
Un ghiacciaio situato in Antartide, il ghiacciaio Hektoria, ha subìto il ritiro più rapido mai registrato nella storia moderna: si è ritirato di 25 km tra il 2022 e il 2023, di cui 8 km in soli due mesi, in cui ha perso ben la metà della sua massa. A scoprire questa enorme perdita, grazie all’analisi delle immagini satellitari, sono stati i ricercatori del Cooperative Institute for Research in Environmental Science (CIRES) della University of Colorado Boulder. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, illustra com’è avvenuto questo ritiro senza precedenti e quali sono state le sue cause. Quello del ghiacciaio Hektoria è un caso particolare, perché il fattore principale che ha contribuito al distacco del ghiaccio non è stato il riscaldamento globale, ma la conformazione del territorio. Studiare questo evento è fondamentale perché in futuro ghiacciai con caratteristiche simili potrebbero andare incontro allo stesso processo e contribuire in modo significativo all’innalzamento del livello del mare.
Il ritiro improvviso del ghiacciaio Hektoria in Antartide
Il ghiacciaio Hektoria si estende nella Penisola antartica, in Antartide occidentale, su una superficie di 295 km2, paragonabile a quella di una grande città. È un ghiacciaio di marea, cioè poggia sul substrato roccioso del continente, ma poi prosegue in mare come una lingua di ghiaccio galleggiante. Nell’arco di 15 mesi tra il 2022 e il 2023 si è ritirato di 25 km, di cui 8 km soltanto tra novembre e dicembre 2022. Si tratta di un ritmo di fusione circa dieci volte superiore a quello finora osservato in un ghiacciaio, non giustificabile soltanto con l’aumento delle temperature, che a dicembre 2022 non erano particolarmente elevate. Si ritiene che una perdita di ghiaccio così rapida si sia verificata nei ghiacciai della Norvegia alla fine dell’Ultima Era Glaciale, tra 15.000 e 19.000 anni fa, a causa dell’innalzamento delle temperature. A rivelare ai ricercatori questo impressionante fenomeno sono state le immagini satellitari e aeree. “Quando abbiamo sorvolato l’area, non riuscivo a credere all’enormità del crollo”, racconta l’autore dello studio Naomi Ochwat. “Avevo visto i dati satellitari, ma osservare dal vivo l’assenza del ghiaccio dove prima si estendeva per chilometri è stato scioccante”.

Come mai il ghiacciaio si è ritirato così velocemente: lo studio
Per spiegare l’anomalia del ghiacciaio Hektoria, grazie alle immagini satellitari e a dati sismici, i ricercatori hanno ricostruito la dinamica della perdita di ghiaccio. Inizialmente la presenza di ghiaccio marino a ridosso della parte terminale della lingua glaciale galleggiante, bloccandola, contribuiva a evitare eventuali distacchi. All’inizio del 2022, però, un intenso moto ondoso ha determinato la rottura del ghiaccio marino. A questo punto dalla lingua dell’Hektoria hanno cominciato a staccarsi alcuni iceberg. È seguito un rapido assottigliamento della porzione di lingua glaciale che poggia sulla piattaforma rocciosa pianeggiante con cui il continente antartico si immerge nell’oceano, situata sotto il livello del mare. Man mano che il ghiaccio si assottigliava, l’acqua marina si infiltrava tra la roccia e la lingua glaciale, sollevandola. In questo modo ne ha favorito la fratturazione e il rapido distacco di altri blocchi e l’ulteriore ritiro del ghiacciaio, che ha continuato ad arretrare fino a quando ha incontrato uno scalino roccioso più elevato rispetto alla sottostante piattaforma. Staccandosi, gli iceberg hanno generato terremoti che sono stati registrati e hanno aiutato i ricercatori a ricostruire la dinamica del fenomeno.
Il ghiacciaio Hektoria non è l’unico in Antartide con questa conformazione: altri ghiacciai del continente poggiano anch’essi su piattaforme rocciose immerse nell’oceano. Alcuni hanno dimensioni ben più grandi e la loro fusione improvvisa potrebbe contribuire in modo significativo all’innalzamento del livello del mare. Servono quindi rilievi sul campo e osservazioni delle immagini satellitari per individuare e studiare le aree a rischio.