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Come funziona il MOSE, il sistema ideato per proteggere Venezia dall’acqua alta

Se ne torna a parlare ciclicamente, ogni volta che il sistema MOSE entra (o non entra) in funzione per proteggere Venezia dall’acqua alta. Ma come è nata l’idea di usare delle paratoie mobili? Come funzionano? E quali sono le principali difficoltà da affrontare nel futuro per un sistema del genere?

A cura di Videostorie
11 Novembre 2021
18:15
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Come funziona il MOSE, il sistema ideato per proteggere Venezia dall’acqua alta
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Il MOSE di Venezia, acronimo di "Modulo Sperimentale Elettromeccanico", è un'opera di ingegneria idraulica progettata per difendere la città delle gondole e la sua laguna dalle inondazioni causate dal fenomeno dell'acqua alta. La sua storia comincia il 4 novembre 1966, giorno in cui la città venne devastata da una tremenda alluvione. In quell’occasione l’acqua invase le case di circa sedicimila persone, le attività commerciali furono totalmente paralizzate e le vetrerie di Murano quasi interamente distrutte. Si provò a fare una stima dei danni: “almeno 35 miliardi di lire per il solo centro storico” scrisse il Gazzettino, una cifra enorme per l’epoca. L’acqua alta in quel caso segnò i 194 centimetri, un record tuttora imbattuto. Sette anni dopo, il 16 aprile del 1973, fu varata la prima legge speciale per Venezia, in cui si diceva che il problema della salvaguardia della città era di “preminente interesse nazionale”.

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Piazza San Marco durante l’alluvione del 4 novembre 1966

Le origini del MOSE

L’11 giugno 1980 l’allora Ministro dei Lavori Pubblici incaricò così un gruppo qualificato di esperti di redigere un progetto. Gli esperti concordarono sin da subito su una cosa: qualsiasi fosse stata la soluzione prescelta, si sarebbe dovuti procedere secondo i principi della “sperimentalità”, della “reversibilità” e della “gradualità”, facendo precedere a tutte le fasi una ricca elaborazione di studi e ricerche. Incaricata dell’esecuzione materiale del progetto fu il “Consorzio Venezia Nuova”. Con il suo ingresso in scena fanno la loro comparsa anche le paratoie mobili, pensate come la soluzione ideale per assicurare il ricambio dell’acqua in laguna (fondamentale da un punto di vista dell’equilibrio ambientale), e per non danneggiare l'operatività del porto e l'attività di pesca (fondamentali da un punto di vista economico). Il 3 novembre 1988, in un fascicolo consegnato ai giornalisti, viene presentato così per la prima volta “Il Modulo Sperimentale Elettromeccanico”, per gli amici Mo.S.E.. Nei successivi anni (fino all’inizio ufficiale dei lavori il 14 maggio 2003), il progetto è stato sottoposto a diverse procedure di valutazione di impatto ambientale, che ne hanno inevitabilmente allungato i tempi e condizionato la realizzazione, facendo emergere in più occasioni posizioni contrastanti. Un argomento in particolare diede però la spinta decisiva per l’approvazione, convincendo il Consiglio dei Ministri a deliberare a favore del progetto: quello relativo agli studi sui cambiamenti climatici, che preannunciavano un incremento del fenomeno dell’acqua alta nel prossimo futuro.

Come funziona il MOSE

Vediamo adesso com'è fatto il MOSE e in che modo protegge Venezia dall'acqua alta. Il MOSE è un sistema di 4 barriere, costituite da 78 paratoie mobili indipendenti tra loro, che hanno il compito di separare temporaneamente la laguna dal mare in caso di eventi di alta mare. Sono collocate alle tre bocche di porto, ovvero i varchi naturali del cordone litoraneo attraverso le quali la marea del mar Adriatico si propaga nella laguna. Alla bocca di porto di Lido, che è la più ampia, ci sono due barriere di 21 e 20 paratoie, collegate da un'isola artificiale; alla bocca di Malamocco, quella di mezzo, ce n’è una di 19; alla bocca di porto di Chioggia, infine, ce n'è una di 18.

