Vi è mai capitato di guardare il viso di qualcuno e dire, per esempio, "Tu hai proprio la faccia da Giovanni!"? Beh, sappiate che uno studio del 2024, realizzato dalla Hebrew University of Jerusalem, ha proprio indagato la possibile corrispondenza tra i nomi di battesimo delle persone e l'aspetto del loro volto. In altre parole, i ricercatori si sono chiesti se davvero esista una tendenza delle persone a "sembrare" il nome con cui sono state chiamate alla nascita. A quanto pare la risposta in parte è positiva, così l'obiettivo principale del team è stato quello di comprendere le origini di questo fenomeno: è il risultato di un tratto innato presente fin dalla nascita o è qualcosa che si sviluppa gradualmente nel corso della vita a causa dell'influenza sociale?
Gli autori dello studio hanno ipotizzato che la corrispondenza tra nome e volto non sia innata, ma il risultato di una profezia che si autoavvera, ovvero un processo attraverso il quale le persone, consapevolmente o inconsapevolmente, adottano caratteristiche fisiche e comportamentali che corrispondono agli stereotipi socio-culturali associati inconsciamente al loro nome. Questo meccanismo suggerirebbe che le aspettative socio-culturali relative al modo in cui una persona dovrebbe apparire in virtù del suo nome influenzino lo sviluppo del suo aspetto (parliamo di scelte estetiche come acconciature o occhiali, espressioni facciali e comportamenti) che modellerebbero l'aspetto facciale in base alle aspettative associate al nome.
Profezia che si autoavvera o corrispondenza innata?
La ricerca ha voluto testare due ipotesi di partenza relative alla potenziale corrispondenza tra volto e nome di battesimo associato:
- Profezia che si autoavvera: l'aspetto facciale delle persone si evolverebbe per adattarsi agli stereotipi associati al loro nome con l'avanzare dell'età e l'esposizione a interazioni sociali.
- Corrispondenza innata: il nome di una persona verrebbe scelto in base al suo aspetto (effettivo o previsto) fin dalla nascita, suggerendo che già da bambini si manifesti una congruenza tra volto e nome.
Metodi e approcci utilizzati
Lo studio utilizza tre metodologie distinte per testare queste due ipotesi di partenza:
- Abbinamento volto-nome da parte dei partecipanti umani: in questa fase, sia adulti che bambini sono stati chiamati a svolgere un esperimento in cui dovevano abbinare i volti di persone con i rispettivi nomi, sia per adulti che per bambini. I partecipanti dovevano selezionare il nome corretto di una persona in base alla sua foto, con quattro opzioni di nomi possibili per ogni volto. I ricercatori hanno previsto che la capacità di abbinare volti e nomi sarebbe stata migliore per i volti degli adulti rispetto a quelli dei bambini, poiché gli stereotipi legati ai nomi si consolidano in età adulta.
- Apprendimento automatico e analisi delle somiglianze facciali: è stato utilizzato un algoritmo di apprendimento automatico per analizzare la somiglianza facciale tra individui con lo stesso nome. L'obiettivo era determinare se le rappresentazioni facciali di adulti con lo stesso nome risultassero più simili rispetto a quelle di bambini con lo stesso nome. Questo approccio ha offerto un'analisi oggettiva e priva di bias umano, aumentando così la validità dei risultati e riducendo la possibilità di errore derivante da pregiudizi inconsci dei partecipanti.
- Invecchiamento artificiale dei volti dei bambini: per testare ulteriormente il ruolo delle influenze sociali e distinguere il processo di invecchiamento biologico da quello sociale, i ricercatori hanno utilizzato algoritmi GAN per invecchiare digitalmente le immagini di bambini, trasformandoli in versioni adulte. Successivamente, sia partecipanti umani che l'apprendimento automatico hanno valutato se questi volti artificialmente invecchiati somigliassero ai loro nomi, in modo da verificare se lo sviluppo della corrispondenza volto-nome fosse legato solo all'invecchiamento biologico o anche alle influenze sociali.
Risultati principali rispetto ai metodi utilizzati
- Abbinamento volto-nome: gli adulti hanno dimostrato una maggiore capacità di abbinare correttamente i nomi ai volti di altri adulti, con risultati significativamente superiori al livello di probabilità casuale. Tuttavia, quando si trattava di bambini, sia gli adulti che i bambini stessi non sono stati in grado di abbinare i nomi ai volti con accuratezza, suggerendo che la corrispondenza volto-nome non si manifesti nei bambini.
- Apprendimento automatico: l'algoritmo ha rilevato che le rappresentazioni facciali di adulti con lo stesso nome erano significativamente più simili rispetto a quelle di adulti con nomi diversi. Questo schema non è stato osservato nei bambini, rafforzando l'idea che la corrispondenza volto-nome si sviluppi con l'età e non sia innata. Ciò fornisce una forte evidenza a favore dell'ipotesi della profezia che si autoavvera.
- Invecchiamento artificiale: le immagini di volti di bambini sono state invecchiate digitalmente per farli apparire come adulti. Questi volti artificiali non hanno mostrato la stessa corrispondenza volto-nome degli adulti reali. Questo conferma che l'effetto di corrispondenza volto-nome non è dovuto esclusivamente all'invecchiamento biologico, ma richiederebbe anche un processo di adattamento sociale che coinvolge aspettative legate al nome.
Conclusioni dello studio
I risultati dello studio supportano l'ipotesi della profezia che si autoavvera. L'aspetto facciale degli individui, in particolare in età adulta, sembra conformarsi agli stereotipi socio-culturali inconsci legati ai loro nomi. Tuttavia, questo fenomeno non è presente nei bambini, suggerendo che la corrispondenza tra volto e nome si sviluppi gradualmente nel corso della vita, piuttosto che essere innata fin dalla nascita.
La somiglianza tra volto e nome è dunque influenzata dalle aspettative socio-culturali e comportamentali che si manifestano nel tempo. Fattori come l'acconciatura, il trucco e l'espressione facciale contribuiscono a modellare il volto di una persona in modo tale da rispecchiare lo stereotipo legato al suo nome. Questo fenomeno, secondo gli autori, dimostra il potere delle influenze sociali anche nell'aspetto fisico degli individui, un ambito che di solito si pensa essere determinato unicamente da fattori genetici o biologici.
Implicazioni e Prospettive Future
Lo studio apre nuove prospettive su come gli stereotipi sociali influenzino non solo il comportamento e la personalità degli individui, ma anche il loro aspetto esteriore. Alcune aree di interesse per la ricerca futura includono:
- Età critica: identificare l'età precisa in cui una persona inizia ad assomigliare al proprio nome e comprendere come le aspettative sociali e le esperienze modellano questo processo.
- Influenza dei genitori: esplorare se i genitori abbiano un ruolo attivo nella scelta di nomi che si abbinano all'aspetto dei loro neonati e se ci siano differenze tra i bambini nominati prima della nascita e quelli nominati dopo la nascita.
- Tipi di nomi e stereotipi: investigare se determinati nomi generano stereotipi più forti e se ci sono categorie di nomi che facilitano più di altre la corrispondenza volto-nome.