più è efficace ed efficiente tanto più l'impatto umano sull'ambiente diminuisce

"P", cioè il numero di persone (nel nostro caso la popolazione mondiale), incide solo in parte sull'impatto che abbiamo sul Pianeta: è uno di tre fattori. In realtà, conta moltissimo lo stile di vita che conduciamo, cioè "A". Quest'ultimo, infatti, determina i consumi ed è un fattore incredibilmente variabile, oltre che a livello individuale, in base al Paese o alla regione del mondo in cui si vive. Ecco un esempio: tornando alla CO2 e semplificando, il 50% più povero della popolazione mondiale (3,5 miliardi di persone) è responsabile solo di circa il 10% delle emissioni globali, mentre il 10% più ricco produce circa il 50% delle emissioni.

Insomma, attualmente le nostre abitudini di consumo sono determinanti e hanno un impatto superiore al numero di individui presenti sul Pianeta. È la cosiddetta "impronta ecologica", la misura del nostro consumo di risorse della Terra, molto più alta nei Paesi più ricchi e sviluppati che in quelli più poveri.

Impronta-ecologica-mondiale
Quanti Pianeti come la Terra ci servirebbero se tutti vivessimo come un cittadino di…

A scala globale e in termini assoluti, si può quindi parlare fin a un certo punto di "sovrappopolazione". È più corretto evidenziare che l'allocazione e il consumo di risorse, energia e spazio sono disarmonici e andrebbero maggiormente bilanciati. Ma come?

Nuovi modelli di sviluppo e progresso tecnologico

Difficilmente si può chiedere a persone abituate a un certo tenore di vita (come i cittadini dei Paesi più ricchi) di cambiarlo, soprattutto in tempi brevi e in termini apparentemente "peggiorativi". Allo stesso tempo non si può negare a chi invece non ha mai raggiunto un simile tenore di vita (come i cittadini dei Paesi in via di sviluppo) di fare di tutto pur di ottenerlo. In linea generale, infatti, l'uomo tende sempre verso il miglioramento del proprio benessere.

Lo stesso si può dire rispetto alla volontà di far diminuire la popolazione globale. Le leggi di controllo delle nascite (vedi le politiche cinesi sul figlio unico in vigore dal 1979 al 2013) sono mal digeribili dalle persone e sono controproducenti per i Paesi che le mettono in atto, in quanto producono un invecchiamento della popolazione e di conseguenza una diminuzione della capacità innovativa e produttiva e un aumento dei costi sociali.

Popolazione-Paese

Tornando all'equazione dell'impatto umano sull'ambiente, quindi, i fattori "P" e "A" sono difficili da modificare in tempi brevi. È a questo punto, però, che vengono in aiuto all'umanità la scienza e il progresso tecnologico ("T").

Stile-di-vita-sostenibile

Da un lato, grazie alla ricerca scientifica, conosciamo sempre meglio il Pianeta e il nostro impatto su di esso; dall'altro, riusciamo a sviluppare sempre più velocemente soluzioni tecniche e tecnologiche per ridurre proprio tale impatto. La scienza e la tecnologia, cioè, ci permettono di modificare i nostri stili di vita in termini quasi sempre migliorativi sia a livello concreto che percepito. Naturalmente non da un giorno all'altro: ci vuole comunque tempo.

La transizione verso nuovi modelli di sviluppo e nuove abitudini di consumo è lenta perché è complesso modificare un sistema formatosi su certe strutture e dinamiche, ma i risultati si vedono. Negli ultimi anni, ad esempio, sta diminuendo il tasso di deforestazione, sta aumentando la quota di rifiuti riciclati e di fonti rinnovabili utilizzate per produrre energia, stanno venendo trovate sempre più soluzioni per ridurre il consumo di carne, in particolare quella rossa (la cui produzione utilizza suolo e acqua in proporzioni drammatiche).

Tecnologie-per-l'ambiente

Insomma, se i Paesi più ricchi e industrializzati proseguiranno in questo tipo di transizione e aiuteranno e sosterranno finanziariamente i Paesi in via di sviluppo a passare più o meno direttamente a un assetto sostenibile, il fattore "A" verrà sensibilmente ridotto. E per quanto riguarda la "P" (numero di persone), invece?

Popolazione mondiale: trend futuro

Culle-vuote

In assoluto è vero che il Pianeta non può sostenere una crescita demografica illimitata, in quanto è un sistema chiuso con risorse limitate. Tuttavia, anche la stessa "P" in futuro diminuirà quasi certamente: lo dicono, tre le altre, le previsioni dell'ONU. Come abbiamo visto, infatti, il progresso tecnologico e la transizione verso nuovi modelli di sviluppo stanno portando a un miglioramento dei principali indicatori di benessere. E i dati socio-economici e demografici relativi soprattutto ai Paesi più ricchi del mondo dimostrano che un maggiore benessere porta statisticamente a un calo progressivo delle nascite e quindi, alla lunga, a una diminuzione della popolazione.

Lo sviluppo economico, insomma, frena il tasso di fertilità di una popolazione, in primis per i costi associati al mantenimento o al miglioramento del tenore di vita. Non a caso, sia nei Paesi più ricchi, sia in quelli in via di sviluppo si fanno sempre meno bambini: persino l'Africa, il continente più povero del Pianeta, ha un tasso di fertilità ancora alto, ma in discesa. Questo fa sì che la crescita della popolazione globale stia rallentando vistosamente: secondo le stime dell'ONU, intorno al 2100 toccheremo poco meno di 11 miliardi di abitanti. Dopodiché il trend dovrebbe stabilizzarsi e, in teoria, diminuire, in linea con quello che accade nei Paesi più ricchi.

D'altro canto, si verificherà un altro grave problema: la percentuale di bambini e giovani sarà sempre più ridotta e quindi saremo sempre più vecchi, con tutte le problematiche socio-economiche che questo comporta.

Invecchiamento-popolazione

È una questione che abbiamo già trattato a proposito dell'Italia. Nel censimento relativo al 2020 dell'Istat, infatti, è emersa in modo evidente una condizione di declino demografico: nel nostro Paese, al momento, per ogni bambino sotto i 6 anni si contano cinque anziani sopra i 65.

Bibliografia
I trend e i dati utilizzati per la realizzazione di questo articolo sono reperibili sul sito Our World in Data.

Classe ‘88, sono laureato in Scienze Geografiche e prima di Geopop ho lavorato per lo sviluppo di progetti socio-ambientali, scritto un romanzo di viaggio, insegnato Geografia, Storia e Lettere alle superiori e fatto divulgazione su YouTube e RaiGulp. Viaggiare e raccontare il mondo è la mia passione: geopolitica, luoghi, usi e costumi, storie… Da bambino adoravo Piero Angela e Indiana Jones.
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