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La posizione delle barriere alle tre bocche di porto – Foto credit "Consorzio Venezia Nuova"

Le paratoie si definiscono “mobili” poiché in condizioni di marea normali restano adagiate sul fondale. Ciascuna paratoia è costituita infatti da una struttura metallica “a scatola” che, quando è piena d’acqua, rimane distesa in posizione orizzontale sul fondale, all’interno della struttura di fondazione, detta “cassone”, realizzata in calcestruzzo. Per farla sollevare viene immessa al suo interno dell’aria compressa, che espelle l’acqua, e che sfruttando la spinta di galleggiamento le fa assumere la posizione verticale. Le paratoie sono infatti collegate al cassone tramite delle cerniere, che permettono loro di ruotare e oscillare liberamente per effetto del moto ondoso, mantenendo però il dislivello di marea tra la laguna e il mare. Ciascuna paratoia è dotata di quattro parabordi, che hanno lo scopo di attutire l’impatto della paratoia sul cassone e di sostenerla nella fase di riposo. Sugli spigoli sono invece presenti delle alette in gomma per ridurre il cosiddetto “traferro”, ovvero lo spazio d'aria che si crea tra una paratoia e l’altra. Le alette servono sia per limitare la deposizione di sedimenti dentro il cassone, quando il sistema è a riposo, sia per limitare il flusso d’acqua tra mare e laguna quando è in posizione verticale.

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Rappresentazione grafica di una paratoia e del cassone – Foto credit "Consorzio Venezia Nuova"

Assieme alle paratoie, l’altro elemento principale del sistema MOSE sono i cassoni. Formano la base fissa delle barriere di difesa, ovvero il vano che ospita le paratoie mobili. Al loro interno sono presenti i condotti per l’aria compressa, i sistemi elettromeccanici, i sistemi di comunicazione e quelli di controllo, attraverso un tunnel, percorribile a piedi, che li collega tra di loro. In totale per le tre bocche di porto sono stati realizzati 35 cassoni, che sono stati poi adagiati all’interno di una trincea scavata nel fondale marino. Per ridurre i cedimenti il terreno sottostante è stato preventivamente consolidato, tramite l’infissione di pali nei primi 19 metri al di sotto del piano di fondazione.

La manutenzione

Fondamentale per il corretto funzionamento del MOSE è l’attività di manutenzione, che prevede la sostituzione di tutte le paratoie ogni 5 anni, con una media di quattro paratoie all’anno per barriera. Per queste operazioni è stato appositamente costruito un mezzo navale, chiamato “Jack-up", che serve sia per l’installazione delle paratoie che per la loro sostituzione. Con la manutenzione ordinaria si provvede invece alla pulizia delle paratoie da sabbia e altri sedimenti , al ripristino delle verniciature sulle superfici danneggiate e alla sostituzione delle parti elettromeccaniche.

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Attività di pulizia di una paratoia con idrogetto – Foto credit "Consorzio Venezia Nuova"

Il futuro del MOSE

Così come è stato ideato e costruito, il MOSE è in grado di proteggere Venezia e la sua laguna da maree alte fino a 3 metri e da un innalzamento medio del livello del mare che potrebbe arrivare fino a 60 centimetri nei prossimi 100 anni. Rientra in un progetto più ampio che prevede anche il rinforzo dei litorali, il rialzo di rive e pavimentazioni e più in generale la riqualificazione della laguna. Il “prezzo chiuso” nel 2005 del MOSE ammontava a 5,4 miliardi di euro, ma l’incognita più grande, guardando al futuro, riguarda i suoi costi di manutenzione, che nel caso di un sistema di barriere tenute costantemente “a mollo” possono essere molto alti. Quando sarà operativo al 100% il MOSE entrerà in funzione per maree superiori a 110 cm, ma si sta discutendo se sollevare la paratoie anche nel caso di maree più basse.

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Vista dall’alto della bocca di porto di Chioggia – Foto credit "Consorzio Venezia Nuova"

Non è facile fare un bilancio complessivo dell’opera, né dal punto di vista economico né tantomeno da quello ambientale, anche perché nel mondo non esistono, ad oggi, sistemi simili a quello del MOSE, con un tale rapidità di chiusura (solo 30 minuti) e interferenze ambientali così minime. Va poi considerato che quello dell’acqua alta a Venezia è un problema reale e in costante aumento: basti pensare che da quel giorno del 1966 al 2020 (quindi in 54 anni), le acque alte oltre i 110 cm sono state 278, mentre nei 50 anni precedenti (dal 1916 al 1966) erano state appena 47. Capire come convivere con i cambiamenti climatici e le loro conseguenze è la grande sfida dei nostri tempi, ma nel caso di Venezia e la sua laguna è diventata una vera e propria corsa contro il tempo.

Materiale su gentile concessione del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili – Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia – concessionario Consorzio Venezia Nuova.

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