0 risultati
video suggerito
video suggerito
6 Settembre 2023
13:30

Cos’è il fenomeno dello sbiancamento dei coralli e da cosa è causato

A causa dell'aumento globale delle temperature, le barriere coralline stanno scomparendo in seguito al coral bleaching. Gli oceani, sempre più caldi e acidi, causano importanti scompensi ai coralli che in molti casi si traducono nella moria di vaste aree di barriera corallina.

9 condivisioni
Cos’è il fenomeno dello sbiancamento dei coralli e da cosa è causato
coral bleaching

Dagli anni Ottanta le barriere coralline sono gravemente colpite dagli effetti dell’aumento delle temperature atmosferiche e degli oceani, dell’inquinamento delle acque, della sovrappesca e dell’urbanizzazione spinta delle coste. Uno degli effetti più evidenti dell'impatto negativo delle attività umane su questi ecosistemi è il fenomeno del coral bleaching, ovvero lo sbiancamento dei coralli. Vediamo quale rapporto di causa-effetto lega l'attuale crisi climatica – e quindi l'Uomo – alla perdita di vaste aree coralline per cercare di capire "cosa" siamo chiamati a fare per evitarla o ridurla.

Le cause dello sbiancamento dei coralli

Una delle conseguenze del surriscaldamento del clima, dovuto principalmente alle emissioni di gas a effetto serra, è l’aumento delle temperature delle acque oceaniche. Le temperature in crescita anche nell’idrosfera costituiscono un fattore di stress importante per la vita degli ecosistemi marini, inclusi quelli delle barriere coralline. Quando i coralli sono “stressati” dal calore o dall’inquinamento, reagiscono espellendo le micro-alghe che si trovano all’interno dei loro tessuti.

Parliamo di alghe unicellulari fotosintetiche, le zooxantelle, che forniscono energia (in forma di zuccheri), ossigeno e colore ai coralli proprio grazie ai sottoprodotti della fotosintesi. Quando si rompe la simbiosi tra le alghe e i polipi corallini si ha lo sbiancamento propriamente detto. Successivamente al coral bleaching si può verificare la morte del corallo: dopo l’espulsione delle zooxantelle, infatti, la maggior parte dei coralli muore di fame, perché manca il fornitore principale di energia. La moria degli organismi corallini riduce così i coralli a scheletri calcarei senza vita.

zooxantelle sbiancamento
L’anatomia di un corallo

Il surriscaldamento atmosferico globale rende le temperature superficiali dei mari tropicali più alte, rispetto a tre decenni fa, soprattutto durante le fasi periodiche di El Niño e La Niña. Come abbiamo già visto, ad alte temperature dell’acqua corrisponde uno stress fisico maggiore per i coralli e quindi la probabilità che si verifichi il coral bleaching.

La frequenza del fenomeno

Gli scienziati hanno messo insieme i dati relativi alle aree di barriera corallina interessate dallo sbiancamento di 100 località sparse per il Pianeta. Quello che hanno potuto osservare è una maggior frequenza del fenomeno proprio durante le fasi del fenomeno climatico de El Niño-Southern Oscillation. Lo studio evidenza anche altri aspetti interessanti che vale la pena sottolineare: il numero di località affette da eventi severi di coral bleaching (dove cioè oltre il 30% dei coralli ha sofferto questo fenomeno) è sensibilmente aumentato dalla fine degli anni ‘90 del secolo scorso e anche il numero di eventi totali per ciascun sito è aumentato. Un altro aspetto riguarda il numero di anni trascorsi tra una coppia di eventi severi di coral bleaching e la successiva, passando da una media di 27 anni nel periodo 1980-1999 a 5,9 anni dal 2000 al 2016.

