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22 Novembre 2025
18:30

Alcuni pipistrelli brillano di verde fluorescente sotto i raggi UV: cosa dice la scienza

Se colpiti dagli UV, alcuni pipistrelli diventano verdi luminescenti. Una risposta al perché ancora non si sa ma questo tratto apparentemente antico può avere fondamento nella comunicazione.

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Alcuni pipistrelli brillano di verde fluorescente sotto i raggi UV: cosa dice la scienza
pipistrelli fosfo
Immagine generata con AI

Esistono dei pipistrelli riflettono la luce ultravioletta (UV), ricoprendosi di un bagliore verde luminescente. Un nuovo studio condotto dal team della Warnell School of Forestry and Natural Resources dell’Università della Georgia (UGA) e pubblicato sulla rivista Ecology and Evolution ha verificato se, e in che misura, la fluorescenza UV fosse presente in 6 specie di pipistrelli americani, un fenomeno fino a ora poco esplorato nei chirotteri, ma presente in altri mammiferi. Dai risultati della ricerca pubblicata a ottobre 2025 e intitolata “Glowing Green: A Quantitative Analysis of Photoluminescence in Six North American Bat Species”, è emerso che questi mammiferi riflettono la luce UV con tonalità che appaiono invisibili all'occhio umano, ma verdi luminescenti agli strumenti di imaging. Questo tratto sembra essere molto antico ma non si conosce ancora la sua funzione, aprendo così nuove domande sull’ecologia e la storia evolutiva di questi chirotteri che, al momento, rimangono senza risposta.

Quali sono i pipistrelli luminescenti e perché brillano di verde sotto gli UV: lo studio

Sono stati esaminati un totale di 60 campioni adulti sia maschi che femmine di età differenti, preservati nelle raccolte museali del Georgia Museum of Natural History, registrando e fotografando l’effetto di ogni individuo sotto le lampade UV. Monitorando la luce secondo alcune condizioni standard, i ricercatori sono riusciti a quantificarne la fotoluminescenza indotta mediante sensori. I risultati sono stati poi confrontati tra individui di entrambi i sessi e tra specie diverse. Le sei specie di pipistrelli messe sotto i riflettori (letteralmente) sono nordamericane e appartengono a generi diversi:

  • Il serotino bruno (Eptesicus fuscus);
  • Il vespertilio rosso orientale (Lasiurus borealis);
  • Il vespertilio di Seminole (Lasiurus seminolus);
  • Il pipistrello del sud-est (Myotis austroriparius);
  • Il pipistrello grigio (Myotis grisescens);
  • Il pipistrello dalla coda libera messicano (Tadarida brasiliensis).

Escludendo qualsiasi tipo di contaminazione ambientale o legata alla conservazione dei campioni, sotto la luce ultravioletta tutti i chirotteri hanno mostrato un chiaro segno di fotoluminescenza nell’area delle ali, degli arti posteriori e della zona dell’uropatagio (la membrana che si estende tra coda e arti posteriori). Le scansioni spettrali (le “immagini” prodotte) hanno rivelato un picco di emissione costante tra 520 e 552 nm, corrispondente al colore che noi chiameremo “verde”. Si sono dovuti tenere in considerazione i diversi habitat di provenienza delle specie (ambiente prediletto con illuminazione più o meno scarsa, altitudine, latitudine, ecc) così come lo stato di conservazione del campione.

pipistrelli fluorescenti
I pipistrelli che diventano fluorescenti riflettendo la luce UV. Credit: Roberson BJ, Perea S, DeRose–Broeckert D, Castleberry SB. Glowing Green: A Quantitative Analysis of Photoluminescence in Six North American Bat Species. Ecol Evol. 2025, CC BY 4.0

I ricercatori hanno supposto che la fluorescenza possa essere connessa con ambienti meno illuminati – come le grotte – e che possa avere un ruolo comunicativo o che sia stato tramandato da un antenato comune come vantaggio evolutivo. I dati portano a ipotizzare che ci sia stato un antenato comune che abbia subito un’antica mutazione genetica, tramandata sotto forma di vantaggio evolutivo fino ad oggi. Di che vantaggio si tratti, però, è ancora da scoprire.

Perché lo studio sui pipistrelli luminescenti è importante

Questo studio è rilevante per diversi motivi. Innanzitutto apporta una novità: ci fornisce nuovi dati evolutivi sui chirotteri, dato che la fluorescenza UV è ben documentata in altri gruppi (coleotteri, funghi ecc.), ma è poco studiata e conosciuta nei mammiferi volanti.

Ci aiuta anche a comprendere dei potenziali meccanismi ecologici e comportamentali di questi animali. Se alcuni pipistrelli sono in grado di riflettere la luce UV, ciò potrebbe influenzare, per esempio, la comunicazione intra-specifica, la predazione, l’ecolocalizzazione o la conservazione di queste specie. Offre inoltre l’idea di utilizzare la fluorescenza come un nuovo indicatore biologico: se la fluorescenza varia tra specie o ambienti, potrebbe essere utilizzata come parametro non invasivo per studiare non solo le popolazioni ma anche gli habitat in cui vivono.

E per ultimo, non per importanza, apprendere la presenza di nuovi caratteri favorisce la conservazione delle specie: la conoscenza dei micro-habitat e delle caratteristiche visive dei singoli gruppi ci aiuta a definire meglio le priorità di conservazione e monitoraggio nel lungo periodo.

Un caso nebuloso che ha bisogno di nuova luce

Come in ogni studio che si rispetti, i risultati non devono essere visti come risposte, quanto come nuove domande a cui trovare riscontro. Tra le implicazioni e le future linee di ricerca su cui focalizzarsi gli autori suggeriscono di verificare se la fluorescenza sia veramente percepita dai pipistrelli stessi o dai loro predatori/prede e indagare se questo tratto abbia una funzione comunicativa, protettiva (es. mimetismo visivo, tenere lontani i predatori) o stagionale e procedere con l’analisi di campioni vivi evitando o riducendo al minimo il disturbo da cattura.

Un nuovo sviluppo potrebbe prevedere di estendere lo studio a più specie di pipistrelli (oltre le sei considerate) per valutare ranghi filogenetici più ampi, tenendo presente come le odierne modifiche degli habitat possano influenzare la visibilità della fluorescenza e quindi la dinamica ecologica delle specie prese in analisi.

Questo lavoro apre una finestra affascinante sulla “luce nascosta” nel mondo dei pipistrelli facendoci capire che anche nei chirotteri possono esserci fenomeni visivi sorprendenti. I risultati, citano gli esperti, “suggeriscono la possibilità che la fotoluminescenza abbia un'origine omologa tra le specie esaminate”. Tuttavia l’impossibilità (almeno al momento) di dimostrare una funzione ecologica della fluorescenza richiederà nuove analisi specifiche, che permetteranno di avvicinarci ad una miglior comprensione nonché conservazione di questi animali.

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Nicole Pillepich
Divulgatrice
Credo non esista una parola giusta per definirmi: sono naturalista, ecologa, sognatrice e un po’ artista. Disegno da quando ho memoria e ammiro il mondo con occhio scientifico e una punta di meraviglia. Mi emoziono nel capire come funziona ciò che mi circonda e faccio di tutto per continuare a imparare. Disegno, scrivo e parlo di ciò che amo: natura, animali, botanica e curiosità.
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