L'Italia importa il 95% circa del proprio gas naturale dall'estero e, di questo, il 38% circa proviene dalla Russia. Visto l'inasprirsi della crisi russia-ucraina e l'evoluzione del conflitto a causa dell'invasione del Paese da parte di Mosca, ci si chiede sempre più spesso cosa si potrebbe fare nel caso in cui la Russia decida di chiudere i rubinetti del gas naturale diretti verso l'Europa, andando a colpire non solo l'Italia ma anche altri Paesi, come la Germania. È una questione seria, tanto che anche il Governo italiano ha ipotizzato addirittura di riaprire le centrali a carbone per sopperire a questa mancanza. Senza farci prendere dal panico, andiamo a vedere cosa potrebbe accadere e quali sono le soluzioni possibili a nostra disposizione.
Le soluzioni dell'Italia per l'emergenza energetica
Se la Russia dovesse chiudere i rubinetti, l'Italia potrebbe essere costretta a fronteggiare una crisi energetica. Ma quali contromisure avremmo a nostra disposizione? Andiamo a vedere per prime le soluzioni a "breve termine":
- Utilizzare il gas naturale stoccato nei giacimenti; la capacità dei giacimenti italiani è pari a circa di 17 miliardi di metri cubi, di cui circa 4,5 sono strategici; per avere un confronto, ogni anno l'Italia consuma circa 70 miliardi di metri cubi di gas naturale;
- Acquistare più gas naturale da altri Paesi come Olanda, Norvegia, Algeria, Azerbaijan e Libia;
- Aumentare le forniture di GNL da USA e Qatar;
- Riapertura temporanea delle 7 centrali a carbone in Italia.
A queste si possono poi aggiungere altre soluzioni a medio e lungo termine", come:
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- Intensificare gli sforzi sull'energia rinnovabile;
- Aumentare la produzione interna di gas (medio termine, qualche anno);
- Re-introdurre centrali nucleari, dal momento che da un punto di vista esclusivamente energetico potrebbero coprire buona parte del nostro fabbisogno;
- Utilizzo dell'idrogeno;
- Utilizzo della fusione nucleare (a lungo termine).
L'utilizzo del nucleare (fissione) potrebbe essere parte della soluzione ma, oltre ad essere un argomento estremamente delicato, avrebbe tempi di messa in opera lunghi.
Perché non si parla di rinnovabili nel breve termine?
Vale la pena spendere due parole in più in merito alle rinnovabili, andando a motivare più nel dettaglio per quale motivo non possano essere considerate delle soluzioni valide nel breve termine. In particolare le due principali motivazioni sono:
- hanno tempi di messa in opera molto lunghi – sicuramente superiori a quelli che possiamo permetterci in caso di chiusura dei rubinetti di gas russo;
- fonti rinnovabili come solare ed eolico possono essere sifficienti per alimentare case o piccole fabbriche, ma industrie come quella metallurgica o dei trasporti pesanti hanno bisogno di molta più energia. Il solare e l'eolico infatti hanno una densità energetica molto più bassa rispetto agli idrocarburi.
Lo stesso discorso vale anche per geotermico e idroelettrico: in tutti questi casi sono necessari tempi di progettazione e costruzione decisamente lunghi, rendendole tutte soluzioni inattuabili nel giro di poche settimane/mesi.