Immagine
Fonte: Therry P. Huges et al., Spatial and temporal patterns of mass bleaching of corals in the Anthropocene, Science, vol. 359 no. 6371, pp 80–83

[evitiamo immagini con così tanti grafici, non li capisce nessuno, piuttosto ritagliamone uno significativo e usiamolo proprio nel testo per spiegare il concetto. Oppure valutiamo di toglierlo e di inserire al suo posto un'immagine generica sullo sbiancamento]

Ecco quindi che solo negli ultimi 7 anni si sono registrati ben 3 eventi massivi di sbiancamento e morte dei coralli, il peggiore dei quali risalente al periodo 2016-2017. Nel 2017, infatti, si è abbattuto sulle coste del Queensland (Australia) il ciclone Debbie, una tempesta tropicale di categoria 4 e venti a 263 km/h che, insieme all'invasione corallivora dell’echinoderma Acanthaster planci (o stella corona di spine) e alle alte temperature dell’acqua, ha avuto un duro impatto sul 49% dei coralli della zona.

Soluzioni per il ripristino delle barriere sbiancate

Una barriera corallina sana – dove cioè i polipi corallini non sono ancora morti – può riprendersi dallo sbiancamento con il tempo e le giuste condizioni. In media, le barriere coralline impiegano circa un decennio per recuperare un buon stato di salute e di crescita. Certo, come per ogni problema di salute, vale il detto “meglio prevenire che curare”: allora cosa si può fare per prevenire il coral bleaching e preservare le barriere coralline?

uomo corallo bianco

L’Istituto Oceanografico del Principato di Monaco ha individuato 6 soluzioni da mettere in atto immediatamente.

  • Contrastare il surriscaldamento dell’atmosfera:

Invertire la rotta delle emissioni per evitare non solo che l’atmosfera si riscaldi sempre di più – e con essa gli oceani – ma soprattutto diminuire la quota di CO2 aerodispersa che, inevitabilmente, entrando a contatto con le acque oceaniche vi si discioglie, acidificandoli. L’acidificazione delle acque oceaniche comporta un abbassamento del pH che, insieme allo stress da calore, causa lo sbiancamento dei coralli.

  • Contrastare l’inquinamento marino:

Tutte le forme di inquinamento chimico e fisico con ripercussioni sul mare devono essere eliminate! L’urbanizzazione spinta delle coste, la moltiplicazione dei lidi e l’incuria umana, insieme alle grandi imbarcazioni, sono le fonti principali di inquinamento chimico e fisico del mare. Rimane fermo il discorso di non inquinare volontariamente le spiagge con mozziconi di sigaretta e rifiuti di vario genere, ma altrettanto importante risulta conoscere anche le altre forme di inquinamento “non volontario” e cominciare a pretendere dai governi locali una seria responsabilizzazione sul tema.

inquinamento marino sbiancamento
  • Promuovere un’economia “blu”:

Insieme alle soluzioni per ridurre l’inquinamento, serve un’economia che valorizzi (anziché colpire) il mare. Attività sportive e ricreative gestite da enti rispettosi della vita marina e dei suoi ritmi, istituzione ed espansione di aree protette, pratiche agricole e di gestione boschiva responsabili – gli ecosistemi terrestri e marini sono tra loro collegati – sono prioritari.

  • Proteggere le zone-rifugio delle specie marine:

La protezione deve essere fatta in particolare nella zona mesofotica, tra i 30 e i 150 m di profondità, al riparo dalle onde di calore marine. Qui i coralli sono meno vulnerabili allo sbiancamento e possono fungere da serbatoio di ricolonizzazione delle aree degradate. Parallelamente, è necessario proteggere anche le praterie di fanerogame e le mangrovie, ecosistemi che svolgono un ruolo importante nel ciclo del carbonio e nello stoccaggio, contribuendo a diminuire l'accumulo di gas serra nell'atmosfera.

zona rifugio coralli
  • Ripristinare le barriere coralline danneggiate:

Ciò può essere fatto trapiantando il corallo da un sito all'altro (ex-situ), o coltivandolo in situ (in situ) per riformare una nuova colonia.

  • Creare una “banca del corallo”:

Proprio come per i semi delle piante, questa ha l'obiettivo di preservare i ceppi e reimpiantarli in aree devastate. Sarà anche possibile studiare la resistenza delle specie al calore e selezionare le varietà più forti, aumentando le possibilità di conservazione, ammesso che si realizzino anche tutte le soluzioni precedenti.

Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views