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2 Novembre 2025
6:00

Cosa sono i momenti Eureka e come funziona il cervello quando arriva l’idea geniale

I momenti “Eureka” non nascono dal nulla: il cervello si prepara in silenzio, "spegne" le aree dedicate alla vista e lascia lavorare le connessioni più profonde. L’emisfero destro collega idee lontane, mentre il buonumore e un’attenzione aperta favoriscono il lampo di genio: un equilibrio tra logica e libertà.

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Cosa sono i momenti Eureka e come funziona il cervello quando arriva l’idea geniale
eureka

Era il 1951 quando l’astronomo William Wilson Morgan uscì dall’osservatorio Yerkes, dopo ore di calcoli sugli ammassi stellari. Alzando lo sguardo al cielo, ebbe un’intuizione improvvisa: le stelle che stava studiando non erano distribuite a caso, ma formavano una spirale. In quell’istante aveva “visto” la struttura della Via Lattea. Quell’attimo di folgorazione, che lui stesso definì “un’esplosione intuitiva”, è il modello perfetto di ciò che oggi i neuroscienziati chiamano insight il momento “Eureka(dal greco "ho trovato"). È un evento raro ma universale, capace di cambiare la direzione di una ricerca, risolvere un problema matematico o far nascere un’idea creativa. Dietro a quel lampo si nasconde un processo cerebrale complesso: un equilibrio tra periodi di preparazione inconscia, uno stato mentale “giusto” e un improvviso riorientamento delle reti neuronali. Gli esperimenti di John Kounios e Mark Beeman, pionieri delle neuroscienze dell’insight, hanno mostrato che questi momenti non nascono dal nulla. Il cervello, in realtà, si prepara a lungo prima del lampo di genio. Dagli studi di questi due ricercatori è emerso che è l'emisfero destro quello più coinvolto nei momenti "Eureka" – celebre citazione di Archimede, e che il buonumore e la positività ci rendano più inclini ad avere intuizioni geniali!

Cosa accade nel cervello nei secondi prima di un’intuizione

Nel 2006 un gruppo di ricercatori guidato da John Kounios ha cercato di capire che cosa accade nel cervello nei secondi che precedono un’intuizione. Per riuscirci ha osservato la mente al lavoro con due strumenti complementari: l’elettroencefalogramma (EEG), utile per registrare in tempo reale le minuscole onde elettriche prodotte dai neuroni, e la risonanza magnetica funzionale (fMRI), che invece mostra quali zone si attivano quando il sangue affluisce in un’area cerebrale impegnata.

Diciannove volontari si sono messi alla prova con 186 piccoli rompicapo linguistici, chiamati Compound Remote Associates. In ciascuno comparivano tre parole apparentemente senza legami — per esempio pine, crab e sauce (pino, granchio e salsa) — e il compito era trovare una quarta parola che le unisse tutte. In questo caso la soluzione era apple (mela), che permette di formare parole composte come in pineapple, crabapple, applesauce (ananas, melo selvatico e salsa di mele).

Dopo ogni risposta, i partecipanti spiegavano se la soluzione era arrivata passo dopo passo, con ragionamento, oppure all’improvviso, come un lampo. Ed è qui che i risultati si sono fatti interessanti: più della metà delle soluzioni, circa il 56%, è nata per insight, cioè di colpo, senza passaggi intermedi.

eureka elettroencefalogramma
Gli scienziati hanno analizzato gli elettroencefalogrammi dei soggetti partecipanti allo studio, mentre svolgevano compiti di associazione verbale.

Le misurazioni effettuate con gli strumenti hanno mostrato che già due secondi prima del momento “Eureka” il cervello cambiava configurazione. Chi stava per avere un’intuizione attivava soprattutto la corteccia frontale mediale, che serve a gestire l’attenzione e la flessibilità mentale, e il lobo temporale sinistro, legato al significato delle parole. Chi invece ragionava in modo più logico e analitico mostrava una maggiore attività nella zona occipitale, la parte posteriore del cervello dove si elabora la vista.

In sostanza, prima di un’idea il cervello smette di guardare fuori e si volta verso l’interno. Si rilassa, ma rimane vigile: lascia che le connessioni nascoste emergano in superficie. È come se, per un attimo, la mente sospendesse il controllo per permettere alla soluzione di affiorare. E aveva ragione Pasteur: la fortuna aiuta la mente preparata, ma anche quella che sa lasciarsi andare.

