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Streaming illegale: come funziona l’IPTV e lo scudo “anti-pezzotto” Piracy Shield

Qual è la tecnologia che c'è dietro uno streaming illegale? Che cos'è il Piracy Shield e come fa a bloccare chi usa l'IPTV, il cosiddetto "pezzotto", il decoder che permette di vedere contenuti piratati.

A cura di Videostorie
29 Marzo 2024
18:30
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Streaming illegale: come funziona l’IPTV e lo scudo “anti-pezzotto” Piracy Shield
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Qual è la tecnologia che c’è dietro lo streaming illegale? Com’è possibile che si riescano a vedere online partite o film che dovrebbero essere a pagamento? Il segreto sta nel cosiddetto "pezzotto" che deriva da un termine termine  napoletano che significa "falsificato", è un decoder illegale che collegato al televisore permette di vedere partite, film e serie tv in maniera illegale. Il "pezzotto" sfrutta la tecnologia IPTV, ovvero un sistema di trasmissione di programmi tv in streaming, quindi senza l’antenna o il satellite. Vediamo nel dettaglio quando l'IPTV diventa illegale, come i pirati informatici riescono a trasmettere contenuti illegali e come funziona il Piracy Shield, ovvero il cosiddetto "scudo anti-pezzotto", entrato in azione da qualche mese.

Che cos'è l'IPTV

La tecnologia su cui si basano le trasmissioni pirata è l’IPTV, che sta per Internet Protocol Television. L’IPTV non è altro che un sistema di trasmissione di programmi tv in streaming, quindi senza l’antenna o il satellite. Questo insieme di informazioni – cioè di dati che poi si tramutano in immagini e suoni – vengono inviati direttamente sui nostri dispositivi personali, che possono essere un computer, uno smartphone, un tablet o una tv collegata  ad un decoder, che poi è il “pezzotto” di cui stiamo parlando. Solitamente si tratta semplicemente di un box tv con all’interno installato il sistema operativo Android. Quindi l’IPTV altro non è che la trasmissione su internet di quello che vediamo in tv. Ma non è sempre illegale. Per esempio, se vogliamo vedere sul computer dei canali in chiaro, tipo RAI o Mediaset, non stiamo commettendo un reato. Ma se uso una IPTV per vedere una partita viene trasmessa su DAZN o SKY senza pagare alcun abbonamento, capirete che stiamo infrangendo la legge. Quindi: non sono illegali le IPTV – cioè non è illegale la tecnologia – ma è illegale l’uso che se ne fa.

Come funziona uno streaming illegale

Ma come fanno i pirati informatici a trasmettere – per esempio – le partite della Serie A su internet? Prima di tutto vengono messe in piedi delle vere e proprie centrali operative da cui partono i dati: "uffici" in cui ci sono decine e decine di decoder – cioè dei box – in funzione 24h/24, sintonizzati su un singolo canale. Questi decoder sono tutti dotati di regolare abbonamento. Quindi i criminali ottengono le immagini delle trasmissioni pagando effettivamente per quei contenuti, solo che poi li rivendono illegalmente a un prezzo vantaggioso – quindi minore dell’abbonamento – ma a migliaia di persone. Quindi: il criminale paga un abbonamento 100 euro al mese, lo rivende a 10 euro, quindi molto meno, ma a 10.000 persone. Quindi ha pagato 100, e ha guadagnato 100.000.

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Come i pirati informatici ottengono i contenuti a pagamento per poi rivenderli agli utenti illegalmente.

Una volta ottenuto il contenuto, inizia il processo di distribuzione ai vari utenti. Il segnale audio/video dei vari passa dall'uscita HDMI e viene inviato ad un apparecchio detto "encoder", che è in grado di comprimere questi dati, cioè renderli più leggeri. Ma soprattutto l’encoder rende i dati compatibili con il sistema IPTV. Semplificando molto: la televisione parla una lingua, mentre il computer ne parla un’altra, e grazie all'encoder i criminali "traducono" la trasmissione televisiva. Una volta convertite, le trasmissioni piratate vengono poi mandate a dei server, cioè dei computer dotati di un software, che salva questi dati ed è in grado poi di ridistribuirli. E dove si trovano questi server? Generalmente vengono collocati all’estero, cioè in paesi dove la legge è un po’ più permissiva, ma soprattutto sono più difficili da rintracciare per le autorità Italiane.

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Le varie fasi della pirateria streaming

A questo punto i pirati informatici creano letteralmente delle playlist – come quelle che abbiamo su Spotify – solo che invece delle canzoni ci sono dei file di testo che contengono l’indirizzo delle trasmissioni illegali, cioè l'URL. Queste playlist – che non sono altro che dei file M3U -, a conti fatti sono una “lista dei canali” illegali che offre il pirata informatico agli utenti. Infine, una volta create queste playlist, i criminali inviano – dietro pagamento – i file M3U agli utenti. Il "pezzotto" – così come qualsiasi dispositivo dotato di un player compatibile con questa tipologia di file – è in grado di leggere quello che c’è scritto negli M3U, e riesce così ad accedere agli URL delle trasmissioni pirata. E inizia la proiezione.

Piracy Shield, lo scudo anti-pezzotto: come si viene beccati e cosa si rischia

Lo scorso 1 febbraio è entrato in funzione il Piracy Shield, il cosiddetto "scudo anti-pezzotto": si tratta di una piattaforma nata proprio con l'obiettivo di bloccare queste trasmissioni illegali. Cerchiamo di capire come funziona con un esempio.

Poniamo che venga trasmessa una partita di calcio da un sito pirata. I detentori dei diritti della partita – cioè le reti televisive che hanno il diritto di trasmetterla, quindi DAZN, Sky o Amazon, per esempio – scoprono questa trasmissione pirata e la segnalano sulla piattaforma Piracy Shield. A questo punto la piattaforma avvisa i gestori delle reti internet – i cosiddetti provider – che possono bloccare il sito pirata (quindi proprio oscurarlo) in soli 30 minuti. Ma non solo, possono essere segnalati anche tutti gli utenti che erano connessi al sito pirata.

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Piracy Shield: come funziona lo scudo anti–pezzotto

La piattaforma – che è di proprietà dell’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) – è in funzione da pochi mesi, quindi è ancora presto per fare un bilancio. Ma intanto possiamo già dire che alcuni siti molto famosi – e utilizzati da migliaia di utenti – sono stati oscurati. E sono arrivate anche le prime multe (fino a 5mila euro) per coloro che hanno guardato le partite piratate.

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