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3 Settembre 2025
12:33

Aurora boreale viola nei cieli dopo la tempesta geomagnetica: perché ha questo colore e le immagini

Una tempesta geomagnetica di categoria G2 ha prodotto spettacolari avvistamenti di aurora boreale nei cieli in Nord Europa, Canada e Nuova Zelanda, con una misteriosa abbondanza di aurore viola, un colore non comune dovuto all'eccitamento delle molecole di azoto nell'atmosfera.

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Aurora boreale viola nei cieli dopo la tempesta geomagnetica: perché ha questo colore e le immagini
aurora boreale viola islanda
Aurora boreale viola avvistata in Islanda il 2 settembre 2025. Credit: Dieter M. Zube

Una tempesta geomagnetica di categoria G2 (quindi “moderata” secondo la classificazione ufficiale NOAA) ha investito la Terra, producendo lo spettacolo delle aurore boreali ad alte latitudini con avvistamenti in Scozia, Canada e Nuova Zelanda tra il 1° e il 2 settembre. Curiosamente la tempesta geomagnetica è avvenuta in occasione della ricorrenza dell'evento di Carrington, la più intensa tempesta geomagnetica di cui si abbia testimonianza, avvenuta nel 1859. Quello dei giorni scorsi è stato un evento molto più debole, che non ha prodotto conseguenze particolari. Il disturbo del campo magnetico terrestre non è stato abbastanza intenso da creare avvistamenti di aurore in Italia; i sensibili occhi digitali delle webcam panoramiche hanno però osservato fenomeni aurorali lungo l'arco alpino. Ecco per esempio un'aurora rossa osservata in Austria alle 1:30 del 1° settembre.

aurora rossa austria
Aurora boreale avvistata da una webcam panoramica in Austria. Fonte

La particolarità delle aurore boreali osservate è però un'altra: il colore. Come riportato dal portale di riferimento spaceweather.com, infatti, una larga parte delle aurore boreali avvistate era viola, un colore che tipicamente non associamo a questo fenomeno atmosferico, che generalmente è verde a latitudini più alte e rosso alle nostre latitudini.

Il colore di un'aurora polare dipende da quale elemento chimico nell'atmosfera interagisce con le particelle cariche “sparate” dal Sole che il campo magnetico terrestre devia verso i poli dando così origine alle aurore polari. Funziona pressappoco così: le particelle solari arrivano nella nostra atmosfera ad altissima velocità, quindi portando con sé una notevole quantità di energia. Quando una di queste particelle “si scontra” con un atomo della nostra atmosfera, può traasferire a quest'ultimo parte della sua energia, che l'atomo poi rilascia sotto forma di luce. Che è per l'appunto la luce che osserviamo durante un'aurora boreale.

Tipicamente a interagire con il plasma in arrivo dal Sole è l'ossigeno, nella sua versione atomica (cioè singoli atomi) oppure molecolare (cioè in forma di molecola di O2). L'ossigeno atomico, se eccitato, emette luce rossa (da cui le aurore rosse), mentre quello molecolare emette luce verde. Ma come sappiamo, l'elemento più abbondante in atmosfera è l'azoto, presente soprattutto sotto forma di molecola biatomica (N2). Ebbene, questa molecola una volta eccitata risponde emettendo luce blu/viola. Rispetto all'ossigeno, l'azoto è molto meno propenso a interagire con le particelle cariche che arrivano dal Sole, quindi le aurore viola sono piuttosto rare. Ma allora perché ne sono state avvistate così tante nelle ultime due notti?

aurora blu viola
I colori blu e viola di questa aurora boreale sopra la Svezia sono prodotti dall’azoto atmosferico dopo una tempesta geomagnetica di categoria G5 (“estrema”). Credit: W.carter, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons

La risposta è che non lo sappiamo. Generalmente le aurore viola sono associate a tempeste geomagnetiche molto energetiche, proprio per la relativa “pigrizia” dell'azoto rispetto all'ossigeno a essere stimolato dal vento solare. Ma la tempesta geomagnetica dell'1-2 settembre non è stata particolarmente intensa (è stata di categoria G2 su una scala che va da G1 a G5), quindi teoricamente non avrebbe dovuto produrre così tanto viola. Questo piccolo mistero ci ricorda quanto ancora ci sia da capire in tema di meteorologia spaziale.

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Ho una laurea in Astrofisica e un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste. La prima mi è servita per imparare come funziona ciò che ci circonda, la seconda per saperlo raccontare. Che poi sono due cose delle tre che amo di più al mondo. Del resto, a cosa serve sapere qualcosa se non la condividi con qualcuno? La divulgazione per me è questo: guidare nel viaggio della curiosità e del mistero. Ah, la terza cosa è il pianoforte e la musica in ogni sua forma.
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