
Un violento terremoto di magnitudo 6.0 ha colpito la regione orientale dell'Afghanistan, a circa 27 km dalla città di Jalalabad, una tra le più popolose del Paese, ieri alle ore 23:47 (ora locale). Si è trattato di un sisma molto superficiale – parliamo di un ipocentro localizzato a soli 8 km di profondità – i cui effetti in superficie sono stati devastanti: secondo quanto riportato da Al Jazeera, il portavoce del governo Mawlawi Zabihullah Mujahid ha annunciato in conferenza stampa un bilancio provvisorio di 800 vittime e 2500 feriti, anche se il numero è destinato a salire nelle prossime ore.
Questi dati sono legati a una serie di fattori: oltre all'energia intrinseca del sisma, va considerato che il terremoto si è verificato di notte, che l'area è montuosa (diventando quindi complessa per i soccorritori) e molto povera, quindi gli edifici non sono stati realizzati seguendo particolari criteri antisismici («le case sono costruite essenzialmente con fango», ha dichiarato Thamindri de Silva, direttore nazionale di World Vision Afghanistan). L'unione di tutti questi fattori ha causato un numero di vittime e di feriti estremamente alto. Per i soccorsi, il governo talebano sta chiedendo aiuto alle organizzazioni internazionali data anche la complessità dovuta dalle frane che hanno bloccato diverse strade.
Il sisma è stato avvertito distintamente anche in aree distanti 140 km e, al momento, le informazioni che abbiamo in merito all'evento sono piuttosto frammentate: dettagli più chiari emergeranno nelle prossime ore. Ma dal punto di vista geologico quali sono state le cause? Per avere una visione più chiara possiamo analizzare la seguente mappa fornita dall'United States Geological Survey (USGS):

All'interno dell'immagine è rappresentata l'area interessata dal sisma, il cui epicentro si trova in prossimità dei cerchi viola. Ciascun punto sulla mappa rappresenta un sisma storico avvenuto nell'area: più il cerchio è grande e più la magnitudo è alta, mentre il colore è proporzionale alla profondità. Come possiamo vedere in questa zona ci sono numerose linee di colore nero: ciascuna rappresenta un sistema di faglie. La loro presenza in un numero così elevato ci racconta quindi una situazione geologica piuttosto complessa, legata – alla macroscala – alla collisione tra la placca indiana e quella eurasiatica. Per intenderci, è proprio questa collisione che in passato ha generato la catena montuosa dell'Himalaya!
L'accumulo di stress in quest'area dà vita a terremoti dalla magnitudo anche piuttosto alta, come avvenuto nel caso odierno.