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Sono molte più di 10 in realtà le parole che utilizziamo comunemente e che sono state inventate come neologismi – o parole preesistenti diffuse in tutto il Belpaese – da scrittori e poeti italiani. Da Dante Alighieri a Ennio Flaiano passando per Gabriele D'Annunzio, vediamo 10 termini coniati in ambito letterario e diventate oggi quotidiane, come "molesto", "bolgia" e "paparazzo". Il fenomeno tramite cui vengono inventate nuove parole, noto come onomaturgia, è stato oggetto di studio da parte di linguisti come Bruno Migliorini, che ha analizzato l'impatto di questi neologismi sulla lingua italiana.
Molesto
Derivato dal latino molestus, questo termine è stato introdotto da Dante Alighieri nella Divina Commedia lo utilizza per descrivere qualcosa di fastidioso o irritante. Questo aggettivo era un termine sicuramente già diffuso ai tempi del Sommo Poeta, ma è grazie a lui che ha acquisito popolarità, dato l'utilizzo importante che ne viene fatto nei canti dell’Inferno e in quelli del Paradiso.
Inurbarsi
Coniato da Dante Alighieri, il termine “inurbars” indica il trasferimento dalla campagna alla città, un termine ancora rilevante nel contesto urbanistico. Lo troviamo attestato nel canto 26 del Purgatorio.
Non altrimenti stupido si turba / Lo montanaro, e rimirando ammuta, / Quando rozzo e salvatico s’inurba.
Bolgia
Si tratta di un termine usato da Dante Alighieri per indicare ciascuna delle dieci fosse in cui si divide l’ottavo cerchio dell’Inferno. Il vocabolo è d’origine gallica, “bulgia” (ovvero sacco, otre), da cui deriva l’antico francese “buge” (valigia, borsa, sacca) che arriva in Italia nelle forme “bulza”, “bulgia”. Oltre a diffondersi col significato relativo alla struttura dell’Inferno, viene usata estensivamente per indicare un luogo di peccato, di sofferenza e assume anche il significato odierno di luogo pieno di gente, confusione, disordine, ma anche affollamento, calca.
Tramezzino
Il termine “tramezzino” è l'italianizzazione del termine inglese sandwich, introdotto da Gabriele D'Annuzio durante l’operazione di “purificazione linguistica” messa in atto nel ventennio fascista. Il termine si ispira alla parola “tramezzo".
Scudetto
Anche questo termine famosissimo, che indica le strisce tricolori indossate dai vincitori del Campionato italiano, fu coniato da Gabriele D'Annunzio. La storia risale al 1925, quando il Vate volle applicare questo stemma alla divisa indossata dagli italiani in una partita di calcio organizzata durante l'occupazione di Fiume.
Velivolo
Fu sempre D'Annunzio, notoriamente appassionato d'aviazione, a introdurre il termine “velivolo”, definendolo così: «Che va e par volare con le vele». Per il poeta abruzzese era un termine perfetto per indicare il nuovo mezzo di trasporto che venne inventato nei primi anni del Novecento. Nel 1910, durante una conferenza ne spiega dettagliatamente le ragioni: «La parola è leggera, fluida, rapida; non imbroglia la lingua e non allega i denti; di facile pronunzia, avendo una certa somiglianza fònica col comune veicolo, può essere adottata dai colti e dagli incolti».
Erompere
Fu il poeta Giacomo Leopardi a introdurre questo termine per descrivere un'uscita impetuosa o improvvisa. In passato era usato meno frequentemente rispetto a "rompere", ma proprio per questo autori come Leopardi lo sceglievano per rendere l’idea di un’azione forte e improvvisa ancora più intensa.
Incombere
Anche la diffusione di questo termine è dovuta a Giacomo Leopardi. Questo verbo deriva direttamente dal latino incumbere, che a sua volta si rifà al verbo cubare, cioè letteralmente “giacere”. È un termine che indica una minaccia imminente o una presenza opprimente; ad esempio "incombe il pericolo di una guerra, della carestia".
Paparazzo
Questo termine diffuso in tutto il mondo è stato preso in prestito dallo scrittore e sceneggiatore Ennio Flaiano dal nome di un personaggio del film La Dolce Vita di Federico Fellini. Con il tempo, questo termine è diventato sinonimo di un fotografo invadente e irrispettoso.
Inciucio
Anche questo termine, entrato a pieno titolo nel linguaggio quotidiano in tutta la Penisola, è stato diffuso grazie a Ennio Flaiano. Il termine, originariamente napoletano, indica un accordo sottobanco. Oggi è usato spesso anche in ambito politico.