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10 Luglio 2025
10:20

Troppa tecnologia altera il nostro cervello: cos’è il tecnostress e come ridurre gli effetti

Il tecnostress è causato dall’iperconnessione e dall’uso eccessivo della tecnologia che ci circonda, che aumenta il cortisolo e altera la corteccia prefrontale, riducendo attenzione e autoregolazione delle emozioni. Strategie come il monitoraggio digitale e la limitazione delle notifiche possono aiutare a gestirlo.

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Troppa tecnologia altera il nostro cervello: cos’è il tecnostress e come ridurre gli effetti
Technostress impatto sul cervello
Il termine tecnostress è stato coniato da Craig Brod nel 1984 per indicare lo stress causato dall’iperconnessione digitale

Il tecnostress, proprio come si intuisce dalla parola, è una forma di stress legata al mondo contemporaneo e alla sua strettissima connessione con la tecnologia. L’iperconnessione, cioè la continua e infinita disponibilità di informazione su più canali (social, TV, e-mail, piattaforme di lavoro) rappresenta il contesto in cui tutti noi siamo immersi quotidianamente. Studi pubblicati sul Journal of Behavioral Adictions Frontiers in Psychology hanno evidenziato come questo costante flusso di informazioni sia legato a una riduzione della materia grigia, riducendo attenzione e capacità di regolare le nostre emozioni.

Questo squilibrio tra informazione infinita e la nostra attenzione che invece ha dei limiti finiti, può avere effetti spiacevoli, favorendo l’insorgenza di stress (a volte persino in forme croniche) e legato all'uso costante della tecnologia per comunicare, lavorare o consumare contenuti. Il primo passo per ridurre il cosiddetto tecnostress e l'esposizione all'enorme quantità di informazioni è prendere consapevolezza del tempo che passiamo al cellulare, tramite per esempio app di monitoraggio. Anche silenziare le notifiche o evitare di guardare sempre il telegiornale, più volte al giorno può far diminuire gli stimoli e gli stressor per il nostro cervello.

Il cervello sotto "assedio digitale" perde materia grigia e attenzione

Oltre alla TV e al PC, strumenti come lo smartphone sono diventati compagni inseparabili: li teniamo a meno di un metro di distanza per gran parte della giornata. Spesso sono la prima e l’ultima cosa che vediamo durante il giorno, ma stare così vicino e per così tanto tempo allo smartphone e ad altri canali di comunicazione significa essere esposti a informazioni continue e di ogni tipo: guerre, crisi climatica, cronaca nera, vite (apparentemente) perfette che mettiamo a confronto con la nostra. Da questa esposizione scaturisce una risposta di stress psicofisiologico strettamente legata ad azioni quotidiane che, soprattutto da dopo la pandemia, proliferano in ogni momento della giornata: notifiche di lavoro, accessi “inconsci” ai social, telegiornale in sottofondo. Tutto questo sovraccarico stimola la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, e induce alterazioni nella forma e nella composizione del nostro cervello.

Uno studio del 2019 apparso su Journal of Behavioral Addictions, ha evidenziato che un uso eccessivo e incontrollato dello smartphone e dei social è risultato correlato a una diminuzione del volume della corteccia cerebrale prefrontale. Quest’area, situata proprio sopra le orbite oculari, è cruciale per la capacità di adattare il comportamento in base alle conseguenze. La perdita di materia grigia in questa regione, secondo i ricercatori, compromette la nostra capacità di resistere ai feedback negativi e alimenta ulteriormente la dipendenza da smartphone. Un’indagine precedente su Frontiers in Psychology aveva già denunciato effetti simili: attenzione ridotta e difficoltà a regolare emozioni e comportamenti.

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La "materia grigia" è lo strato del cervello dove di concentrano i corpi cellulari dei neuroni, in contrapposizione alla "materia bianca", dove si concentrano le fibre nervose che trasmettono i segnali. Credit: Ms. Emma Vought, via Wikimedia Commons.

Come ridurre gli effetti del tecnostress

Alcuni studi cercano di fornire strategie e consigli per affrontare lo stress indotto dall’uso della tecnologia. Un articolo del 2022 prodotto da ricercatori finlandesi e statunitensi suggerisce di identificare con attenzione gli “stressor”, cioè fare attenzione a quali sono i momenti e le sensazioni più negative che proviamo durante l’uso della tecnologia. Spesso non ci rendiamo conto dei sottili meccanismi di frustrazione che scattano quando guardiamo lo schermo: notifiche che creano un senso di urgenza (spesso ingiustificato), storie di influencer che da fonte d’ispirazione si trasformano in confronti frustranti.

Un aiuto potrebbe derivare dalla funzionalità di monitoraggio che abbiamo sugli smartphone (spesso si trova nelle impostazioni con il nome di "benessere digitale e controllo genitori"), che ci indica il tempo passato in ogni applicazione usata. Una volta presa coscienza del nostro rapporto con i canali digitali e con ciò che ci “peggiora la giornata”, dovremmo impegnarci a non cedere agli automatismi, quindi mettere giù il telefono quando ci accorgiamo di averlo preso senza un motivo, o chiudere le app che apriamo per inerzia.

silenziare notifiche

Ciò può essere fatto per esempio anche con l'aiuto di app che bloccano l’accesso a determinate altre app, come quelle dei social, durante certe ore della giornata. Altre strategie potrebbero essere evitare di mettere il telegiornale ogni giorno a pranzo e a cena, silenziare le notifiche dei social network o selezionare attivamente le pagine o le persone seguite, fino a soluzioni drastiche come il ritorno a telefoni senza connessione o con solo le app essenziali disponibili.

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