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28 Maggio 2025
9:00

Cosa sono i PFAS, le sostanze chimiche “eterne”: dove si trovano e perché si chiamano così

I PFAS sono oltre 12 000 sostanze chimiche artificiali, dette “eterne” perché non si degradano in nessun modo. Sono usati in migliaia di prodotti e si accumulano nell’ambiente e nel corpo umano risultando dannose. Regolarli è complesso, ma necessario visto i rischi legati alla loro persistenza.

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Cosa sono i PFAS, le sostanze chimiche “eterne”: dove si trovano e perché si chiamano così
pfas utensili plastica nera

Immaginate delle sostanze che, una volta rilasciate nell’ambiente, non se ne vanno mai: non si degradano, si accumulano, si infiltrano nella catena alimentare e arrivano fino a noi. Queste esistono e hanno un nome: PFAS sostanze per- e polifluoroalchiliche. Sono composti chimici diventati protagonisti, negli ultimi anni, di un acceso dibattito scientifico e politico. Questi composti fluorati sono resistenti ai processi naturali di degradazione, e per questo motivo hanno guadagnato il soprannome di “forever chemicals”, cioè "sostanze chimiche eterne".

Oggi alcuni tipi di PFAS (come il PFOA e il PFOS) sono stati vietati dall'UE, proprio per la loro persistenza, che genera l'accumulo di queste sostanze nelle matrici ambientali (acqua, suolo) e nella catena alimentare. Una volta arrivati a noi, data la loro alta mobilità, possono avere effetti tossici su fegato, reni, sistema immunitario e anche a livello cerebrale. Non ci sono invece abbastanza evidenze scientifiche per condannare gli utensili di plastica nera, nei quali non sono stati riscontrati PFAS e che per qualche tempo sono stati vittime della disinformazione.

Cosa sono i PFAS e perché non si degradano mai

I PFAS non erano mai esistiti in natura prima che l'uomo li creasse a partire dagli anni ’40. Con questo termine non si intende una sola sostanza, ma un insieme vastissimo di composti usati nei processi industriali. Le molecole identificate come PFAS a oggi sono ufficialmente 4 700, ma l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente degli Stati Uniti (EPA) parla di una stima di più di 12 000 sostanze diverse.

La loro struttura chimica si fonda su uno dei legami chimici più forti conosciuti, cioè quello tra catene, più o meno lunghe, di atomi di carbonio legate ad atomi di fluoro. È proprio questo legame così resistente che li rende praticamente indistruttibili in natura: infatti, nessun batterio e nessuna reazione chimica ambientale riescono a smantellarli. Per questo motivo la loro presenza persiste e si accumula ovunque, per esempio nei suoli, nelle acque, nei pesci, nelle coltivazioni, e anche nel nostro sangue. Seppure alcuni PFAS siano stati vietati, sono in realtà spesso stati sostituiti da molecole simili, anch’esse sospette o tossiche, che stanno silenziosamente crescendo nell’ambiente.

Anche se un PFAS non fosse tossico, infatti, il problema principale resterebbe la sua persistenza. Una sostanza che non scompare mai, che si accumula negli ecosistemi e nei corpi viventi, è intrinsecamente problematica. Per questo molti esperti chiedono di trattare i PFAS come un’unica grande categoria da regolamentare con urgenza, evitando che la sostituzione di un PFAS con un altro, magari meno studiato, diventi una “sostituzione indesiderabile”.

Dove si trovano i PFAS  e come si diffondono nell'ambiente fino a noi

I PFAS sono praticamente ovunque e sono entrati in ogni angolo della nostra vita quotidiana. Non esiste settore industriale o prodotto di consumo che non abbia fatto uso di queste sostanze, direttamente o indirettamente e questo ha fatto sì che si accumulassero nell'ambiente: li troviamo nei rivestimenti antiaderenti delle padelle, nei lubrificanti industriali, nei vestiti impermeabili, nei tappeti antimacchia, nei dispositivi medici, negli estintori, nei cosmetici resistenti all’acqua, nei contenitori per alimenti (anche compostabili), nelle vernici, nei pesticidi.

pfas nell'ambiente
Applicazione dei PFAS: dai cosmetici alle vernici passando per i vestiti impermeabili e le padelle antiaderenti.

Questi composti possono essere definiti come una "contaminazione" planetaria che è diventata diffusa e persistente. Per averne un'idea, sono stati trovati in quantità preoccupanti persino nella pioggia, nel miele, nell’aria degli interni, nei laghi alpini e nelle regioni più remote del pianeta, come l’Antartide e l’Himalaya.

