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21 Novembre 2022
15:32

Artemis 1: la capsula Orion della NASA ha sorvolato la Luna raggiungendo la distanza minima

A cinque giorni dal lancio, la capsula Orion ha appena “sfiorato” la Luna, salutando il nostro satellite ad appena 130 km di distanza. Completata con successo una delle manovre più importanti dell'intera missione Artemis 1.

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Artemis 1: la capsula Orion della NASA ha sorvolato la Luna raggiungendo la distanza minima
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Credit: NASA.

La missione Artemis 1 della NASA continua il suo corso e ha finalmente raggiunto il proprio obiettivo: la Luna. Dopo cinque giorni di viaggio, la capsula Orion ha compiuto il suo primo sorvolo lunare, salutando il nostro satellite in un passaggio ravvicinato alle 13:57 (ore italiane). Pensate che ha raggiunto la distanza minima di 130 km dalla superficie del nostro satellite. È la prima volta che Orion compie questa manovra, segnando una tappa fondamentale per il buon esito delle future missioni Artemis (tra cui quella con equipaggio che dovrà portare i prossimi esseri umani a camminare nuovamente sulla Luna). Sarà inoltre possibile ottenere moltissimo materiale fotografico del nostro satellite e osservarne nuove e inedite immagini.

Il viaggio di Orion e le prime immagini

Orion è partita il 16 novembre alle 7:47 italiane, con lo storico lancio di Artemis 1. Il razzo Space Launch System (il più potente attualmente operativo) ha portato Orion in una traiettoria diretta verso il nostro satellite.

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La capsula Orion fotografata con la Terra sullo sfondo da una delle fotocamere esterne della navicella (credit: NASA).

Sono stati cinque giorni di viaggio molto emozionanti: per la prima volta dal lontano 1972 (anno dell'ultima missione umana sulla Luna, Apollo 17) una capsula in grado di trasportare esseri umani ha superato l'orbita bassa terrestre per dirigersi verso la Luna.

Il viaggio prevedeva tre manovre di correzione della traiettoria tramite attivazione dei propulsori. Durante il viaggio la NASA ha compiuto svariati test sui vari sistemi di bordo di Orion. I test hanno riguardato l'orientazione dei pannelli solari, il sistema di navigazione, il sistema di dissipazione di calore e così via.

All'interno del modulo di comando sono inoltre presenti tre manichini (Campos, Helga e Zohar), il cui scopo principale è misurare la quantità di raggi cosmici assorbita per valutare la protezione offerta dalle tute sviluppate per gli astronauti. Anche questo test sarà fondamentale per preparare le future missioni Artemis, che saranno dotate di equipaggio.

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L’interno del modulo di comando di Orion fotografato durante il volo da una delle fotocamere interne. Si nota distintamente Campos, uno dei manichini a bordo della capsula (credit: NASA).

Negli ultimi due giorni di viaggio la Luna è diventata visibile alle fotocamere esterne di Orion, che hanno iniziato a fotografarla. Queste immagini sono utili per testare i sistemi di riserva per la navigazione.

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La Luna vista dalla navicella Orion il 20 novembre (credit: NASA).
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Autoscatto di Orion con la Luna sullo sfondo a una distanza di 8000 km (credit: NASA).

Alle 20:12 del 20 novembre la sonda è entrata nella sfera di influenza lunare. Significa che, da quel momento, l'attrazione gravitazionale prodotta dalla Luna è diventata più intensa di quella prodotta dalla Terra.

La manovra di sorvolo con cui Orion ha salutato la Luna

Alle 13:46 italiane del 21 novembre la navicella Orion ha attivato i suoi propulsori per arrivare, alle 13:57, ad appena 130 km dalla superficie del nostro satellite. Questo sorvolo ravvicinato (o flyby, in inglese) ha messo la capsula nelle condizioni di sfruttare la gravità lunare per portarsi in una nuova traiettoria che terminerà il 25 novembre, quando verso le ore 23 italiane Orion si inserirà ufficialmente in orbita attorno alla Luna.

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Orion, la Terra in lontananza e la Luna a 2900 km di distanza, poco prima dell’accensione dei propulsori che ha dato inizio alla manovra di sorvolo (credit: NASA).

L'intera manovra è avvenuta in modo completamente automatico. Tra le 13:29 e le 13:59 italiane, infatti, Orion si trovava dietro il lato della Luna a noi nascosto, pertanto non poteva ricevere comandi dalla Terra. Al momento dell'inizio del silenzio radio, la capsula si trovava a 1200 km dalla superficie del nostro satellite.

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La prima immagine ricevuta da Orion dopo il sorvolo lunare mostra il nostro pianeta in lontananza (credit: NASA).

L’orbita di Orion

L'orbita di Orion è molto particolare. In gergo tecnico si chiama orbita retrograda distante. “Retrograda” significa che il suo verso di rotazione è opposto a quello con cui la Luna orbita attorno alla Terra. Poiché la Luna orbita in senso antiorario (guardando la Terra dall'alto), l'orbita di Orion è dunque in senso orario. “Distante” invece significa che è un'orbita particolarmente “schiacciata” che, nel suo punto più lontano, porta la navicella a ben 70.000 km dalla Luna.

Questo è un record assoluto per una capsula in grado di trasportare esseri umani. Il record precedente spetta alla capsula della sfortunata missione Apollo 13, che nell'aprile del 1970 arrivò fino a 50.000 km circa dalla Luna. Il 26 novembre Orion diventerà la capsula per esseri umani più distante dalla Terra, raggiungendo un massimo di 432.194 km, contro i 400.171 km di Apollo 13.

Cosa prevede il resto della missione

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Il profilo della missione Artemis 1 (credit: NASA).

Il 1° dicembre una nuova manovra farà uscire Orion dall'orbita retrograda e immetterà la capsula nella traiettoria che la riporterà a Terra. Il 5 dicembre assisteremo a un nuovo sorvolo, ancora più ravvicinato rispetto a quello odierno a una distanza di appena 128 km dalla superficie della Luna. Il ritorno è previsto per l'11 dicembre, verso le ore 19 italiane, quando Orion compirà un ammaraggio al largo delle coste hawaiane.

Terminerà così la prima missione del programma Artemis, fondamentale per certificare le capacità di SLS e Orion. Artemis 2 è prevista per l'ottobre 2024: sarà molto simile ad Artemis 1, con la differenza che a bordo di Orion ci saranno quattro astronauti. Artemis 3, nel 2025, vedrà invece il primo allunaggio umano dai tempi del programma Apollo!

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Laureato in Astrofisica all’Università di Trieste e ha conseguito un Master in Comunicazione della Scienza presso la SISSA di Trieste. È stato coordinatore della rivista di astronomia «Le Stelle», fondata da Margherita Hack. Insieme a Lorenzo Colombo e Matteo Miluzio gestisce il progetto di divulgazione astronomica «Chi ha paura del buio?». Vive e lavora a Milano.
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