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5 Marzo 2024
16:30

Apple Vision Pro, rivoluzione o flop? Molto dipenderà dagli sviluppatori

La volontà di Apple è rendere la realtà mista una parte integrante della quotidianità. Questo però dipenderà dalla volontà di creare un ecostitema di app attorno a Vision Pro. Secondo alcuni analisti, il concetto di spatial computing potrebbe spodestare il mobile computing entro 5 anni.

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Apple Vision Pro, rivoluzione o flop? Molto dipenderà dagli sviluppatori
apple vision pro
Credits: Steve Zhang, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons.

Vision Pro, il visore per la realtà mista di Apple, potrebbe rappresentare uno spartiacque tra l'era del mobile computing e quella dello spatial computing. Più che il prodotto in sé, infatti, sono i concetti che sono alla base del suo funzionamento a poter rappresentare una potenziale rivoluzione per il mercato tech e, più in generale, per le nostre stesse vite, esattamente com'è stato in grado di fare il Mac nel 1984 e l'iPhone nel 2007. Bisognerà vedere, però, se gli sviluppatori supporteranno il progetto di Apple con il rilascio di applicazioni di qualità (come hanno fatto nel corso del tempo con iPhone). In caso contrario, il Vision Pro potrebbe rivelarsi il primo grande flop dell'«era Tim Cook».

La rivoluzione “promessa” da Vision Pro

L'elemento rivoluzionario del Vision Pro riguarda il fatto che il visore di Apple accantona il mobile computing in favore dello spatial computing. Questo cambia concettualmente il modo in cui si interagisce con app di qualsiasi genere: da quelle per effettuare videochiamate e gestire e-mail a quelle con cui guardare film e contenuti multimediali di vario genere.

Il fatto che non ci sia una vera e propria separazione tra ambiente “fisico” e “virtuale”, in quanto questi vengono fusi in un unico ambiente ibrido con cui è possibile interagire muovendosi nello spazio circostante (e con un livello di realismo molto elevato) è davvero interessante.

Non abbiamo la sfera di cristallo e non possiamo fare previsioni, ma se il concetto di personal computing introdotto dalla stessa Apple nel 1984 con la presentazione del primo Macintosh è stato in qualche modo soppiantato dal mobile computing nel 2007 con la presentazione del primo iPhone, è lecito chiedersi se Vision Pro non possa a sua volta spodestare quest'ultimo con lo spatial computing.

Personal, Mobile e Spatial Computing | Geopop
Icone rappresentative del primo Mac, del primo iPhone e del Vision Pro. Credits: Flaticon.

Il confronto storico tra Vision Pro e il primo iPhone

La domanda che a questo punto sorge spontanea è: il Vision Pro sarà davvero una rivoluzione o rischia di essere l'ennesimo flop clamoroso della tecnologia, come i Google Glass (gli occhiali a realtà aumentata di Google), tanto per citarne uno? Al momento è difficile sbilanciarsi in una direzione piuttosto che in quella opposta.

Se si analizzano le statistiche sulle vendite, queste sembrano dare ottime chances al Vision Pro, in quanto hanno soddisfatto anche le più rosee aspettative: Apple ha esaurito in poco tempo il suo stock iniziale di 200.000 visori nonostante il prezzo di vendita importante del prodotto (per la cronaca 3499 $ negli USA).

Quando nel 2007 è stato lanciato il primo iPhone, le unità vendute nel primo fine settimana sono state pari a 270.000: considerato il fatto che il Vision Pro costa molto più del primo "melafonino" riuscendo comunque a totalizzare un numero elevato di vendite, permette di percepire quanto interesse ci sia da parti degli utenti verso il visore di Apple.

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Steve Jobs mentre presenta il primo iPhone a San Francisco nel 2007. Credits: Blake Patterson, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons.

Alcuni però si chiedono (giustamente) se l'interesse iniziale non verrà smorzato nel corso del tempo, una volta che la curiosità verso il visore di Cupertino andrà fisiologicamente a calare. Molto dipenderà da quanto gli sviluppatori dimostreranno di credere nel dispositivo e in visionOS (il sistema operativo del Vision Pro). Al momento sono disponibili 600 app "cucite su misura" per visionOS, ma secondo gli analisti è ancora troppo presto per lasciarsi a facili entusiasmi.

Anche perché gli usi effettivi di un nuovo prodotto non sempre sono evidenti subito. Tornando all'iPhone, per esempio, quando l'App Store ha fatto il suo debutto nel 2008 (un anno dopo il lancio del primo smartphone Apple) le app disponibili erano relativamente poche e in molti casi avevano un'utilità che definire dubbia è un eufemismo. Le app di successo che ora sono parte integrante dell'esperienza utente di molte persone (come quella di YouTube, di Spotify, di Instagram, etc.) sono state lentamente lanciate al ritmo di due all'anno. A sostenerlo è Gene Munster, analista Apple di vecchia data.

Michael Kleeman, un ricercatore presso la University of California, ha sostenuto inoltre che il successo dell'iPhone è dipeso anche dallo sviluppo di tecnologie collaterali che ne hanno reso piacevole l'utilizzo. Il ricercatore ha infatti affermato:

L'esperienza originale con l'iPhone era davvero pessima. È stato solo quando abbiamo iniziato a ottenere velocità Internet più elevate che la gente ha iniziato ad apprezzarlo.

Il fatto che iPhone abbia impiegato anni per raggiungere il suo pieno potenziale d'utilizzo, riducendo l'uso del personal computing da parte degli utenti in favore del mobile computing, comunque, non vuol dire necessariamente che bisognerà attendere un periodo di tempo troppo lungo affinché questo avvenga anche con lo spatial computing.

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Credits: Apple.

L'opinione degli analisti

Una cosa è certa secondo gli analisti: il successo del Vision Pro dipenderà soprattutto dalla varietà di app disponibili e dalla loro reale utilità nel quotidiano, fattori che andranno a determinare gli effettivi scenari d'utilizzo del dispositivo. Se da una parte è vero che protagonisti come Google e Netflix hanno deciso (almeno per il momento) di non rilasciare app sviluppate specificatamente per visionOS, è vero anche che centinaia di sviluppatori si sono mobilitati in tal senso.

Se la quantità e la qualità di app pensate per essere usate con Vision Pro aumenterà progressivamente e se il visore verrà reso più confortevole da usare anche per periodi di tempo prolungati (e magari venduto a prezzi più "umani" rispetto a ora), allora potrebbe non solo rivoluzionare il settore tech, ma il modo stesso in cui svolgiamo le attività quotidiane.

Se succederà, o tra quanto, non è dato saperlo. Secondo alcuni analisti potrebbero volerci fino a 5 anni prima che il dispositivo possa diventare parte integrante della nostra quotidianità, sempre che questo accada davvero. Una cosa è certa: tra addetti ai lavori e utenti c'è voglia di un reale e significativo cambiamento tecnologico e i tempi potrebbero essere effettivamente maturi affinché questo avvenga, magari con una spinta dell'intelligenza artificiale.

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