I PFAS vengono rilasciati nell’ambiente attraverso gli scarichi industriali, le acque reflue, gli inceneritori non abbastanza efficienti, le discariche e perfino attraverso l’aria. Una volta nell'ambiente questi composti si muovono facilmente perché i PFAS a catena corta sono altamente mobili e passano velocemente nel suolo e nelle falde acquifere. Quelli a catena lunga, invece, tendono ad accumularsi nei tessuti animali. In ogni caso, entrambi finiscono, prima o poi, nella catena alimentare, arrivando fino a noi.

Perché sono dannosi e quali effetti hanno sulla salute

Secondo l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), i PFAS possono avere effetti tossici sul fegato, sui reni, sulla tiroide e anche sul sistema immunitario. Alcuni studi mostrano una correlazione tra alti livelli di PFAS nel sangue e un abbassamento della risposta anticorpale ai vaccini nei bambini: in uno studio condotto nelle Isole Faroe su 431 bambini, alti livelli di PFAS nel sangue sono stati correlati a concentrazioni più basse di anticorpi contro difterite e tetano. I bambini con alti livelli di PFAS avevano, inoltre, fino al 50% in meno di risposta anticorpale dopo la vaccinazione. In uno studio condotto in Norvegia, invece, sono state analizzate 99 coppie madre-figlio. È stato trovato che l'esposizione prenatale a PFAS era associata ad una ridotta produzione di anticorpi vaccinali a 3 anni di età, oltre che a un potenziale aumento del rischio di infezioni e allergie.

pfas accumulo
I PFAS: una panoramica completa sulle "sostanze chimiche eterne", dalle loro proprietà persistenti e bioaccumulabili alle fonti di esposizione e agli impatti sulla salute e sull’ambiente.

Proprio da questi dati l’EFSA ha derivato una soglia settimanale tollerabile di PFAS estremamente bassa: solo 4,4 nanogrammi per chilo di peso corporeo. I PFAS sono stati associati anche a riduzione del peso alla nascita, alterazioni ormonali, aumento del colesterolo, infertilità, neurotossicità e sospetti effetti cancerogeni (come tumori ai reni e ai testicoli). Sembrano essere associati inoltre ad alterazioni dello sviluppo cerebrale, diminuzione del quoziente intellettivo, maggiore incidenza di ADHD nei bambini, e persino rischio aumentato di Alzheimer. Questo accade perché alcune di queste sostanze attraversano facilmente la barriera emato-encefalica e restano nel cervello per anni.

Gli utensili da cucina neri contengono i PFAS?

Una curiosità emersa recentemente riguarda gli utensili da cucina in plastica nera. Uno studio pubblicato su Chemosphere ha analizzato 203 oggetti neri in plastica, scoprendo che oltre l’80% conteneva ritardanti di fiamma, alcuni dei quali vietati. Tuttavia, non è stato rilevato PFAS in quegli oggetti. Lo studio ha evidenziato altre sostanze preoccupanti, ma non i “forever chemicals” di cui abbiamo parlato, e inoltre conteneva alcuni errori di calcolo relativi all'esposizione umana, poi corrette che avevano inizialmente allarmato i lettori. Sebbene i PFAS non siano stati trovati in questi utensili, la presenza di altri composti tossici derivanti dal riciclo di rifiuti elettronici solleva preoccupazioni sulla sicurezza di tali prodotti.

plastica nera pfas
Utensili da cucina neri.

In Italia, Altroconsumo ha testato vari utensili in plastica nera venduti nei nostri negozi e non ha riscontrato contaminazioni rilevanti. Quindi, sebbene la cautela sia sempre utile, non ci sono prove solide che usare cucchiai neri per girare la pasta ci esponga ai PFAS.

I PFAS sono ovunque, ma non invincibili. Esistono alternative fluorine-free per molte delle loro applicazioni, dai tessuti impermeabili ai materiali da imballaggio. Tuttavia, manca ancora una spinta sistemica, politica, industriale e culturale, per ridurne davvero la diffusione. Una regolamentazione europea più severa è in arrivo, ma nel frattempo possiamo fare scelte più consapevoli: preferire prodotti senza PFAS, ridurre l’uso di contenitori usa e getta, informarsi e chiedere trasparenza ai produttori. Perché anche una sostanza “eterna” può avere una fine, se lo vogliamo davvero.

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