Il Vesuvio, come sappiamo, è uno dei vulcani più conosciuti d'Italia. La sua storia è tempestata di eventi grandiosi ed eruzioni devastanti. L'ultima eruzione, avvenuta nel marzo 1944, causò la morte di decine di persone e costrinse oltre 10.000 cittadini ad evacuare i Paesi di S. Sebastiano, Massa e Cercola, L'evento ha devastato due grossi centri abitati a causa delle colate laviche e oltre 3 anni di raccolti a causa delle ceneri. Da quella volta il Vesuvio è in uno stato di quiescenza, in attesa di eruttare ancora.
La conoscenza e l'informazione sono le chiavi per la prevenzione
La prevenzione è l'unica vera arma di cui disponiamo per difenderci dal rischio vulcanico. Tutto quello che possiamo fare per salvarci la pelle da eventuali eruzioni disastrose in zone densamente abitate è strutturare dei piani di evacuazione efficaci. Per far ciò bisogna cominciare a lavorare a monte, focalizzandosi su due elementi fondamentali: la conoscenza dei fenomeni naturali e la corretta informazione.
In questa missione è fondamentale sia il ruolo della Ricerca Scientifica, sia quello della Protezione Civile che, con i propri piani di evacuazione, studia e definisce le soluzioni per tentare di garantire la sicurezza.
Quando e come sarà la prossima eruzione del Vesuvio?
Purtroppo, per quanto la scienza e la vulcanologia abbiano fatto enormi passi in avanti nella comprensione delle dinamiche eruttive, il "quando avverrà la prossima eruzione?" rimane un punto interrogativo. Invece, relativamente al "come potrebbe essere una futura eruzione", è possibile avere un'idea grazie allo studio delle eruzioni avvenute nel passato.
È bene tenere a mente che si parla di stime e di modelli, il cui compito è di sintetizzare un fenomeno naturale complesso. Le previsione del "come avverrà" non potranno mai essere precise nel dettaglio ma forniscono degli scenari che potrebbero avvicinarsi alla realtà: gli studi condotti fino ad ora ne ipotizzano tre possibili ma con tre probabilità di accadimento differenti.
I possibili scenari futuri
Sulla base del documento “Scenari e livelli di allerta per il Vesuvio”, consegnato dal Gruppo di lavoro della Commissione Nazionale, l'attività eruttiva del Vesuvio potrebbe seguire tre scenari differenti le cui probabilità di accadimento sono molto differenti. Partiamo dalla più probabile a quella meno probabile:
- Eruzione stromboliana: di grado VEI=3, la meno violenta ma la più probabile.
- Eruzione sub-pliniana: di grado VEI=4 (scenario scelto per l'animazione);
- Eruzione pliniana: molto violenta, di grado VEI=5.
L'animazione 3D proposta in questo video si rifà all'eruzione sub-pliniana del Vesuvio del 1631 (Scenario 2, VEI-4), la stessa utilizzata dalla Protezione Civile come referenza per progettare il piano di evacuazione. Quello del 1631 è un evento ben documentato per cui disponiamo di informazioni sufficientemente attendibili per utilizzarlo come referenza per la nostra animazione 3D della futura eruzione del Vesuvio
Le 4 fasi possibili della futura eruzione del Vesuvio
Di seguito ripercorriamo, fase per fase, quella che potrebbe essere la dinamica eruttiva.
Fase 1: Fenomeni precursori macroscopici.
Eventi come fumarole, terremoti e deformazione del suolo sono alcuni dei segni che precedono la fase di eruzione, anticipando il risveglio del vulcano. Si parla di segnali che possono originarsi alcune settimane o addirittura mesi prima dell'evento eruttivo.
Fase 2: esplosione e colonna eruttiva
Una grossa esplosione dà inizio al risveglio del vulcano con un boato frastornante. Quella che si forma è una colonna eruttiva convettiva ricca di gas, lapilli, cenere, che potrebbe raggiungere i 10-15 km di altezza. Pesanti blocchi di roccia fusa e lapilli potrebbero ricadere nei dintorni del vulcano (raggiungendo al massimo qualche chilometro in raggio), accompagnate da colate laviche;
Fase 3: Collasso della colonna eruttiva e flussi piroclastici (nubi ardenti)
Questa è la fase potenzialmente più pericolosa dell'intero evento eruttivo. Dopo qualche ora dall'inizio dell'eruzione la pesante colonna eruttiva collassa: durante la discesa della nube vengono innescati dei flussi piroclastici chiamati "nubi ardenti" che scorrono lungo i pendii del vulcano (come quelle che distrussero Pompei nel 79 d.C), come una valanga. Possono raggiungere temperature di 500-800 °C e possono correre ad una velocità compresa tra 100 e 500 km/h.
Fase 4: Pioggia di cenere
Diversi giorni dopo l'eruzione avrà luogo la pioggia di cenere, che potrà interessare aree poste anche a centinaia o migliaia di chilometri dal luogo dell'eruzione. La direzione di propagazione delle ceneri dipenderà molto dai venti prevalenti. Le ceneri sono molto pericolose perché si ammassano sugli edifici rischiando di farli crollare e, in secondo luogo, perché sono dannose se inalate.
Secondo la Protezione Civile il Vesuvio si trova attualmente in una situazione di allerta verde, cioè non si registra alcuna variazione significativa nei parametri monitorati. Ciò non toglie l'importanza della prevenzione, che è alla base della sicurezza dei cittadini.