
Parlare di energia, di giacimenti, petrolio e gas non è per nulla semplice e cadere nella disinformazione è abbastanza comune. Ad esempio si sente spesso dire che l'Italia possegga importanti giacimenti di gas naturale che non vengono sfruttati, che abbiamo un sacco di gas sotto i nostri piedi che non vogliamo utilizzare. Ma la realtà è un'altra, ben diversa da certe affermazioni (purtroppo) fuorvianti.
Facciamo chiarezza.
Quanto gas naturale abbiamo in Italia?
Per capire quanto gas naturale italiano possediamo nel sottosuolo, andiamo a vedere i dati ufficiali MITE 2021 nella sezione dedicata alle riserve nazionali di idrocarburi.
Qui dobbiamo fare attenzione a leggere bene le colonne, perché indicano tre cose distinte: per ogni area geografica – sia per i giacimenti su terra che a mare – troviamo le riserve certe, quelle probabili e quelle possibili.

Vediamo cosa indicano:

È vero che la Croazia estrae molto più gas naturale di noi dall’Adriatico?
- Riserve certe: sono quelle che possono essere prodotte con una probabilità maggiore del 90%, il che vuol dire che le recuperiamo facilmente dal sottosuolo;
- Riserve probabili: indicano una probabilità di estrazione del 50% circa e sono mediamente difficili da recuperare;
- Riserve possibili: la probabilità di estrarle è molto inferiore al 50%, il che rende il processo di recupero molto costoso e complicato.
Una volta capita questa differenza sostanziale, torniamo a guardare i dati: il totale delle riserve di gas stimato nei giacimenti onshore (su Terra) è 22,143 miliardi di m3 per le riserve certe, 29,975 miliardi di m3 per quelle probabili e 24,461 miliardi di m3 per quelle possibili. Nelle riserve offshore (in mare) si stima abbiamo 17,707, 14,496 e 2,292 miliardi di m3, rispettivamente per le riserve certe, probabili e possibili. Capiamo bene che il totale di tutte le riserve sarà:
Terra + Mare = 111,075 miliardi di m3
In realtà sarebbe più ragionevole prendere come riferimento un valore che si aggira tra i 70 e gli 80 miliardi di m3 che comprende riserve certe + riserve probabili, escludendo dal calcolo le riserve possibili. Ad ogni modo, poco cambia tra 70 o 110.
Perché lo estraiamo?
Ora che abbiamo i dati numerici, se andiamo a vedere dove si distribuiscono i diversi giacimenti capiamo subito che il gas naturale non si trova tutto in un unico posto ma è spazialmente distribuito in oltre un centinaio di pozzi, tutti separati tra loro. Ciò significa che se volessimo estrarre tutto il gas possibile dovremmo trivellare pressoché ovunque, andando incontro a costi molto elevati.
Un altro grosso problema dell'estrazione è che i giacimenti di idrocarburi devono essere economicamente vantaggiosi per essere sfruttati e quindi contenere una quantità di idrocarburi tale da giustificare i costi.
È vero che in Italia abbiamo relativamente poco gas naturale (una quantità che però in momenti di crisi può sempre far comodo) ma ciò non vuol dire per forza che estrarlo sia la strategia più giusta da attuare.

Potremmo davvero riaprire i pozzi nel giro di un mese?
Affermare che per riaprire un pozzo basti un mese, è quanto meno improbabile e irrealistico. Irrealistico perché, anche se è vero che in alcuni rari casi dei pozzi possono essere messi in produzione entro un paio di mesi, la norma è che ci vogliano almeno un paio di anni per superare tutto l'iter legislativo richiesto.
Per non parlare del fatto che sarebbe meglio chiudere i cosiddetti pozzi “produttivi non eroganti” essendo ormai pressoché esauriti. E allora perché non lo si fa e non si toglie quella dicitura? Perché per chiudere definitivamente un pozzo costa un sacco di soldi, molto più che mantenerlo aperto.