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13 Ottobre 2025
15:30

I corvi serbano rancore verso chi li tratta male, ma possono essere anche molto fedeli: gli studi

I corvi ricordano a lungo torti e favori, riconoscono i volti umani e trasmettono l’informazione ai loro simili e ai loro discendenti. Sanno riconciliarsi dopo i conflitti e, alcune specie come le taccole, formano coppie stabili spesso durature. Tra rancore e fedeltà, rivelano un’intelligenza sociale sorprendente.

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I corvi serbano rancore verso chi li tratta male, ma possono essere anche molto fedeli: gli studi
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Da secoli si racconta che i corvi non dimenticano un torto, che serbano rancore e che, inoltre, restino accanto al proprio compagno per tutta la vita. Sono leggende o c’è un fondamento scientifico? Negli ultimi anni, numerosi studi hanno iniziato a svelare la complessità delle loro relazioni, restituendoci un’immagine sorprendentemente familiare. Oggi sappiamo che i corvi riconoscono i volti, ricordano a lungo chi li ha ingannati, sanno trasmettere queste conoscenze ai propri simili e perfino riconciliarsi dopo un conflitto. Al tempo stesso, formano coppie solide, spesso durature come un matrimonio, e alleanze preziose, pur con sfumature e deviazioni che dipendono dalla specie e dal contesto. Entrambe queste caratteristiche sono frutto della straordinaria intelligenza sociale dei corvidi, una famiglia che oltre a corvi e cornacchie comprende anche ghiandaie, gazze e taccole. In altre parole, la ricerca conferma che, tra rancori e fedeltà, i corvidi ci mostrano un ventaglio di comportamenti che somigliano, in maniera sorprendente, a quelli delle nostre società.

Corvi e rancore: le ricerche sulla memoria sociale di questi uccelli

Gli esperimenti mostrano che i corvi ricordano a lungo chi li ha trattati bene o male. In test controllati condotti da Jorg J. A. Müller e colleghi all’Università di Vienna nel 2017, corvi imperiali (Corvus corax) che avevano interagito con un ricercatore “sleale” durante scambi di cibo sceglievano di non collaborare più con lui, mentre privilegiavano quello corretto. Questa memoria del rapporto con i ricercatori durava almeno un mese e influenzava le loro decisioni future.

Ma la loro capacità non si limita all’esperienza diretta del singolo corvo. Infatti, in un celebre studio condotto a Seattle tra il 2010 e il 2012, i ricercatori catturarono dei corvi americani indossando una maschera. Cinque anni dopo, alla vista delle stesse maschere, decine di corvi reagivano scacciando i ricercatori, sebbene molti non fossero stati presenti alla cattura iniziale. I giovani che avevano visto i genitori scacciare quel volto pericoloso imparavano a farlo a loro volta, anche senza aver vissuto la cattura in prima persona.

Era la prova che la conoscenza si era diffusa: dai 7–15 corvi catturati inizialmente, si arrivò a intere comunità di corvi (oltre un centinaio di individui) che riconoscevano il “volto pericoloso”. Un esempio impressionante di memoria collettiva.

Anche le taccole, parenti dei corvi, distinguono i volti e avvisano della presenza di estranei

Anche le taccole (Corvus monedula), piccole cugine dei corvi, sanno riconoscere i tratti facciali di singoli esseri umani. Nelle campagne di Cambridgeshire (UK), un team guidato da Gabrielle Davidson e Alex Thornton condusse un esperimento: gli osservatori indossavano due maschere, una associata a un’esperienza negativa (disturbo al nido con manipolazione dei pulcini) e l’altra neutra. I corvi genitori impiegavano molto più tempo a tornare al nido in presenza della maschera “minacciosa” e mostravano comportamenti difensivi più intensi. Questo dimostra che i corvidi non reagiscono genericamente alla presenza umana, ma riconoscono chi, tra gli uomini, rappresenta un rischio concreto.

taccola
Anche le taccole sono in grado di riconoscere volti e trasmettere segnali d’allarme ai suoi simili

Un altro studio, condotto nel Cornovaglia (UK) nel 2019, ha mostrato che le taccole riconoscono un “uomo pericoloso” se l’associano a richiami d’allarme lanciati da altre taccole. Quelle che sentivano gli allarmi, tornavano più velocemente al nido, segno di un comportamento più prudente, anche senza esperienza diretta. In questo modo, la conoscenza non resta confinata a un individuo ma diventa patrimonio culturale della colonia: un vero passaparola animale che si diffonde come un’eco da un gruppo all’altro.

Riconciliazioni e strategie sociali

Il rancore, però, non è eterno. Nei corvi imperiali studiati nel 2011 alla Konrad Lorenz Forschungsstelle in Austria da Fraser e Bugnyar, dopo un conflitto i contendenti si cercavano e si riavvicinavano, ristabilendo il contatto entro poche ore. Questo comportamento di riconciliazione era molto più frequente tra partner con legami sociali forti.

In altri casi, come mostrato dagli studi di Massen e Bugnyar condotti nel 2014, i corvi arrivano a interferire nei legami altrui: delle 564 interazioni affettive osservate, nel 19% dei casi, un terzo individuo cercava di interrompere il contatto. Una tattica che riduce la possibilità che dei rivali formino nuove alleanze.

La fedeltà nelle coppie di corvidi

Oltre a portare rancore, in realtà, per molte specie di corvidi la coppia rappresenta il cuore della vita sociale. Sempre le taccole, per esempio, formano legami di coppia stabili, spesso per tutta la vita. In uno studio del 2000, condotto su popolazioni semi-coloniali in Inghilterra, il tasso di paternità extra-coppia era pari a zero: una monogamia quasi perfetta.

Ma non sempre è così. In Israele, una ricerca recente con marcatori genetici, condotta nel 2021, ha rivelato che circa un sesto dei nidi presentava piccoli generati fuori dalla coppia. Nei corvi americani, secondo Townsend, la percentuale di covate con prole extra-coppia era intorno al 32%. La fedeltà, quindi, è soprattutto sociale: la coppia resta unita, difende il nido e collabora nella crescita dei piccoli, anche se la genetica racconta una realtà più sfumata.

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