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19 Febbraio 2025
12:00

Vicino a Santorini c’è un vulcano sottomarino: storia e caratteristiche del Kolumbo

Insieme a Santorini, il vulcano sottomarino Kolumbo, nel Mar Egeo, fa parte del campo vulcanico Christiana-Santorini-Kolumbo, una delle aree vulcaniche più pericolose a livello globale. Nel 1650 il Kolumbo ha prodotto eruzioni esplosive associate a uno tsunami causando 70 vittime. Oggi è costantemente monitorato in quanto potenzialmente molto pericoloso.

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Vicino a Santorini c’è un vulcano sottomarino: storia e caratteristiche del Kolumbo
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Santorini, nel Mar Egeo, fa parte del campo vulcanico Christiana-Santorini-Kolumbo, una delle aree vulcaniche più pericolose a livello globale. Questo campo vulcanico comprende anche il vulcano estinto Christiana, il vulcano Kolumbo e altri 24 vulcani sottomarini. Il Kolumbo, il più grande di questi vulcani sottomarini, è situato a circa 8 km a nord-est di Santorini e ha un diametro di circa 3 km con un cratere di circa 1,5 km. Fu scoperto nel 1650, quando produsse eruzioni esplosive associate a flussi piroclastici e a uno tsunami che raggiunsero le coste di Santorini provocando circa 70 vittime. Questo vulcano, che ha una camera magmatica che contiene una grande quantità di magma, è considerato potenzialmente molto pericoloso. Per questo è oggetto di costante monitoraggio per mezzo di un osservatorio sottomarino.

Dove si trova e com’è fatto il vulcano Kolumbo

Il vulcano Kolumbo, situato nel Mar Egeo a circa 8 km a nord-est di Santorini, è un vulcano sottomarino che fa parte dell’arco vulcanico ellenico, che si estende per oltre 450 km. Questa catena di vulcani si è formata a causa dello sprofondamento della placca africana sotto la microplacca dell’Egeo: questo fenomeno comporta infatti la fusione della placca sprofondata nel mantello e la risalita fino in superficie di magma, che origina i vulcani. Allo stesso tempo, il processo ha originato le faglie che generano i terremoti che in queste settimane colpiscono Santorini.

Il Kolumbo fa parte del campo vulcanico Christiana-Santorini-Kolumbo, che comprende il vulcano estinto Christiana, la caldera di Santorini con il suo vulcano interno Nea Kameni e altri 24 vulcani sottomarini della catena vulcanica Kolumbo.

Il diametro del Kolumbo è di circa 3 km, mentre quello del suo cratere di circa 1,5 km. I bordi più alti di quest’ultimo si trovano circa 10 m sotto il livello del mare. Il cratere presenta pendii ripidi soprattutto in corrispondenza dei fianchi nord, est e sud-est. La sua porzione settentrionale ospita camini idrotermali, cioè strutture allungate formatesi per deposito di metalli intorno alle fratture, da cui fuoriesce acqua molto calda.

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La collocazione geografica e la morfologia del vulcano Kolumbo. Credit: Karstens et al.

Le eruzioni esplosive del 1650

Il campo vulcanico Christiana-Santorini-Kolumbo è una delle aree vulcaniche più pericolose a livello globale, con oltre 100 eruzioni esplosive negli ultimi 650.000 anni. Per quanto riguarda il Kolumbo, le prime eruzioni registrate risalgono al 1650 e hanno portato alla scoperta del vulcano, fino a quel momento sconosciuto. Le eruzioni, precedute da una prolungata attività sismica, furono di tipo esplosivo e si protrassero per mesi, con un’intensità decisamente minore rispetto a quella della catastrofica eruzione minoica che nel 1613 a.C. coinvolse Santorini. Anche in questa occasione, però, ci furono gravi conseguenze. L’espulsione di magma fece emergere il Kolumbo dalle acque e fu accompagnata da flussi di gas e materiali piroclastici che raggiunsero la costa orientale di Santorini. Le esplosioni fecero poi franare in mare i fianchi del Kolumbo: il risultato fu uno tsunami che si propagò fino a Santorini inondandone la parte orientale. Le vittime di questi eventi furono una settantina.

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La dinamica dell’eruzione e dello tsunami del 1650. Credit: Karstens et al.

Vulcano Kolumbo: i rischi per l’isola di Santorini

Secondo i ricercatori, il Kolumbo rimane un vulcano potenzialmente pericoloso, che in futuro potrà di nuovo dare luogo a emissioni di gas tossici, ricaduta di ceneri e materiali piroclastici sotto forma di flussi, e tsunami. Grazie a una tecnica che utilizza le onde sonore per ottenere un’immagine del sottosuolo, è stata infatti individuata una grande camera magmatica in cui, secondo i calcoli, dal 1650 l’accumulo di magma è cresciuto con un tasso medio di 4 milioni di metri cubi all’anno. Se l’accumulo continuerà a questo ritmo, entro 150 anni si potrebbe raggiungere la quantità di magma che era presente al momento dell’eruzione del 1650. Un serio pericolo è rappresentato dall’instabilità dei fianchi del cratere del vulcano, molto ripidi e costituiti da materiali poco coerenti: sia l’attività vulcanica sia quella sismica potrebbero innescare frane sui pendii sottomarini, che a loro volta potrebbero generare uno tsunami. Per queste ragioni il vulcano viene monitorato costantemente da un osservatorio sottomarino che ne rileva i parametri fisico-chimici.

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