Conosciuta anche con il nome di poligrafo, la macchina della verità è uno strumento in grado di stabilire se il soggetto interrogato stia effettivamente dicendo la verità o se stia mentendo, attraverso la misurazione contemporanea di una serie di parametri vitali della persona sottoposta ad interrogatorio. Anche se sembra che questo strumento potrebbe essere la soluzione a tutti i crimini, di fatto non è proprio così.
La macchina della verità esiste davvero?
In molte serie tv, quando il cattivo di turno viene finalmente arrestato, oltre ai “tipici” interrogatori stile CSI, spesso il sospettato viene sottoposto al temuto test della “macchina della verità”, che spesso costituisce una prova schiacciante nel corso delle indagini. Come spesso accade quando si parla di film, anche in questo caso esiste un fondo di verità e il poligrafo, soprattutto in alcuni stati degli USA, è uno strumento usato per aiutare il lavoro degli investigatori ma, non in tutto il mondo è così.
Storia del poligrafo
L’idea di progettare uno strumento in grado di monitorare molti parametri vitali contemporaneamente per poterli associare allo stato d’animo di una persona in procinto di mentire, fu avanzata da Leonarde Keeler, uno studente californiano che, nel 1935 mise a punto il primo prototipo di poligrafo (in seguito conosciuto come macchina della verità). Alla base del funzionamento sta il principio secondo cui, quando un individuo mente, i suoi parametri vitali subiscano delle alterazioni che sono tanto più importanti quanto più elevato è il livello di stress. L’esempio tipico è proprio quello che si ha durante un interrogatorio, la cui durata magari si estende anche per diverse ore.
Come funziona la macchina della verità
I parametri misurati dal poligrafo sono vari: ossigenazione del sangue, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, sudorazione e pressione arteriosa. Una persona sottoposta ad interrogatorio, nel momento in cui dovesse mentire al suo interrogatore, dovrebbe essere portata a manifestare uno stato di stress più elevato del normale, percependo di trovarsi in condizioni tali che possano costituire un pericolo o un disagio per sé e per i suoi affari. Questi segnali tipici da “stress”, magari difficili da cogliere con la semplice osservazione dei comportamenti, non sfuggono alle misurazioni oggettive del poligrafo. Da questa idea nacque appunto la macchina della verità, in grado di evidenziare i picchi o le “anomalie” dei valori rispetto al normale di un individuo.
Il settaggio del poligrafo
Per usare la macchina della verità, occorrono una serie di processi di preparazione, utili ad impostare i “settaggi” del poligrafo e soprattutto per permettergli di tracciare i valori standard dei parametri di riferimento. Certamente non funziona esattamente come nei film: non bastano poche domande per poter stabilire il grado di attendibilità delle affermazioni dell’imputato. Per questo motivo, così come accade per gli interrogatori “tipici”, anche la macchina della verità ha bisogno di un processo di preparazione: l’interrogatore cerca di porre a suo agio l’interrogato, ponendogli domande semplici per consentire al poligrafo di tracciare lo “storico” dei suoi parametri vitali. In questo modo, quando si passerà alle domande più “scottanti”, ogni eventuale anomalia, indicherebbe potenzialmente indicare una menzogna.
Quanto è attendibile la macchina della verità?
Sin dal momento in cui l'idea della macchina della verità iniziò la sua diffusione, sono state formulate varie ipotesi circa la sua utilità come prova inconfutabile. Ad oggi però, non ci sono studi scientifici che dimostrino l'efficacia del poligrafo, sebbene in alcuni documenti l'attendibilità della macchina della verità viene dichiarata prossima al 94%. Per questo motivo questo strumento è autorizzato soltanto in alcuni Stati e, tra questi, alcuni Stati Americani.
Le principali difficoltà nell'effettuare studi approfonditi per deliberare o negare l'utilizzo del poligrafo, risiedono proprio nell'analizzare l'attendibilità del principio di funzionamento: siamo nel campo delle emozioni e, stabilire fino a che punto le menzogne possano influire i parametri vitali, resta tutt'ora una sfida. Le emozioni contrastanti in un soggetto, infatti, potrebbero imputarsi a molteplici ragioni che renderebbero inattendibile il test del poligrafo. Alcuni esempi possono essere:
- lo stress dovuto all’interrogatorio;
- situazioni in cui esiste un coinvolgimento personale nella vicenda;
- l'ansia stessa dovuta all’essere collegati al poligrafo.
Questi possono costituire importanti aspetti da valutare prima di giudicare attendibile il test. In altri casi, inoltre, va tenuto conto che, soggetti ben addestrati, possono alterare il proprio stato emotivo e quindi rendere inattendibile il test del poligrafo.
Il poligrafo resta ad oggi ancora poco impiegato, soprattutto in Europa. Pur rimanendo oggetto di controversie su questioni di attendibilità ed etica, il suo fascino continua e continuerà ad animare le nostre serie tv poliziesche preferite.