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17 Gennaio 2024
8:00

Come si mitiga il rischio di valanghe: protezioni strutturali, prevenzione e monitoraggio

La riduzione dell'esposizione e opere artificiali ad hoc possono proteggere dal rischio valanghivo. I sistemi di monitoraggio, inoltre, consentono informazioni aggiornate in tempo reale.

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Come si mitiga il rischio di valanghe: protezioni strutturali, prevenzione e monitoraggio
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Una valanga si verifica quando si ha il distacco di uno strato nevoso che, prendendo velocità in caduta, può causare ingenti danni a persone o cose poste a valle dal punto di distacco. Quindi, la valanga è dovuta all’improvvisa perdita di stabilità della neve, favorita dall'inclinazione del pendio (tipicamente si ha pericolo di valanghe sopra i 30°). Proteggersi da una valanga è possibile mediante la mitigazione del rischio che si corre.

Lo studio degli eventi metereologici e il conseguente monitoraggio di condizioni avverse rappresentano i dati di partenza per la valutazione dell'effettivo rischio valanghivo, dove pertinente. Da questo consegue direttamente l'organizzazione dei piani di evacuazione ed emergenza a tal fine. In aggiunta, opere strutturali ad-hoc possono contribuire a limitare i danni o ridurre gli stessi rischi quando si ha distacco di materiale in caduta libera. In territori prevalentemente esposti, cioè importanti altitudini e climi invernali particolarmente rigidi, la predisposizione di opportuni piani di emergenza e strutture di difesa passive sono essenziali alla mitigazione del rischio valanghivo.

I metodi di protezione dalle valanghe

Gli effetti di una valanga sulle costruzioni sono simili a quelli che genera un fluido quale l'aria, quindi l'effetto è totalmente paragonabile a quello delle azioni da vento sulle costruzioni. Infatti, è proprio con questi strumenti che le azioni da valanga vengono valutate, tuttavia in questi casi ci troviamo a che fare con pressioni di impatto maggiori rispetto a quelle indotte dal vento. I metodi di protezione dal rischio valanghivo possono essere distinti in due grosse famiglie: interventi temporanei e interventi statici.

Interventi temporanei

Nel primo caso troviamo tutti quegli interventi temporanei, volti a minimizzare la presenza dell'uomo nelle zone a rischio. Stiamo parlando di interdizione di impianti sciistici, chiusura al traffico stradale e altri interventi di evacuazione/sgombero più in generale. Tale tipologia di prevenzione è possibile nel caso di rischio valanghe, ma non per altri rischi naturali. Questo è una diretta conseguenza della genesi del fenomeno naturale con cui ci stiamo interfacciando, che in questo caso viene anticipato da condizioni meteorologiche avverse e la presenza di importanti precipitazioni nevose, diretta premonizione del distacco di massi nevosi in altezza.

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Interventi statici

Nel secondo caso troviamo gli interventi di difesa veri e propri, statici, che possono essere sia di tipo attivo che passivo. La differenza sostanziale tra un meccanismo di difesa attivo e uno passivo è proprio la modalità di intervento. Nel caso di difesa attiva, si interviene per evitare che si abbia un distacco di masse nevose instabili la cui valanga risulta quale fenomeno conseguenziale. Nel caso di difesa passiva, si predispone un'opera che si attiverà nel caso si verifichi appunto una valanga. Andiamo più nel dettaglio con qualche esempio:

  • Gli interventi attivi, ad esempio, modificano il suolo mediante rimboschimento o terrazzamenti. In tutti i casi si mira ad aumentare la rugosità superficiale del suolo e la conseguente mitigazione delle velocità di caduta della neve.
  • Gli interventi passivi riguardano vere e proprie opere di contrasto al flusso nevoso. Il contrasto può avvenire tramite deviazione, frenatura o arresto del volume di neve e detriti di trasporto in caduta libera. Possono essere semplici muri in calcestruzzo armato o vere e proprie gallerie di protezione, in quest'ultimo caso ad esempio vengono utilizzate per proteggere veri e propri tratti di strada collocate in zone propense al rischio di manti nevosi instabili.
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Barriere antivalanghive.

Il calcolo di queste strutture ad uso passivo può essere svolto considerando, come detto in precedenza, l'impatto di un fluido quale l'aria su di una superficie. In sostanza, il meccanismo di funzionamento di queste opere di protezione può essere considerato simile a quello di una diga, che appunto contiene i quantitativi di acqua sorreggendo la spinta idrostatica che questa esercita sulle pareti dell'opera.

La prevenzione tramite monitoraggio

Secondo i bollettini forniti dalla banca dati AINEVA (Associazione Interregionale di coordinamento e documentazione per i problemi inerenti alla neve e alle valanghe), nel ventennio esaminato dal 1984 al 2003, si segnala un totale di circa 400 decessi per valanghe in Italia, con un numero totale di travolti superiore a 1500 e altri 300 feriti circa. Le regioni più interessate sono quelle dell'arco alpino (Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli) e l'Abruzzo. I dati manifestano la presenza di una problematica legata al rischio valanga in territorio aperto, cioè non soggetto a specifiche forme di controllo e gestione. Parliamo principalmente escursionisti e praticanti sporti invernali. La seconda problematica enfatizzata da una disaggregazione dei dati riguarda invece il rischio effettivo in zone antropizzate e i possibili effetti distruttivi sul territorio per effetto della mancanza di opportune opere di mitigazione. In questo secondo caso, tuttavia, i dati confermano un numero di incidenti in riduzione rispetto agli anni passati, indice di un attuale capillare controllo e un attenta gestione della problematica.

Nel contesto di prevenzione, un importante sistema di monitoraggio e comunicazione tempestiva del grado di allerta è dato da AINEVA appunto, una associazione delle regioni e province autonome dell'arco alpino italiano che coordina tutte le iniziative di prevenzione e informazione nel settore di neve e valanghe. Sul sito, riportato tra i riferimenti, è possibile consultare ad esempio un bollettino ufficiale che mostra quotidianamente il grado di rischio e i livelli di soglia nella zona di interesse monitorata.

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