Nonostante i problemi tecnici e le difficoltà legate al meteo, il conto alla rovescia per il lancio di Artemis 1, iniziato ieri, è terminato oggi mercoledì 16 novembre: la Missione Artemis 1 è finalmente partita. Il terzo tentativo di lancio è stato effettuato con successo alle ore 07:47 italiane (1:47 in Florida), con soli 40 minuti di ritardo previsti dalla tabella di marcia, dalla base del Kennedy Space Center in Florida. La partenza del razzo SLS e della capsula Orion hanno dato ufficialmente inizio alla prima missione NASA dell'omonimo programma spaziale americano che intende portare nel 2025 i prossimi esseri umani sulla Luna (tra cui la prima donna e la prima persona afroamericana) sul suolo del nostro satellite.
La missione Artemis 1 finora non era stata fortunatissima, anzi: inizialmente il lancio era previsto per fine agosto, ma alcuni problemi tecnici e condizioni meteo avverse hanno provocato un primo (il 3 settembre 2022) e poi un secondo rinvio (al 19 settembre 2022) del lancio.
Una volta risolto il problema, l’arrivo sulla Florida dell’uragano Ian ha costretto il razzo a lasciare la piattaforma di lancio per andare a ripararsi nell’edificio di assemblaggio. Poi, nei giorni scorsi, la tempesta tropicale Nicole che ha rimandato ancora una volta la partenza.
Questa mattina c'è stato un leggero ritardo dovuto a un piccolo problema di manutenzione, risolto in tempo per la partenza; anche il meteo, a differenza dei giorni precedenti, non ha interferito con il lancio. Questo terzo tentativo si colloca all'inizio di una nuova finestra di lancio che durerà fino al 29 novembre e che prevede l'ammaraggio per l'11 dicembre. Nel caso in cui non fossero riusciti a far partire il razzo e la capsula, la missione Artemis 1 avrebbe avuto un'ulteriore occasione il 19 novembre alle ore 07:45 italiane. Visto che questa mattina però tutto ha funzionato, andiamo a conoscere meglio lo stato dell'arte di questa ambiziosa missione, cercando di capire perché è così importante.
La situazione dopo il passaggio della tempesta Nicole
Nicole si è formata nella giornata di lunedì 7 novembre 2022 come una tempesta subtropicale qualche centinaio di chilometri a est dei Caraibi, un paio di giorni dopo ha fatto arrivo come tempesta tropicale sulla costa della Florida un centinaio di chilometri a sud di Cape Canaveral, dove si trova il razzo. In mancanza di un adeguato preavviso la NASA non ha potuto riportare il razzo al riparo nell’edificio di assemblaggio. Inoltre, le previsioni preannunciavano che la velocità dei venti al Kennedy Space Center non avrebbe superato la soglia di 138 km/h per la quale SLS è certificato.
Dopo un’attenta ispezione al razzo e alla navicella Orion sono stati riscontrati alcuni danni minori dovuti al passaggio di Nicole, ma nulla che secondo la NASA sia in grado di compromettere il successo del lancio avvenuto mercoledì 16 novembre 2022. L’agenzia spaziale americana ha pertanto stabilito il via libera per il lancio e gli ingegneri sono all’opera per riparare i danni e controllare i vari sistemi del razzo.
Cosa c'è da sapere sul piano di volo di Artemis 1
Artemis 1 sarà la missione di certificazione del razzo SLS (Space Launch System) e della capsula Orion. In altre parole, lo scopo della missione è verificare che la tecnologia funzioni a dovere e che entrambi i componenti siano in grado di compiere con successo tutte le manovre utili per le future missioni di allunaggio. Per questo motivo, Artemis 1 sarà una missione priva di equipaggio.
Il piano di volo di Artemis 1 prevede una missione della durata di circa un mese. Il primo stadio del razzo SLS porterà Orion (che può ospitare a bordo quattro astronauti) in orbita terrestre e il secondo stadio la spedirà in una traiettoria diretta verso la Luna. A questo punto la navicella si inserirà autonomamente in orbita attorno alla Luna. L’orbita porterà Orion a battere il record di distanza orbitale di una navicella in grado di trasportare esseri umani: 70.000 km, contro il precedente record di 50.000 km di Apollo 13. Effettuata quest’orbita, Orion farà ritorno sul nostro pianeta, dove effettuerà un ammaraggio.
Il programma Artemis e l'importanza per le missioni future
Se tutto andrà bene, gli astronauti saranno presenti nelle successive missioni Artemis e la prima sarà Artemis 2, prevista per maggio 2024, che vedrà quattro astronauti orbitare attorno la Luna. Poi, nell’ottobre 2025, sarà la volta di Artemis 3, quando verrà effettuato il primo allunaggio su un sito (non ancora selezionato) nei pressi del polo sud lunare. Tutti gli allunaggi effettuati finora erano invece non distanti dall’equatore del nostro satellite.
Per l’occasione verrà realizzato da SpaceX un modulo di discesa chiamato Moonship, il cui progetto deriva direttamente dal secondo stadio di Starship (che potrebbe volare per la prima volta già alla fine di quest’anno). Con questa missione gli esseri umani torneranno a camminare sulla Luna a 50 anni di distanza dall’ultima volta, che fu con Apollo 17 nel 1972.
Nel frattempo si provvederà alla costruzione dei due moduli americani del Lunar Gateway, la prima stazione orbitale lunare, i cui due moduli dovrebbero essere lanciati nel novembre 2024. Artemis 4 sarà nel 2027 la prima missione destinata al Gateway, il cui scopo è agevolare lo scambio di materiale tra la Terra e la Luna in vista della costruzione di future base umani lunari, che rappresentano l’obiettivo a lungo termine del programma Artemis.
L’ultima missione ufficializzata dalla NASA è Artemis 5, prevista per il 2028. Questa missione vedrà il secondo sbarco di astronauti sulla Luna e il trasporto dei moduli europei del Gateway, che verranno costruiti nella sede di Thales-Alenia Space Italia a Torino. Sono poi in programma altre quattro missioni, non ancora ufficializzate, che prevedono la costruzione delle prime basi umane sulla superficie lunare. Questo, unito al Lunar Gateway, rende il programma Artemis molto più ambizioso e complesso rispetto al programma Apollo.
Non c’è dubbio che da qualche anno il nostro satellite sia tornato al centro dell’attenzione delle varie agenzie spaziali, in particolare quella americana. Come si può intuire, il motivo non è dettato tanto dal desiderio di mettere nuovamente piede sulla Luna, quanto dal bisogno di acquisire il know-how necessario per la realizzazione di basi extraterrestri permanenti. Questo, a sua volta, rappresenta un obiettivo intermedio nell'ottica di arrivare un giorno su Marte, che di per sé rappresenta una sfida tecnologica senza precedenti.