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2 Dicembre 2021
8:13

I Coralli: cosa sono, come si formano e perché rischiamo di perderli

Tuffiamoci alla scoperta dei coralli, i costituenti di uno degli ecosistemi più vulnerabili, essenziali e colorati del nostro pianeta: le barriere coralline.

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I Coralli: cosa sono, come si formano e perché rischiamo di perderli
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I coralli sono gli organismi che costituiscono le barriere coralline, uno degli habitat con la più grande diversità biologica al mondo.
Alla fine di questo articolo avrete le idee più chiare su cosa sono, dove vivono, perché sono importanti e cosa si intende per sbiancamento dei coralli.
Vamos!

Cosa sono i coralli?

I coralli sono organismi marini facenti parte del regno animale, conosciuti per i loro colori variopinti e per il ruolo che ricoprono nell'ecosistema marino.
Ogni organismo vivente si colloca all'interno di un sistema di classificazione che serve a determinare, in maniera schematica, i rapporti di parentela rispetto agli altri organismi (viventi ed estinti). In questo contesto i coralli si posizionano nel Regno Animalia, Phylum Cnidaria, Classe Anthozoa (WoRMS): insomma, detto in parole più semplici sono parenti di meduse e anemoni.
Ma i coralli sono piante o animali? Anche se per alcuni aspetti potrebbero sembrare dei vegetali, in realtà sono degli animali a tutti gli effetti! Sono organismi carnivori che si cibano di pesci e piccoli animali che rimangono intrappolati in quelle strutture urticanti che chiamiamo tentacoli.

corallo
Melithaea ochracea, un ottacorallo conosciuto anche come "corallo a ventaglio annodato"

Sono organismi coloniali che vivono ancorati al substrato (detti anche sessili) e sono formati da un insieme di minuscoli invertebrati chiamati polipi, in grado di vivere con delle alghe unicellulari in un rapporto di simbiosi.
Nota bene: per polipo si intende una fase di vita di questi organismi, non il polpo – il mollusco Octopus vulgaris – che è quello con 8 braccia! Si tratta di due animali completamente diversi.

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Confronto tra polipo (a sinistra) e polpo (a destra).

Nei polipi il meccanismo simbiontico si riassume in un rapporto di reciproco aiuto: le alghe – che sono organismi autotrofi* – donano ai polipi ossigeno e zuccheri prodotti dalla fotosintesi e in cambio i polipi offrono alle alghe nutrienti e un habitat protetto in cui vivere. Una convivenza particolarmente affascinante che genera una sorta di "superorganismo" coloniale.

I polipi sono  formati da un corpo morbido simile ad un sacco, sulla cui sommità si trova una bocca piena di tentacoli urticanti. La loro struttura rigida esterna è determinata dalla secrezione di un esoscheletro di carbonato di calcio (CaCO3): questa deposizione genera una vera e propria impalcatura che prende il nome di corallo.

*Autotrofo: è un organismo vegetale che riesce a nutrirsi elaborando alimenti inorganici attraverso l'assunzione d'energia dal mondo inorganico.

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Anatomia interna di un polipo e schema di una gorgonia (antozoo ottacorallo)

Man mano che la colonia cresce i polipi più antichi muoiono, ma la struttura rimane: saranno i nuovi polipi viventi a crescere sulla sommità di questi scheletri calcarei ormai vuoti, generando una struttura stratificata. Nel tempo i resti crescono fino a formare scogliere, catene di isole e atolli. La costruzione dello scheletro calcareo richiede tempi molto lunghi, ecco perché la crescita di questi organismi avviene piuttosto lentamente.

I coralli si riproducono in alcuni periodi dell'anno rilasciando in mare enormi quantità di gameti maschili e femminili – le cellule adibite alla riproduzione – che si uniscono a formare una larva. Quando questa si adagia su un substrato rigido come il fondale marino, molto lentamente comincia a crescere, dando origine ad un nuovo corallo. Parallelamente, può avvenire anche una riproduzione per gemmazione: il polipo "genitore" si divide in maniera asessuale generando un polipo "figlio", che andrà ad accrescere la colonia.
Non tutti i coralli hanno la stessa forma, né sono per forza duri o di habitat marini: la varietà di questi organismi è incredibilmente vasta e ricca di colori incredibili!

Dove vivono i coralli?

Sebbene alcuni coralli possano vivere in acque dolci, la maggior parte vive nei mari tropicali di tutto il globo. Quando si pensa a questi animali il primo luogo che viene in mente- nonché il più significativo – è la Grande Barriera Corallina. Questo sistema unico al mondo è formato da strati su strati di materiale calcareo che si estende per oltre 200.000 chilometri quadrati (NOAA) lungo la costa nord-orientale dell'Australia, nello stato del Queensland. La sua origine ha avuto inizio quando i primi organismi cominciarono a costruirla da singole concrezioni che si sono unite formando una struttura unica, tutt'ora composta da circa 3.000 singole barriere (NOAA). Pensate che è così grande che è possibile vederla e studiarla dallo spazio! Data la sua importanza a livello globale, è stata dichiarata Patrimonio dell'Unesco, sebbene non rientri nella sezione dei siti a rischio.

