Tutti abbiamo visto i danni devastanti che hanno causato le alluvioni e le frane in Emilia-Romagna maggio 2023 e in tanti ci siamo chiesti: cosa è possibile fare per ridurre e mitigare il rischio inondazioni e alluvioni in futuro? Per rispondere a questa domanda, abbiamo parlato con Francesco Violo, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi (C.N.G.). In questo articolo vediamo quindi nel dettaglio quali sono le opere strutturali (costruzioni) e opere non-strutturali (misure di prevenzione) e dove è necessario metterle in atto.
Dove mettere in atto le misure preventive
Prima di capire cosa è necessario fare per difenderci da questi eventi alluvionali e ridurre al minimo il rischio di inondazione, è necessario capire dove.
Gli allagamenti sono conseguenza dalle esondazioni dei corsi d'acqua, causati a loro volta dalle abbondanti piogge. Questi allagamenti sono eventi meteorici estremi che si verificano sempre con più frequenza. Agire direttamente sul clima tramite la riduzione delle nostre emissioni non è facile ma va fatto, con attività di mitigazione che possono avere evidentemente effetti nel lungo e medio termine.
Contestualmente dobbiamo attuare azioni di prevenzione e mitigazione del rischio con priorità nelle zone con più alto rischio idraulico (alluvioni) e idrogeologico (frane). Nella mappa riportata dall'ISPRA è possibile capire quali siano le aree geografiche con più alta pericolosità idraulica.
Come è possibile notare dalla mappa, oltre alla regione dell'Emilia-Romagna, sono presenti tantissime altre zone a rischio medio ed elevato. Ciò che salta all'occhio è la situazione idraulica della Calabria: la presenza di tantissimi corsi d'acqua (soprattutto torrenti) espone questa regione ad un alto rischio idraulico.
Di conseguenza è fondamentale programmare piani di intervento pluriennali e continuativi, nei quali appunto si pianificano le azioni di prevenzione dei rischi geologici. È inoltre importante definire le priorità in coordinamento con i Piani di Assetto Idrogeologico.
Quali opere strutturali realizzare
Prima di vedere quali siano le possibili costruzioni da realizzare, è bene ribadire che non esiste "la soluzione" ma un ventaglio di soluzioni, che includono sia opere strutturali che non-strutturali. Nello specifico, andranno effettuate azioni di adattamento ai possibili nuovi eventi meteorologici estremi.
Tra le opere strutturali utili a contrastare il rischio idraulico consideriamo anche le vasche di laminazione, chiamate anche bacini di espansione o casse di espansione. In sostanza, si tratta di "serbatoi" che raccolgono e accumulano l'acqua nei momenti di eccesso così da evitare che il corso d'acqua fuoriesca dal suo alveo e quindi che esondi. L'acqua accumulata, poi, sarà rilasciata nei momenti di magra o in situazioni di necessità.
Nello specifico, le nuove vasche di laminazione andranno progettate e costruite sulla base di parametri idraulici che tengano conto delle nuove condizioni climatiche. Sarà fondamentale realizzare opere di riefficientamento della rete di drenaggio urbana, ma anche attività di progettazione geologica che preveda, ove possibile, anche la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua.
Con rinaturalizzazione si intende il rendere nuovamente boscose e naturali zone limitrofe ai corsi d'acqua caratterizzate da importante cementificazione. Infatti, l'espansione di centri abitati e di zone industriali hanno ridotto la superficie di suolo permeabile e hanno quindi favorito lo scorrere dell'acqua.
In generale, infine, è fondamentale intervenire non in maniera puntuale e localizzata, ma tenendo in considerazione l’equilibrio del bacino idrografico di riferimento, per il rischio idraulico, e l’ambito geomorfologico significativo, per il rischio frane, per evitare di spostare la pericolosità in un'altra zona.
Quali opere non-strutturali attuare
Come accennato prima, non esiste una singola soluzione in grado di risolvere i problemi legati alle inondazioni. È strettamente necessario anche attuare tutta una serie di interventi non-strutturali, ovvero misure di prevenzione, adattamento e adeguate politiche territoriali. Tra queste abbiamo:
- l'aggiornamento dei piani territoriali, piani di assetto idrogeologico e piani di emergenza;
- affinamento dei sistemi previsionali e presidi territoriali permanenti: delocalizzazione nei casi più problematici a rischio idraulico e idro-geologico;
- manutenzione e rinaturalizzazione dei corsi di acqua;
- progettazione geologica e riqualificazione del territorio.
Per ultima, ma non per importanza, è fondamentale agire direttamente sulla consapevolezza e sensibilizzazione della popolazione, promuovendo la cultura del "rischio" idraulico e idrogeologico. In più, dato che questi eventi catastrofici sono collegati direttamente alla crisi climatica e all'innalzamento delle temperature medie globali, è importante trasmettere e insegnare valori di sostenibilità ambientale: anche l'azione del singolo nel quotidiano può fare la differenza.