Spesso nelle giornate estive guardiamo l'app del meteo, leggiamo la temperatura dell'aria e accanto viene indicata anche la temperatura percepita, che è diversa da quella dalla temperatura reale, e se siamo sfortunati più alta. Quando questo succede, la "colpa" solitamente è dell'umidità. Quante volte, in effetti, durante una giornata rovente avete sentito dire o avete detto voi stessi la fatidica frase "Non è il caldo, è l'umidità"?
Non è solo un modo di dire, è proprio così! Maggiore è l'umidità presente nell'aria, più alta sarà la temperatura "percepita" dal nostro corpo, o meglio sarà maggiore il disagio termico del nostro corpo. È questo il motivo per cui quando controlliamo la temperatura su un app o un sito meteorologico, oltre alla temperatura reale viene riportata la temperatura percepita.
Ma di cosa si tratta? E come viene calcolata?
Vediamo in questo articolo la risposta a queste domande, concentrandoci sul caso la temperatura percepita è maggiore di quella reale, cosa tipica della stagione estiva.
L'umidità impedisce al nostro corpo di rinfrescarsi
Uno dei disagi più grandi del caldo eccessivo, è la sudorazione che – è vero – è scomoda e scocciante, ma è in verità proprio il "condizionatore" del nostro corpo. Quando il corpo diventa troppo caldo, inizia infatti a sudare per regolare la propria temperatura e rinfrescarsi. Quindi insomma, anche se è fastidioso, si suda a fin di bene…
Per far si che questo meccanismo funzioni, però, è necessario che il sudore che compare sulla nostra pelle evapori. L'evaporazione, infatti, è un processo di raffreddamento. Se invece il sudore non riesce ad evaporare, il corpo non riesce a regolare la propria temperatura. Ed è proprio qui entra il gioco l'umidità: quando l'umidità atmosferica è elevata, il sudore sul nostro corpo non riesce a evaporare. La velocità di evaporazione del sudore quindi diminuisce e , di conseguenza, aumenta la sensazione di calore percepita dal corpo. Possiamo dire che è come se il corpo, trattenendo il sudore, trattenesse il calore sulla nostra pelle. Al contrario, quando l'aria è particolarmente "secca", il sudore riesce a evaporare più velocemente, portando con sé una sensazione di freschezza e rendendo più sopportabili temperature anche elevate.
Per questo motivo, il caldo secco è più sopportabile rispetto al caldo umido, che impedisce al nostro corpo di mettere in attico il suo meccanismo "refrigerante".
Da qualche anno le previsioni meteorologiche – per avvisarci di quanto sarà intensa una specifica temperatura – riporta oltre ad essa la temperatura percepita.
Ma cosa significa "percepita"?
Il benessere termico non dipende soltanto dalla temperatura
Avete presente quando siete al mare e fate un bagno dopo esservi accaldati al sole? Ecco, si potrebbe dire che in quel momento proviamo una sensazione di benessere. Il benessere termico è proprio questo: lo stato di piena soddisfazione di un individuo nei confronti dell'ambiente termico in cui si trova.
Mentre la temperatura reale è un dato fisico reale e ci indica la temperatura dell'aria, il nostro benessere termico può variare a seconda delle nostre condizioni e delle condizioni esterne. Da qui viene coniato il termine di "temperatura percepita", anche se, a conti fatti, il nostro corpo non è in grado di dare un valore alla temperatura.
Chiaramente, il benessere termico del nostro corpo dipende dalla temperatura esterna, ma non solo. Dipende anche fortemente dalle condizioni in cui ci troviamo, dal tipo di attività fisica che stiamo compiendo, dal tipo di vestiti che indossiamo, senza tralasciare le proprie condizioni fisiche. Insomma, non è facile stabilire quale sia il grado di malessere percepito da ognuno di noi ed è quindi difficile parlare di temperatura percepita in assoluto.
È possibile però stabilire quanto una specifica temperatura associata a una precisa umidità, possano arrecare disagio a prescindere dalle altre componenti. Mettiamola così: se ci sono 35 °C, ma a causa della forte umidità ci viene segnalato che ne vengono percepiti 41 °C, questo non significa che la nostra pelle percepisce quest'ultima temperatura, bensì che il disagio termico sarà paragonabile a quello che ognuno di noi – a modo suo – percepisce quando sono registrati 41 °C in condizioni ambientali standard e a parità di condizioni.
Insomma, il nostro corpo non è in grado di stabilire la temperatura esterna, ma avverte benessere o disagio. Se la temperatura reale è di 35 °C, ma sulle previsioni sono segnati saranno 41 °C percepiti, possiamo aspettarci di provare un disagio maggiore rispetto a quello che proviamo a 35 °C.
Ma come viene stabilita la temperatura percepita?
Come si "calcola" la temperatura percepita: l'indice di calore
Come abbiamo detto, non è semplice stabilire una misura assoluta, anche perché non esiste una temperatura percepita in senso assoluto! Esistono però diversi indici che classificano il grado di disagio fisico a cui andremo in contro.
E qui arriviamo alla famosa frase "Non è tanto il caldo, è l'umidità!". Il NWS (National Weather Service) statunitense definisce il Heat Index (HI), cioè un indice di calore che ci dice quale grado di disagio provocano temperatura reale e umidità insieme. A conti fatti, si tratta di una relazione diretta tra temperatura reale dell'aria e umidità relativa che ci indica in quali condizioni di umidità percepiamo più o meno calore.
HI (heat index) = -42.379 + 2.04901523*T + 10.14333127*RH – 0.22475541*T*RH – 0.00683783*T2 – 0.05481717*RH2 + 0.00122874*T2*RH + 0.00085282*T*RH2 – 0.00000199*T2*RH2
dove T è la temperatura dell'aria in °F e RH è l'umidità relativa in %.
Va poi sempre tenuto presente che, oltre all'umidità e ai fattori personali che abbiamo citato prima, a influire sulla percezione del clima esterno sono anche la velocità del vento (windchill) e la presenza o meno di irraggiamento solare.
Il NWS specifica anche che i valori sopra riportati sono riferiti a luoghi ombreggiati. Se si è invece esposti a luce solare diretta, il valore dell'indice può aumentare ulteriormente e portare a varie conseguenze, riportate nella seguente tabella a seconda della "fascia di calore" in cui ci si trova.
L'HI non è comunque l'unico indice utilizzato per misurare il discomfort termico, proprio perché non essendo una grandezza fisica assoluta, può essere calcolata in differenti modi.