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23 Aprile 2024
13:00

Cannibalismo: che succede se mangiamo carne umana e che sapore ha?

L'antropofagia sopravvive ancora oggi in alcune regioni, per motivi di sopravvivenza o per tradizioni spirituali. Alcuni scienziati hanno provato a valutare l'apporto calorico e nutritivo del consumo di carne umana, e anche i rischi legati alla trasmissione di malattie.

A cura di Arianna Izzi
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Cannibalismo: che succede se mangiamo carne umana e che sapore ha?
cosa succede se mangiamo carne umana

Il film La società della neve, candidato al Premio Oscar 2024 come miglior film straniero, racconta la vicenda dei sopravvissuti al disastro delle Ande del 1972 e ha sollevato molta curiosità su un tema molto particolare che generalmente risulta tutt'altro che piacevole: il cannibalismo, ovvero la pratica di un individuo di una specie che consiste nel mangiare altri membri della stessa specie. Nel caso umano, si parla anche di antropofagia. Veniva praticato dalle tribù primitive, dai Neanderthal e ancora oggi è presente in piccole popolazioni isolate, come i Korowai nella Papua Nuova Guinea. Una domanda in particolare ha destato l'interesse di molti: cosa succede se ci alimenta di carne umana? Per quanto macabro, è un quesito che nasconde alcuni aspetti scientifici interessanti, che esploriamo in questo articolo.

Cos’è il cannibalismo e perché viene praticato?

Con questo termine si indica l’atto del cibarsi dei propri simili. Una sorta di predazione nei confronti di individui appartenenti alla stessa specie. Sebbene ci appaia come una pratica raccapricciante, il cannibalismo è una dinamica piuttosto frequente nel mondo animale, che negli ultimi decenni ha interessato numerosi studi e ricerche scientifiche. In questo caso, tuttavia, indagheremo vari aspetti del cannibalismo umano, tra cui la sua storia e le curiosità biologiche che lo interessano.

Innanzitutto, per quanto riguarda Homo sapiens, le ragioni per cui si è praticato (e in alcuni casi si pratica ancora) il cannibalismo sono principalmente legate alla sopravvivenza, all’insorgenza di problematiche di natura psicologica o criminale, all’esistenza di rituali e particolari pratiche spirituali talvolta considerate curative. Grazie ai paleoantropologi, sappiamo che il cannibalismo fu messo in atto da diverse specie di ominini, fin dall’inizio del Pleistocene. Ve n’è traccia nelle popolazioni di Neanderthal vissute in Spagna, Francia e Belgio, nel sito Sapiens di Gough’s Cave in Inghilterra e in quello, potenziale, di Homo erectus a Caune de l’Argo in Francia.

Immagine
La Gough’s Cave. Credits: Rwendland, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons.

Apporto calorico e proprietà nutritive della carne umana

Come immaginerete, gli studi relativi ai valori nutrizionali della carne umana non abbondano. Una prima stima venne fatta negli anni ‘70 da due ricercatori statunitensi, Stanley M. Garn e Walter D. Block, poi ripresa da Gerald Sack, professore di Antropologia sociale a Safad. Gli studiosi fecero innanzitutto notare come uno dei principali problemi riscontrati in questo genere di analisi fosse trovare nutrizionisti o medici disposti ad affrontare il tema e di come, invece, ricevettero un valido aiuto da parte di macellai, aventi esperienza diretta nella preparazione delle carni animali per il consumo alimentare umano.

Garn e Block ipotizzarono che da un uomo del peso di 50 kg potessero essere prodotti circa 30 kg di massa muscolare commestibile, per un totale di circa 4,5 kg di proteine o 18.000 calorie (un fabbisogno proteico giornaliero sufficiente per 60 persone, considerando 1 g/kg). Si tratta, chiaramente, di una semplificazione che non tiene conto delle tante variabili che possono essere presenti. Il risultato ottenuto nel 1970 da Garn e Block è stato rivisto recentemente e una stima più precisa prevede 24.897 kg di massa muscolare commestibile per 19.951 calorie. Ci teniamo a ripetere che i dati scientifici consultabili attualmente, si riferiscono esclusivamente al potenziale apporto nutrizionale da carne derivante da uomini adulti, stimato seguendo gli standard e le tabelle di crescita dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

A questi dati va aggiunta una considerazione: il tessuto muscolare non è l’unica parte edibile del corpo umano. Le scoperte archeologiche ed etnografiche condotte in varie zone del mondo hanno dimostrato che, negli episodi di cannibalismo, altre parti consumate sono gli organi, come cuore, fegato, cervello o la pelle. Chiaramente, stiamo parlando di carne fresca, non cotta. Una delle voci più autorevoli in materia è quella di James Cole, ricercatore all’Università di Brighton, in Inghilterra, e vincitore nel 2018 del curioso premio Ig Nobel, proprio per aver calcolato l’apporto calorico della carne umana. Tra le cose, Cole ha dimostrato che una dieta cannibale risulta, infine, essere poco nutriente.

Che sapore ha la carne umana

A questo punto potreste esservi già chiesti che sapore possa avere la carne umana. In uno studio del 1974, riguardante il cannibalismo diffuso tra alcune popolazioni in Papua Nuova Guinea, le persone intervistate dichiararono che, fondamentalmente, la carne umana non ha nulla di tanto diverso rispetto ad altre carni, e che somiglia in particolar modo a quella di maiale.

I rischi per la salute

Abbiamo già detto che cibarsi di carne umana non è utile dal punto di vista nutrizionale, ma uno dei rischi principali del cannibalismo ha a che fare con le malattie da prioni, anche note come encefalopatie spongiformi trasmissibili (Tse). Le Tse sono un gruppo di malattie neurodegenerative, caratterizzate da un lungo periodo di incubazione e da un decorso attualmente fatale, che causano gravi danni al sistema nervoso centrale di alcuni animali e anche di Homo sapiens. Tra queste malattie figura il kuru, la prima malattia da prioni (come quella della “mucca pazza”) mai identificata, descritta per la prima volta in Papua Nuova Guinea negli anni ‘50 dal medico statunitense Daniel Carleton Gajdusek, poi Premio Nobel per la medicina. Gajdusek si rese conto dell’esistenza di una malattia endemica all’interno di una popolazione chiamata Fore, la cui via di trasmissione era collegata al cannibalismo e in particolare all’usanza di consumare il cervello dei defunti. Da allora, il governo della Papua Nuova Guinea lavorò per disincentivare il cannibalismo e i casi diminuirono. Oggi il kuru è molto raro, ma ogni tanto capita ancora che vengano segnalati nuovi casi.

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