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Immagine satellitare (MISR) della Grande Barriera Corallina, che si estende lungo la costa australiana. (Credit: Nasa)

Perché sono importanti le barriere coralline?

Molti sono i benefici – intesi come servizi ecosistemici – che questo ambiente offre: habitat e rifugio per pesci e organismi marini, alimentazione e lavoro per gli esseri umani, protezione delle coste, biodiversità. L'ecosistema corallino ricopre una piccola parte del pavimento oceanico, ma è uno dei luoghi con la maggior biodiversità del pianeta: è la dimora del 25% delle specie marine esistenti. Non solo: questi ambienti, proprio come delle barriere, garantiscono la protezione delle coste da onde e tempeste, limitando la forza con cui l'acqua si infrange sulle rive.
Le concrezioni di coralli sono importanti anche perché forniscono dati e informazioni sul passato: lo scheletro carbonatico secreto dai polipi cresce nel tempo, formando strati sovrapposti che possono essere  studiati per ricostruire la storia dei nostri mari. Lo spessore e la grandezza delle concrezioni può infatti rivelarci alcuni indizi su come doveva essere il clima in tempi remoti, essendo alcune formazioni molto antiche.
Purtroppo, a causa di una serie di ragioni antropiche, questo habitat si sta deteriorando: aumento della CO2, inquinamento dell'acqua, sovrappesca e cambiamenti nella morfologia costiera rappresentano le maggiori minacce.

coralli biodiversità
La biodiversità che le barriere coralline possono ospitare è pari a un quarto di quella marina globale

Lo sbiancamento dei coralli

Entriamo nel vivo dell'argomento e parliamo di coral bleaching: è lo sbiancamento dei coralli, un fenomeno che ha luogo in maniera sempre più diffusa nei nostri mari e che, purtroppo, avviene  principalmente a causa nostra.
La progressiva perdita di attività e colorazione dei coralli è data dall'aumento della temperatura e dall'inquinamento dell'acqua, due grossi fattori in grado di causare uno stravolgimento dei processi biologici che alimentano la simbiosi. Quando i coralli si trovano a dover affrontare situazioni di stress ambientale, possono "sfrattare" le alghe simbionti (principalmente zooxantelle), dando origine al fenomeno del bleaching: le alghe abbandonano il corallo, limitando la nutrizione ai polipi e rendendoli più vulnerabili a nuove minacce. I coralli, a loro volta, tornano del loro colore originale bianco e spento, tipico dei minerali carbonatici che formano l'impalcatura protettiva esterna.
L'evento, perpetuato nel tempo, può portare alla morte dei coralli e degli organismi che colonizzano l'habitat, causando una grave perdita di biodiversità. Un recente studio descrive come, in un ipotetico mondo senza coralli, la ricchezza ittica in tutto il mondo sarebbe circa la metà del suo valore attuale (Strona et al., 2021). Fortunatamente, se lo stress non è severo, i coralli possono recuperare vitalità.

sbiancamento coralli
Sbiancamento dei coralli nelle isole Phi Phi, Thailandia

La biodiversità è un patrimonio globale, ecco perché un programma di conservazione internazionale ben attuato potrebbe consentire alle barriere coralline di riprendersi. Prima però bisogna unire gli sforzi e limitare l'aumento della temperatura dei mari e le emissioni di CO2 (acidificazione), che sembrano essere le principali cause di questo effetto. Attualmente molti sono i team di ricerca di tutto il mondo che stanno focalizzando i propri studi sull'argomento, modellando e prevedendo i possibili effetti che possano danneggiare ulteriormente questa risorsa ormai a rischio. Il Governo Australiano sostiene la ricerca con il proprio progetto di monitoraggio, il piano di sostenibilità a lungo termine (Reef 2050 Plan) e il Reef Restoration and Adaptation Program (RRAP) che puntano all'investimento, alla prevenzione, all'adattamento e al restauro di questi ambienti.

Bibliografia
Goreau, Thomas JF, and Raymond L. Hayes. "Global warming triggers coral reef bleaching tipping point." Ambio 50.6 (2021): 1137-1140.
Xu, Jingping, et al. "Detection of Coral Reef Bleaching Based on Sentinel-2 Multi-Temporal Imagery: Simulation and Case Study." Frontiers in Marine Science 8 (2021): 268.
Large-scale interventions may delay decline of the Great Barrier Reef
Strona, Giovanni, et al. "Global tropical reef fish richness could decline by around half if corals are lost." Proceedings of the Royal Society B 288.1953 (2021): 20210274.
WoRMS – World Register of Marine Species

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Nicole Pillepich
Divulgatrice
Credo non esista una parola giusta per definirmi: sono naturalista, ecologa, sognatrice e un po’ artista. Disegno da quando ho memoria e ammiro il mondo con occhio scientifico e una punta di meraviglia. Mi emoziono nel capire come funziona ciò che mi circonda e faccio di tutto per continuare a imparare. Disegno, scrivo e parlo di ciò che amo: natura, animali, botanica e curiosità.
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