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Il microbiota intestinale è l'insieme dei microrganismi (batteri, funghi, virus) a noi simbionti che convivono con noi abitando nel nostro intestino. Questa massiccia presenza (parliamo anche di 1,5 kg!) non è dannosa per noi, anzi: si tratta di un esempio di mutualismo, in cui entrambe le parti traggono vantaggi dalla reciproca interdipendenza. Questi microrganismi infatti svolgono funzioni essenziali per la nostra salute, dalla digestione fino al nostro umore. Questo complesso equilibrio inizia a formarsi alla nascita e si sviluppa attraverso le interazioni con l’ambiente come la dieta, ricordandoci che, ecologicamente, non siamo individui isolati ma parte di un sistema contemporaneamente microscopico e immenso.
Il microbiota intestinale è l'insieme dei microrganismi presenti nel nostro intestino
Cominciamo con un po’ di chiarezza: microbiota e microbioma non sono sinonimi. Quando si usa il termine microbiota ci si riferisce all’insieme di microrganismi viventi, invece quando si parla di microbioma ci si riferisce all’insieme del materiale genetico contenuto in questi organismi. Il microbiota intestinale è costituito non solo da un batteriota, ovvero l’insieme dei veri e propri batteri che risiedono nel nostro intestino, ma anche da un virota e da un micota, rispettivamente costituiti da virus e funghi residenti nell’intestino. Il termine flora batterica invece, seppur non del tutto errato, si rifà a una classificazione dei batteri datata, che li annoverava ancora tra i vegetali e in generale sarebbe meglio usare il termine microbiota.
Nell’età adulta e per gran parte della vita, arriva a pesare anche un chilo e mezzo del nostro peso corporeo e si compone di due parti: una stabile, che rappresenta circa il 40% delle specie e svolge ruoli fondamentali e difficilmente sostituibili, e una variabile, che costituisce il restante 60%, svolge funzioni secondarie ed è più influenzabile da dieta e abitudini. Il delicato equilibrio che bilancia funzioni e abbondanza delle specie microbiche verrà nuovamente modificato verso la tarda età, portando infatti a maggiori rischi di patologie intestinali.
Come nasce il microbiota e come arriva nel nostro intestino
Assodata l’importanza della terminologia, entriamo nel vivo della materia affrontando un fondamentale interrogativo: come ci arrivano nel nostro tratto digerente questi batteri? Inizialmente si era convinti che nella fase neonatale l’essere umano fosse essenzialmente sterile e che, dunque, la contaminazione necessaria per ottenere un microbiota intestinale avvenisse al momento della nascita e nei primi momenti successivi, come l’allattamento. Oggi la sterilità neonatale è data meno per scontata, grazie a nuovi studi che suggerirebbero la presenza di batteri materni nei feti: al momento non esiste un largo consenso scientifico riguardo la sterilità pre-natale.

Rimane invece accertato che il passaggio dal canale vaginale materno e l’allattamento siano momenti cruciali per la formazione del microbiota del nascituro. Addirittura i nati da parto cesareo, e dunque non esposti alla contaminazione materna per via vaginale, sembrerebbero esposti a un rischio maggiore di contrarre patologie intestinali e allergie. Subito dopo la nascita il nostro microbiota intestinale è ancora in una fase di grande mutamento, di maturazione, ed è quindi particolarmente influenzabile da dieta ed esposizione ambientale.
Le sue funzioni e l’impatto sulla salute
Grazie al sequenziamento genetico, lo studio del microbioma ci permette di identificare le specie presenti nel microbiota e di analizzare aspetti fondamentali, come la diversità delle specie, la loro abbondanza relativa e il rapporto tra specie benefiche e potenzialmente dannose. Tuttavia, è importante comprendere che il microbiota non agisce in modo indipendente dal nostro organismo: le sue proprietà derivano dall'interazione tra i prodotti batterici e il metabolismo umano. Di conseguenza, non è possibile determinare se una specie sia benefica o meno senza considerare fattori come la sua abbondanza, la sua localizzazione e lo stato di salute dell'ospite.
L'analisi della popolazione microbica del nostro intestino ha rivelato che i batteri intestinali più comuni in tutta la popolazione mondiale e più importanti appartengono ai generi dei Bacteroides, Prevotella e Ruminococcus. La diversità di specie del nostro microbiota intestinale svolge una serie di funzioni, di cui alcune sono essenziali per la nostra sopravvivenza.

Tra le più importanti troviamo la produzione di vitamine come la K e la B12, la sintesi di aminoacidi e acidi grassi a catena corta, e il controllo della proliferazione cellulare. Alcuni batteri, inoltre, sembrano mantenere allenato il sistema immunitario per identificare cellule anomale o estranee ed eliminarle. Il microbiota poi svolge funzioni protettive, grazie alla capacità di contrastare infezioni da microrganismi dannosi per sé e per noi che lo ospitiamo.
Gli effetti del microbiota intestinale si estendono però oltre l'intestino, influenzando organi e sistemi come il fegato, il sistema nervoso, il sistema cardiovascolare e l'apparato endocrino-metabolico. Il microbiota può influenzare il fegato tramite sostanze assorbite dall’intestino, che in caso di squilibri possono provocare steatosi o infiammazioni. Recentemente stiamo indagando il rapporto tra microbiota intestinale e il sistema nervoso centrale. Stiamo scoprendo che il microbiota è in grado di influenzare il tono dell’umore e alcuni comportamenti: non a caso, si sente spesso parlare dell'intestino come "secondo cervello".

Infine, il microbiota può contribuire al controllo di fattori di rischio cardiovascolari come iperlipidemia, diabete di tipo 2 e aterosclerosi, inoltre è in grado di alterare l'esito di terapie per patologie come depressione e cancro, confermandosi quindi un elemento di primario interesse in medicina, anche in campi apparentemente distanti della salute umana.