“Sta per piovere, me lo sento nelle ossa”. È pensiero comune che il freddo e l’umidità possano influenzare l’apparato muscolo scheletrico, in particolare le articolazioni. In effetti, la maggior parte degli studi riscontra un aumento della percezione del dolore con l’arrivo del freddo, ma in pazienti già affetti da parologie come l'artite reumatoide o artrosi. La relazione tra meteo e dolore, infatti, interessa moltissimo i ricercatori, ma è difficile effettuare studi in piena regola e che prendano in considerazione tutte le variabili in gioco: dalla percezione soggettiva del dolore fino allo stile di vita. Il meccanismo d’azione invece non è per niente chiaro, anche se sono state proposte varie teorie.
Il freddo e l'umidità aggravano problematiche articolari preesistenti
Addirittura il 67% degli studi effettuati ha rilevato che durante l’inverno aumentano i dolori muscoloscheletrici. Tranquilli, se siete giovani e sani non avete nulla da temere. Questa correlazione è stata evidenziata solo in pazienti anziani con patologie articolari preesistenti, in particolare l’osteoartrite.
Una curiosità: secondo l’analisi condotta dal Progetto Europeo sull’Osteoartrite (EPOSA), sembra che i partecipanti allo studio spagnoli e italiani fossero più propensi a riportare questa sensibilità alle condizioni meteo rispetto a quelli svedesi.
Un altro aspetto da considerare, e che emerge anche da questo stesso progetto, è che il meteo potrebbe influenzare l’umore e il cattivo umore potrebbe alterare negativamente la percezione del dolore.
Il meccanismo d’azione è ancora poco chiaro
Per quanto riguarda il meccanismo d’azione con cui il freddo e l’umidità possano agire sulla sensazione di dolore, siamo ancora in alto mare e sono state proposte moltissimi meccanismi, che probabilmente agiscono in sincronia. Quando fa freddo ci muoviamo di meno e la circolazione nelle aree periferiche è più lenta: questo porta a un irrigidimento delle articolazioni (infatti nei vari studi, i partecipanti con stili di vita più attivi, nonostante l’età, riportavano meno episodi dolorosi) che le rende meno elastiche.
Si pensa, inoltre, che l’abbassamento delle temperature possa aumentare la viscosità del liquido sinoviale, quel liquido che permea le ossa impegnate nell’articolazione e che ne le fa scorrere l’una sull’altra senza attrito. Insomma, il "lubrificante" di ginocchia, caviglie, polsi, anche e dita!
Immaginate di muovervi in acqua o nel fango: più è viscoso il liquido, più difficile diventa il movimento, ed è così anche per le articolazioni.
È stato anche proposto che il clima freddo e umido faccia espandere e contrarre diversamente tipi di tessuti con densità diverse (tendini, muscoli e legamenti), causando microtraumi e dolore. Inoltre, abbassamenti della pressione atmosferica potrebbero influire sulla pressione interna dell’articolazione, causando gonfiore e dolore.
Dagli studi su animali sappiamo che cambiamenti di pressione possono modificare l’attività dei neuroni presenti nell’orecchio interno, aumentando la percezione del dolore tramite il sistema simpatico. E si ipotizza anche che nei pazienti già affetti da patologie articolari, le fibre e i recettori del dolore (nocicettori) siano più sensibili a queste variazioni dell’ambiente esterno.
Infine, è d’obbligo chiamare in causa l’infiammazione, sempre accompagnata fedelmente dall’edema (accumulo di liquidi). Le patologie articolari sono già di per sé caratterizzate da un certo grado di infiammazione ed è stato riscontrato che basse temperature e ambienti umidi possono aumentare la presenza di molecole tipiche dell’infiammazione. Si crea così un circolo vizioso che porta all’aumento dell’edema: più cresce l’edema, più questi liquidi possono impedire il movimento delle articolazioni e causare rigidità e dolore.
È difficile stabilire una relazione di causa-effetto
Molti studi e perfino una metanalisi (una delle tipologie di studi migliori per sintetizzare enormi quantità di dati presenti in letteratura) sembrano confermare che ci sia una correlazione tra l’abbassamento delle temperature e l’aumento del dolore articolare. Ma questo non vuol per forza dire che il freddo influisca direttamente sul dolore: non è stata infatti ancora provata una relazione causa-effetto.
Questi studi hanno inoltre diverse imperfezioni (bias, in gergo tecnico). In primis, sono effettuati tramite autovalutazione del dolore e poiché la percezione del dolore è un parametro altamente soggettivo, è difficile stabilire uno standard.
In secondo luogo, spesso non sono condotti in cieco: i pazienti sanno perché gli si chiede di annotare quando sentono dolore e sanno anche qual è la teoria che si vuole testare (che il freddo e l’umidità aumentano il dolore alle articolazioni). Pur riuscendo a nascondere lo scopo dello studio, certamente è difficile lasciarli all’oscuro del meteo: visto che si tratta di una credenza popolare molto diffusa, potrebbero comunque essere portati a indicare un aumento di dolore, magari solo perché piove.