Le click farm (in italiano “fabbriche di clic”) sono organizzazioni capaci di generare centinaia di interazioni sui social in tempi brevissimi, tra views e commenti o anche recensioni e click sui banner pubblicitari, utilizzando bot o attraverso il lavoro di persone reali che effettuano queste interazioni manovrando centinaia di cellulari sostanzialmente “vendendo” click e interazioni. Queste strutture possono essere fisiche o virtuali e si trovano soprattutto in Pesi asiatici come la Cina, l'India, il Bangladesh, le Filippine e la Thailandia. Proprio qui nel 2017 fu scoperta una click farm che utilizzava circa 350.000 SIM card. Queste organizzazioni possono generare profitti anche notevoli “vendendo” like e follower, e la loro legalità è quantomeno dubbia.
Come funzionano le click farm
Cercando su internet “buy followers” oppure “buy likes” – cioè compra follower o like – si trovano facilmente molti siti che vendono veri e propri pacchetti di interazioni: mi piace, visualizzazioni e altro. Le cifre variano in base al numero di interazioni richieste e lo scopo è proprio di alzare i numeri del proprio profilo. Ovviamente non si tratta di interazioni spontanee ma che vengono piuttosto generate ad hoc in seguito a un pagamento.
Questo è possibile proprio grazie alle click farm, che sono appunto gruppi di persone che utilizzano grandi quantità di telefoni per effettuare queste interazioni. Si possono comprare visualizzazioni, mi piace, commenti, follower ma anche click sulle pubblicità o recensioni. Infatti le click farm possono agire non solo sui social ma anche sugli e-commerce – cioè sui siti che vendono online – con lo scopo di creare una buona reputazione per i prodotti in vendita, reputazione ovviamente fittizia. La traduzione letterale di click farm è “fattoria dei click” che di per sé fa già pensare a un luogo dove vengono prodotti i click, ma il termine viene probabilmente da “farming”, un termine legato al mondo dei videogiochi: indica quando un giocatore fa ripetutamente una stessa azione per accumulare risorse o un qualche beneficio ai fini del gioco.
Per creare una click farm non servono competenze specifiche, bastano: tanti telefoni, tanti caricabatterie e tante SIM card e qualcuno che li utilizzi. Ogni telefono è sempre collegato alla corrente per restare in funzione e ha una sua SIM per poter creare dei profili da utilizzare poi sui vari social. Le click farm possono avere dimensioni molto variabili, da decine di telefoni fino a centinaia o migliaia di unità, che vengono allineate su dei pannelli per essere rapidamente accessibili. Anche il funzionamento può variare: i telefoni possono essere manovrati manualmente, cioè le interazioni come le visualizzazioni o i mi piace vengono fatti direttamente sul singolo telefono. Ma ormai sono molto diffuse anche le box farm. Per realizzarle si prendono una decina di telefoni, si tolgono schermo e batteria per consumare meno corrente e si mettono in delle specie di scatole. Da lì, vengono collegati a un pc dove si installano dei programmi che permettono di manovrare i vari cellulari contemporaneamente, senza doverli usare singolarmente. Grazie a questo sistema, una persona, da sola, può gestire centinaia e centinaia di cellulari rapidamente.
Sono legali?
A questo punto viene da chiedersi: ma le click farm sono legali? La risposta, stranamente, non è un no secco. Le click farm si muovono in una zona grigia della legislazione che regola la navigazione in rete e l’uso dei social. Dipende da paese a paese e da quali sono le leggi vigenti, ma costruire una click farm non è illegale di per sé e bisogna sempre valutare in concreto la singola click farm cosa sta facendo e come. In Cina dal 2020 usare click farm a scopo commerciale è vietato, ma attività di questo tipo sono diffuse in molti paesi del Sudest asiatico, dove non ci sono leggi per contrastare il fenomeno. Detto questo, tutte le piattaforme social scoraggiano l’utilizzo di questi metodi per ottimizzare le prestazioni dei propri profili e cercano di penalizzare le persone che ne fanno uso, considerandolo chiaramente un metodo commerciale disonesto. Non è facile però riconoscere quando le interazioni sono vere o provengono da click farm. Le varie piattaforme social fanno sempre più fatica a riconoscere le interazioni a pagamento generate dalle click farm. E questo grazie anche all’evoluzione di questa metodologia.
Come sono gestite le click farm
In principio per generare click venivano utilizzati principalmente dei bot, cioè dei programmi automatici capaci di svolgere funzioni più o meno complesse come appunto mettere mi piace o anche scrivere commenti. Per quanto questi programmi siano diventati anche molto sofisticati, hanno pur sempre uno schema che viene ripetuto e quindi gli algoritmi delle varie piattaforme riuscivano prima o poi a riconoscerli e a bloccarli, in quanto infrazioni delle norme di utilizzo dei social.
Nel caso invece delle click farm che abbiamo descritto prima, in cui c’è una mano umana alla base, le interazioni hanno dei pattern comportamentali meno prevedibili: il tempo che si passa sulla schermata, come viene scrollata la bacheca, quanto tempo ci si mette a cliccare mi piace o segui. Sono tutte variabili che se fatte da un computer sono tutte identiche e riconoscibili, ma quando è una persona a usare il telefono, risultano uguali al comportamento di un qualsiasi altro utente. E quindi per le piattaforme è molto più difficile distinguere tra interazioni reali e a pagamento.
Quanto costa realizzare una click farm
Ma quanto costa costruire una click farm? La spesa più grande sono i telefoni, ma si tratta quasi sempre di prodotti di seconda mano o di bassa qualità, visto che vengono usati solo per operazioni abbastanza semplici. E poi spesso vengono comprati in blocco per abbattere i costi. Un’altra spesa è rappresentata delle schede SIM e dai piani tariffari per ogni telefono. Non abbiamo modo di sapere come si regola ogni singola click farm a riguardo, ma sappiamo che alcune abbattono i costi utilizzando SIM illegali. Per esempio nel 2017 in Thailandia è stata scoperta una click farm che utilizzava circa 350 mila SIM non registrate, in modo da aggirare la necessità di pagare un piano tariffario per ogni telefono. Tra l’altro, la cosa curiosa è che quando la polizia ha scoperto quanto stava accadendo, ha arrestato le persone che gestivano la click farm ma non per la click farm, ma proprio perché stavano usando le SIM illegali e contrabbandavano telefoni.
Come vi dicevo le click farm non sono illegali di per sé perché non ci sono leggi internazionali che vietano di comprare interazioni sui social. La questione cambia se è la strumentazione utilizzata a essere illegale, come nel caso della Thailandia di cui parlavamo adesso, oppure se ci concentriamo sulle condizioni dei lavoratori. Anche qui è difficile parlare per tutte le click farm in generale, ma siamo a conoscenza di numerose testimonianze che parlano di condizioni di vero e proprio sfruttamento. In media i lavoratori si trovano in spazi ristretti, vengono pagati un dollaro ogni mille interazioni e fanno turni che vanno ben al di là delle otto ore. La polizia riesce a intervenire quando accerta queste condizioni piuttosto che la compravendita di interazioni sui social.