
Secondo un nuovo studio i terremoti avvenuti nel 2025 a Santorini, in Grecia, non sarebbero di origine tettonica, dovuti cioè al movimento lungo faglie associate al margine tra due placche litosferiche, come era stato ipotizzato. A causarli sarebbe stata invece un’infiltrazione di magma nelle rocce, che è avanzato a ondate senza però arrivare in prossimità della superficie. La scoperta, pubblicata sulla rivista Science, è frutto della collaborazione tra l’ALomax Scientific (Francia), l’Università Aristotele di Salonicco (Grecia) e l’University College London (Regno Unito). I ricercatori sono giunti a questa conclusione analizzando oltre 25.000 terremoti verificatisi a Santorini nel 2025, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.
Perché Santorini tremava: l’origine magmatica dei terremoti del 2025
Il team di ricerca ha analizzato i dati registrati dai sismometri tra la fine di gennaio e l’inizio di marzo con il machine learning (o apprendimento automatico), una branca dell’intelligenza artificiale. È stato così possibile ottenere un database di decine di migliaia di terremoti, di cui centinaia con magnitudo superiore a 4,5. Analizzandone la distribuzione spaziale, i ricercatori sono riusciti a determinare la causa dell’attività sismica. In particolare, come spiega il coautore dello studio Stephen Hicks, i terremoti sono stati considerati come “misuratori di stress virtuali, ovvero indizi su come lo stress stava cambiando nel sottosuolo”. Hicks aggiunge: “Questo ci ha fornito un quadro robusto e ad alta risoluzione di ciò che stava accadendo, consentendoci di escludere lo slittamento della faglia come causa principale dei terremoti”.
L’attività sismica è risultata essere estesa fino a 50 km a nord-est di Santorini e fino a oltre 15 km di profondità. La distribuzione dei terremoti ha evidenziato la presenza di un dicco, un’intrusione di magma all’interno delle rocce. L’intrusione si è sviluppata a partire da un serbatoio sotterraneo di magma che collega il vulcano di Santorini con il vicino vulcano sottomarino Kolumbo. I ricercatori sono riusciti a risalire alla modalità con cui il magma avanzava nel sottosuolo, propagandosi orizzontalmente: il flusso è avvenuto a ondate, sotto forma di impulsi, aprendo fratture e arrestandosi dopo la rottura della roccia, per poi ricominciare a esercitare pressione e avanzare.
Sono stati questi impulsi a innescare terremoti nella crosta circostante. Fortunatamente, la pressione e la densità del magma non erano tali da permettergli di raggiungere la superficie e determinare un’eruzione vulcanica. I cambiamenti della superficie terrestre registrati da satellite, comunque, hanno permesso di stimare che il volume del magma dell’intrusione avrebbe potuto riempire 200.000 piscine olimpiche. L’obiettivo per il futuro è costruire un’immagine 3D della crosta durante i mesi di intensa attività sismica nel 2025 a Santorini.

Prospettive future nel monitoraggio di Santorini
Nel caso di Santorini il machine learning ha permesso di individuare un particolare meccanismo con cui il magma può essere trasportato, che potrebbe caratterizzare anche altri vulcani nel mondo. Inoltre, ha evidenziato la pericolosità vulcanica dell’area e di conseguenza la necessità di un continuo monitoraggio ad alta risoluzione. Con le attuali tecnologie, siamo in grado di misurare vibrazioni e deformazioni sulla superficie terrestre. Il machine learning ha consentito invece di ottenere un quadro della situazione ad alta risoluzione anche in profondità. La tecnica utilizzata in questo studio, spiega Stephen Hicks, “potrebbe essere applicata ai futuri sciami sismici quasi in tempo reale e potrebbe consentirci di prevedere meglio la probabilità di eruzioni vulcaniche o terremoti più forti. Se applicassimo la nostra tecnica a sciami di terremoti simili in futuro, potremmo individuare con precisione dove il magma potrebbe fuoriuscire e potenzialmente in che quantità”.