Il ruolo del riposo mentale

Due anni più tardi, gli stessi autori mostrarono che il tipo di cervello “da insight” si riconosce anche a riposo. In uno studio su Neuropsychologia del 2008, i partecipanti vennero registrati con EEG prima ancora di sapere che tipo di compito avrebbero affrontato. Chi successivamente risolveva più anagrammi con l'insight mostrava, a riposo, minor attività alfa occipitale (cioè meno inibizione delle aree visive) e maggiore asimmetria verso l’emisfero destro, quello più abile a collegare idee lontane. In altre parole, la mente predisposta al lampo di genio è più “aperta”, più dispersiva, meno incline a filtrare stimoli irrilevanti — proprio come chi, distratto da mille dettagli, finisce per vedere ciò che altri non notano.

Attenzione e umore sono due fattori che aprono la mente

Nel 2012, Wegbreit e colleghi hanno dimostrato che manipolare l’attenzione può cambiare il modo in cui risolviamo un problema e troviamo soluzioni. Nel loro esperimento, quaranta persone hanno risolto due gruppi di piccoli problemi con le parole, ma nel mezzo dovevano svolgere un compito visivo. Una parte dei volontari doveva eseguire il cosiddetto flanker test: sullo schermo comparivano delle frecce e bisognava concentrarsi solo su quella centrale, ignorando le altre.
È un esercizio che richiede un’attenzione molto stretta e mirata. Dopo averlo fatto, queste persone tendevano a risolvere i problemi in modo analitico, cioè ragionando passo per passo.

Gli altri partecipanti, invece, affrontavano un test opposto: un gioco di riconoscimento rapido di oggetti, in cui lo sguardo doveva spostarsi continuamente su tutta l’immagine. Qui l’attenzione si allargava, diventava diffusa, più pronta a cogliere stimoli laterali o collegamenti insoliti. E infatti, dopo questo esercizio, aumentavano le soluzioni trovate con intuizione, i classici lampi di genio.

La differenza sta tutta nell’ampiezza dello sguardo mentale: quando ci concentriamo troppo, rischiamo di escludere i segnali più deboli, quelli che portano a nuove idee; quando la mente è più aperta, le connessioni lontane possono emergere da sole.

emisferi cervello
Quello che si attiva di più durante i momenti Eureka è l’emisfero destro del nostro cervello.

C’è anche un altro ingrediente che favorisce questi momenti: il buonumore. Studi con risonanza magnetica – come quello di Subramaniam e colleghi effettuato nel 2009 – mostrano che una zona del cervello chiamata corteccia cingolata anteriore si attiva sia quando siamo di buon umore, sia poco prima di un’intuizione. Sembra che la positività renda la mente più elastica, più capace di cambiare prospettiva e di “vedere” nuove strade.

Il cervello dell’intuizione

Negli studi più recenti, John Kounios e Mark Beeman hanno tracciato una mappa piuttosto chiara di come nasce un’idea improvvisa. Hanno scoperto che il protagonista, in molti casi, è l’emisfero destro del cervello: quello che non ragiona con la logica passo per passo, ma lavora collegando concetti lontani, apparentemente senza legame. È come se cercasse associazioni “deboli”, fili sottili che uniscono parole o immagini che di solito non metteremmo insieme.

Quando sta per arrivare l’intuizione, l’EEG mostra un picco di onde gamma nella parte alta del lobo temporale destro. Le onde gamma sono vibrazioni rapidissime che compaiono quando il cervello mette insieme pezzi sparsi di informazione: è il momento in cui la scintilla scatta e la soluzione diventa chiara tutta in una volta. Prima di quel lampo, però, la mente attraversa una fase più silenziosa. Le aree visive, quelle che ci fanno guardare il mondo esterno, si “spengono” per un attimo, mentre aumentano le attività interne legate all’immaginazione. È come se il cervello si ritirasse per qualche secondo, incubando la risposta senza che noi ce ne accorgiamo.

Alla fine, tutto questo dimostra che l’intuizione non è un dono magico, ma un diverso modo di pensare. Per un breve istante la mente trova un equilibrio perfetto: lascia il controllo rigido e si apre, mescolando concentrazione e libertà, ragione e creatività.

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